Da più parti spira il vento del campanilismo più sfrenato.
Tutti ad elogiare la propria terra d'origine, disprezzando e facendo di tutti gli altri un fascio ... da scartare. Possibilmente con disgusto.
Il nord leghista inveisce contro il sud statalista, il sud meridionalista minaccia guerra al nord approfittatore.
Tra poco mi aspetto che gli abitanti delle coste a est si incazzino per le facilitazioni ottenute dai porti esistenti nella fascia costiera a ovest ... o viceversa.
Poi arriveranno quelli di sud-est a rimproverare agli abitanti del sud-ovest di essere al centro dei pensieri dei politici per l'accanimento nel voler costruire il ponte sullo Stretto e quelli del nord-est risentiti con quelli del nord-ovest perchè possono usufruire a sbaffo del tunnel del Monte Bianco.
L'Emilia-Romagna diventerà teatro di una feroce guerra; gli emiliani infatti sono una cosa, i romagnoli ben altra.
Anche quelli del palazzo vicino potranno essere accusati di impedire che il sole baci casa nostra durante l'arco di tutta la giornata e additati come "parassiti".
La follia è cominciata, ha già ben preso piede, e senza neppure esserne pienamente consapevoli abbiamo cominciato a giustificare le sottolineature sulle diversità degli abitanti di una città rispetto l'altra. Diversità che, invece che diventare occasione di crescita culturale collettiva, diventano motivo di separazione.
In Sicilia è passata la proposta di insegnare il dialetto locale nelle scuole "Dialetto siciliano nelle scuole approvata la legge all'Ars" e c'è già gente al nord che, invidiosa, vuole seguire le medesime orme "Padova: corsi di dialetto a scuola, Cittadella pronta"
Per giunta non mi è ancora chiaro a che materie "ruberà" ore d'insegnamento l'introduzione del dialetto. Antologia? Letteratura? Storia?
Che bello!
Una Babele perfetta fatta di gente sempre un po più ignorante, con orizzonti sempre un po più limitati. Un Paese (se ancora si potrà definire tale) in cui chi ci guadagnerà sarà solo chi vuole che il popolo non si unisca, che perda di identità nazionale, così che sia più facile controllarlo, indirizzarlo ... usarlo.
Facciamo una prova di "salto nel futuro". Cominciamo tutti a parlare utilizzando il nostro dialetto, indifferenti del fatto che il nostro interlocutore venga da una zona diversa dalla nostra. Vediamo la nostra "sacra" comunicazione che fine farà. Vediamo se non ci stuferemo di interloquire con persone che per metà del tempo non capiamo o fraintendiamo ... e se di riflesso non cominceremo a scambiare opinioni solo con i nostri concittadini. O meglio conrionali.
Che pena!
Che fine!
El gh'ha el dun de Dio de capì nagott! Finirem tuc cont el cü per tèrra
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