30/05/10

Licio Gelli e la mafia dei colletti bianchi ringraziano


di Michele

Il ddl sulle intercettazioni è liberticida e incostituzionale.
Una volta approvato, ostacolerà i magistrati nel loro lavoro di combattere il crimine, soprattutto quello radicato nelle istituzioni. Si impedirà ai giornalisti di svolgere in modo corretto il loro mestiere nel raccontare atti di indagini e, ancor più grave, si impedirà ai cittadini di sapere quanto di male stanno facendo a danno della collettività e a favore degli sporchi interessi di pochi.

In realtà, dietro questo ddl si nasconde il disegno eversivo, lo stesso del Piano di Rinascita Democratica di Gelli, di imbavagliare in un sol colpo la magistratura e la stampa.

Una legge di questo tipo, se fosse stata già in vigore, sarebbe servita soprattutto agli amici della cricca del sistema Protezione Civile, ai prenditori di soldi pubblici, ai politici in odore di mafia.
Infatti, nulla sapremmo:
sul mandato di arresto a Cosentino per associazione camorristica;
sul sistema di appalti e sesso alla Tarantini;
sulle feste di Berlusconi con le escort a palazzo Grazioli e Villa Certosa;
su casa Scajola, che sarebbe ancora ministro;
sugli imprenditori che ridevano la notte del terremoto a L’Aquila;
sulle indagini relative all’eolico in Sardegna che riguardano Verdini;
sulle pressioni di Berlusconi all’Agcom per chiudere Annozero;
sulle indagini per la morte di Stefano Cucchi;
sui rapporti con la ‘ndrangheta dell’ex senatore Di Girolamo;
sull’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro accusato di fare la talpa;
sulle raccomandazioni di Berlusconi a Saccà.
Inoltre, con estremo ritardo avremmo saputo di Calciopoli, degli scandali finanziari sulle scalate bancarie, dei casi Cirio e Parmalat.

Ecco cosa cambierà se venisse approvato il testo del ddl passato in commissione al Senato:
i giornalisti non potranno più pubblicare notizie e atti di inchieste, neanche parlarne, riassumerli e sintetizzarli fino all’udienza preliminare (salvo modifiche di scarsa efficacia richieste dai finiani), pena per i giornalisti: ammende fino a 20 mila euro e arresto fino a due mesi, per gli editori: fino a 300 mila euro di multa;
le intercettazioni telefoniche non potranno durare per più di 75 giorni;
non si potranno più registrare conversazioni senza che ci sia il consenso di tutte le parti interessate (norma anti D’Addario);
non si potranno piazzare cimici nei luoghi dove si pensa che verrà commesso un reato, ma bisognerà avere già la certezza che in quel posto si sta commettendo un reato;
per autorizzare un’intercettazione non basterà più il pronunciamento del gip, ma occorrerà il parere di tre giudici riuniti;
ai gravi indizi di reato (il testo iniziale prevedeva gli “evidenti indizi di colpevolezza”) già previsti dall’ordinamento vigente si aggiungeranno “specifici atti d’indagine”, cioè altri elementi concreti che provino le responsabilità di chi finisce sotto controllo;
non si potranno più fare riprese televisive di un processo senza che ci sia il consenso di tutte le parti interessate;
i magistrati dovranno astenersi dal fare qualsiasi commento relativo alle indagini di cui si stanno occupando;
previsto per ciascuna procura un tetto di spesa annuale per fare le intercettazioni;
per intercettare un parlamentare, dovrà essere chiesta l’autorizzazione alle Camere anche se il politico parla sull’utenza di terzi;
per poter intercettare un sacerdote si dovrà avvertire l’autorità ecclesiale.

27/05/10

DDL INTERCETTAZIONI: così un pedofilo sfuggirà alla giustizia



In questo articolo a firma di GIUSEPPE CASCINI, pubblico ministero e segretario nazionale dell'associazione nazionale magistrati, si è tentato di applicare ad un caso realmente accaduto la nuova disciplina delle intercettazioni per poter valutare cosa realmente potrebbe succedere se il DDL intercettazioni venisse approvato.

In una cittadina del Nord Italia scompare un bambino di otto anni. Stava tornando da scuola, ma non è mai arrivato a casa. La polizia avvia le indagini. Alcuni testimoni riferiscono di aver visto nei giorni precedenti una persona sospetta nei pressi della scuola. Ne forniscono una descrizione. Corrisponde a quella di un soggetto già condannato in passato per detenzione di materiale pedo-pornografico. La polizia avvia le indagini e scopre che l'uomo non è a casa e non si è presentato al lavoro. La polizia comunica al magistrato le informazioni acquisite e propone di effettuare indagini tecniche:
a) Acquisizione dei tabulati del telefono intestato al sospetto;
b) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico transitato sulla cella nei pressi della scuola nella settimana precedente al rapimento. L' ACQUISIZIONE serve sia per confermare la presenza del sospetto davanti alla scuola sia per individuare altri telefoni nella sua disponibilità;
c) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico della anziana madre del sospetto per individuare altri telefoni nella sua disponibilità;
d) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico sull'utenza della famiglia del bambino e intercettazione delle utenze;
e) Intercettazione del telefono del sospetto;
f) Intercettazione del telefono della madre del sospetto;

Il pubblico ministero ricevuta la comunicazione iscrive il nome del sospetto nel registro degli indagati per il delitto di cui all' art. 605 del codice penale (sequestro di persona: pena massima otto anni) e comincia a studiare le richieste della polizia alla luce delle nuova legge sulle intercettazioni:
a) I tabulati del telefono del sospetto non si possono fare. La legge richiede gravi indizi di colpevolezza che in questo caso mancano. Ci sono indizi, ma non sono gravi.
b) I tabulati del traffico della cella (che potrebbero confermare la presenza del soggetto sul luogo e quindi rendere grave il quadro indiziario) non si possono fare perché la legge consente l' acquisizione dei tabulati solo nei procedimenti contro ignoti e al solo fine di identificare le persone presenti sul luogo del reato o nelle immediate vicinanze di esso. In questo caso perché il procedimento è a carico di una persona identificata; comunque non si potrebbero estrarre i tabulati dei giorni precedenti al rapimento.
c) L' acquisizione dei tabulati della madre è comunque vietata perché sottoposta allo stesso regime delle intercettazioni: si possono fare solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza, requisito che per la madre del sospetto certamente manca.
d) L' acquisizione dei tabulati delle utenze della persona offesa è possibile con il loro consenso, ma solo nei procedimenti contro ignoti, non in quelli, come in questo caso, a carico di persone identificate. Per la stessa ragione non possono essere intercettate le utenze.
e) Il telefono del sospetto non è intercettabile perché mancano i gravi indizi di colpevolezza.
f) Il telefono della madre non è comunque intercettabile.

Il pubblico ministero comunica al commissario di polizia il risultato del suo studio. «Dunque non possiamo fare nulla?», chiede il commissario. «Dobbiamo tornare ai vecchi metodi di indagine». «Bene», risponde il commissario, «allora convochiamo qui la madre e le chiediamo dove si trova il figlio e se non ci risponde la arrestiamo per favoreggiamento, così vediamo se lui viene fuori». «Niente da fare, commissario», spiega paziente il pubblico ministero, «i prossimi congiunti dell'indagato non sono obbligati a testimoniare e non rispondono di favoreggiamento».

Una settimana dopo le indagini hanno una svolta. Un testimone ha visto il bambino salire su una macchina, ricorda il modello e i primi numeri di targa. La polizia verifica che il modello e i numeri di targa corrispondono all'auto del sospetto. Gli indizi di colpevolezza ora sono gravi. Il commissario torna dal pubblico ministero a chiedere tabulati e intercettazioni. Il pubblico ministero emette subito i decreti di urgenza. Poi fa fare copia integrale degli atti di indagine e dispone che un' auto parta immediatamente per portare il tutto nella sede del capoluogo del distretto, a circa 150 km di distanza, perché il provvedimento deve essere convalidato dal tribunale in composizione collegiale entro 48 ore e al tribunale va trasmesso l' intero fascicolo. L'autista del commissario, un agente di polizia, si offre di portare lui il fascicolo che, per mancanza di fondi e di personale, non arriverebbe mai a destinazione in tempo. I tabulati del telefono confermano la gravità del quadro indiziario. Il sospetto ha passato molte mattine davanti alla scuola. Le intercettazioni non producono però risultati. Probabilmente il sospetto ha cambiato telefono. Il commissario propone di intercettare tutte le persone con le quali il sospetto ha parlato durante gli appostamenti per arrivare al nuovo numero. Il pubblico ministero spiega che la nuova legge non consente l'intercettazione di persone diverse dall'indagato.
Dopo una settimana una nuova svolta. Una impiegata di un negozio di telefonia ha riconosciuto il sospetto dalla foto pubblicata sui giornali e ricorda di avergli venduto un telefono pochi giorni prima del rapimento. Controllando gli archivi del negozio la polizia individua la nuova utenza. Il pubblico ministero emette subito un decreto di urgenza poi guarda l' autista del commissario che senza dire una parola prende il voluminoso fascicolo e parte alla volta del capoluogo del distretto. L' utenza è quella giusta. Il sospetto parla con la madre e le racconta del rapimento. La madre cerca invano di convincerlo a liberare il bambino. Purtroppo però la zona da cui chiama è piuttosto vasta ed è impossibile individuare il luogo dove si nasconde. Il sospetto riceve poi telefonate da diverse cabine telefoniche da un uomo che vuole "comprare" il bambino. La polizia propone di estrarre il tabulato delle cabine. Se poi l' uomo ha usato una scheda prepagata si potrebbe estrarre il traffico di quella scheda come si è fatto nell'indagine per l' omicidio del professore Massimo D'Antona. Le altre chiamate potrebbero consentire di identificare l'uomo. Niente da fare: l' uomo non è identificato e a suo carico non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Passano i giorni; siamo a due mesi dall'inizio delle intercettazioni. Il pubblico ministero non ha ancora trovato il coraggio di dire al commissario che a mezzanotte dovranno staccare i telefoni. Lo vede arrivare trafelato e raggiante: «Dottore, ci siamo!» urla. Gli mostra la trascrizione di una telefonata intercettata quella mattina tra l' uomo sconosciuto e il rapitore. Mentre legge la trascrizione il volto del pubblico ministero diventa sempre più bianco: il rapitore ha accettato di consegnare all'uomo il bambino, ma la telefonata si conclude così: «Chiamami domani e ti dirò dove venire».

Articolo tratto dalla rassegna stampa del CSM






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L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI DA BATTAGLIA ALLA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO


Proclamato lo stato di agitazione dei magistrati. Di seguito il comunicato ufficiale:

La manovra economica del Governo contiene misure inaccettabili per i magistrati e per il funzionamento del sistema giudiziario.
Le retribuzioni dei magistrati vengono colpite tre volte, con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco dell’adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi.
Si tratta di interventi incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati.
Va ricordato che la nostra progressione economica non è un automatismo, ma è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità, e che l’adeguamento triennale rappresenta solo una modalità di allineamento, per giunta ex post, della retribuzione dei magistrati alla media degli aumenti già conseguiti dal personale pubblico contrattualizzato, peraltro con l’esclusione dal calcolo di significative voci retributive dei dirigenti pubblici (che sono quelle, sia detto per inciso, che hanno maggiormente determinato l’aumento della spesa del settore negli ultimi anni).
Sul punto la Corte Costituzionale ha ribadito che tale meccanismo rappresenta l’attuazione del precetto costituzionale dell'indipendenza dei magistrati (sent. n. 42 del 1993), che va salvaguardato anche sotto il profilo economico (sent. n. 1 del 1978), evitando, tra l'altro, che siano costretti a periodiche rivendicazioni nei confronti di altri poteri (sentenza n. 238 del 1990).
Un intervento di questa natura incide, quindi, profondamente sullo status giuridico dei magistrati e sulla loro collocazione istituzionale di autonomia e indipendenza.
E’ del tutto evidente, infine, l’incostituzionalità della disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del trattamento economico, per la palese violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale che deriva dalla introduzione di una imposta fissa a carico esclusivamente dei dipendenti pubblici.
Queste misure, peraltro, si inseriscono in un clima di costante aggressione da parte di esponenti politici e istituzionali nei confronti della magistratura, accompagnata da una campagna mediatica di delegittimazione dei magistrati, dipinti come fannulloni strapagati e politicizzati, e da interventi legislativi dichiaratamente finalizzati ad impedire lo svolgimento delle indagini e dei processi.
In una situazione di drammatica crisi di funzionamento della giustizia, la manovra colpisce pesantemente il sistema giudiziario.
Il personale amministrativo, da anni in attesa di una necessaria riqualificazione, viene ancora mortificato e svilito, con il blocco dei contratti, la proroga del divieto di nuove assunzioni, e una ulteriore riduzione del 10% degli stanziamenti per il funzionamento degli uffici.
I magistrati hanno il dovere di denunciare i rischi per la indipendenza della magistratura e per la funzionalità del servizio giudiziario derivanti da una manovra iniqua, sperequata e incostituzionale.
La Giunta esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati proclama pertanto lo stato di agitazione e si riserva di proporre al CDC convocato per il 29 maggio 2010 immediate iniziative di protesta.

Roma, 26 maggio 2010
La Giunta Esecutiva Centrale 






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26/05/10

IL CROLLO DEL PIL ITALIANO

Senza ulteriori commenti

grazie alla collaborazione di Salvino Sagone ed Elisabetta Ci (U.T.O.)





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22/05/10

UNA TRISTE REALTA' DIVENTATA FUMETTO















A volte è difficile parlare di certi argomenti.
A volte è difficile riuscire a trovare le parole giuste e semplici
per arrivare dritto al cuore delle persone.
Ed è proprio per questo che alcuni ragazzi hanno voluto raccontare
una triste storia realmente accaduta con un fumetto.

Il fumetto in questione s'intitola 'LA PARTICELLA PAZZA' e racconta
di una nanoparticella prodotta da un inceneritore che 'attacca' un
neonato e...

...guardatevi il fumetto ;-)
http://gigginoetotore.altervista.org/PARTICELLAPAZZA/index.html
IL FUMETTO E SCARICABILE DAL SITO X POTERLO STAMPARE E DIFFONDERE NELLA PORPRIA CITTA'

SOPRAVVIVERE A SCAMPIA


(R)Esistenza è un’associazione che opera tra Scampia e Secondigliano e si pone come obiettivo quello di divulgare una cultura di legalità lì dove la camorra affonda le sue radici più salde. Tra i suoi progetti si possono trovare laboratori di cucina con i rom di Scampia, percorsi di legalità ma anche corsi di recupero e sostegno scolastico per scuole elementari e medie e uno splendido progetto chiamato “voglie cagnà”, una proposta di tutoraggio per 7 minori a rischio che abitano nel quartiere delle Vele.
In questa terra che sembra dimenticata da Dio un progetto come questo potrebbe apparire come un’utopia ma la straordinaria storia dei ragazzi che vi operano sta a indicare che la speranza e la perseveranza, condite da una buona dose di coraggio e forse anche di follia, possono davvero regalare frutti strabilianti, impensabili per chiunque non ha la fortuna di incontrare queste eccezionali e normali persone.
Ciro Corona è uno dei fautori di questo progetto, un giovane uomo semplice e straordinario, mai sotto i riflettori, sempre in prima fila nella battaglia. Ho deciso di raccontare la sua storia perché si sappia che proprio questa amara terra è in grado di partorire i fiori più rari, fiori che con il loro “fresco profumo di libertà” permettono alla speranza di sopravvivere.





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21/05/10

C'è bisogno di sinistra?

di Michele

C’è bisogno di sinistra?
Per rispondere a questa domanda bisogna capire cosa rappresenta la sinistra, se alla sinistra si può ancora dare un’identità precisa, un’impronta ideale, in base ai valori cui si richiamano militanti e simpatizzanti che si schierano tradizionalmente a sinistra. E soprattutto occorre analizzare i motivi per i quali è venuto meno il radicamento nella società e se è il caso di ripartire da zero per un’alternativa che si dica di sinistra ma che superi le dispute ideologiche e affronti la realtà attuale, con risposte concrete ai bisogni della società, con ragionevole tempestività al mutare delle condizioni socio-culturali, economiche del paese.
Sarebbe innanzitutto opportuno mettere al centro dell’attenzione la partecipazione attiva alla vita sociale e politica come forma di cittadinanza rappresentativa della democrazia dal basso. Il punto cruciale è che si è smarrito il senso di democrazia diretta, essendo stato sostituito dalla rappresentanza partitica di poche elite. Va invece stabilito che la politica non è un frutto dei partiti, ma è qualcosa di nobile che appartiene a tutti i cittadini che partecipano attivamente, o cercano di farlo, alla vita politica e sociale.
Quindi, il punto di partenza è riappropriarsi del senso di partecipazione attiva dal basso, inteso come prendere coscienza che un comune cittadino può essere parte di un percorso che può condurre ad una svolta epocale. Bisogna partire da una mobilitazione delle coscienze al fine di avviare un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale, abbandonare individualismi, smanie di protagonismo, egoismo e menefreghismo, per costruire dal basso una rete di partecipazione democratica e rivendicare di essere parte attiva in un percorso politico nuovo e non vincolato alle scelte dei partiti sempre più personificati da leader al comando da troppo tempo.
Poi occorre costruire un’alternativa, ma contemporaneamente fermare una deriva autoritaria, eversiva che chiude sempre di più gli spazi di democrazia.
Un’alternativa che rappresenti i valori sanciti come principi fondamentali della costituzione, quali: uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, laicità dello stato, libertà di manifestazione del pensiero, solidarietà umana, integrazione sociale e razziale; un’alternativa a partire dai bisogni dei più deboli, a difesa degli interessi collettivi e non di poche elite; insomma un’alternativa che mi piacerebbe definire di sinistra.
Riassumendo: occorre partire dalla mobilitazione delle coscienze; rendersi parte attiva per una partecipazione democratica diretta alla vita politica e sociale; costruire un’alternativa a partire dalla difesa della costituzione.

Nota:
quest'articolo è rivolto a tutti quelli che desiderano un cambiamento nel segno di un rinnovamento culturale della classe dirigente. In particolare, tale dibattito è aperto tra i cittadini e politicanti che si dicono di sinistra e pensano che vada costruita una valida alternativa a sinistra; pertanto si vuole stimolare la riflessione di quest'ultimi su cosa sia e rappresenti attualmente la sinistra.

IO STO COL POPOLO GRECO



di Umberto Baldocchi
C’era un tempo in cui sindacati, partiti di sinistra, o più semplicemente democratici, non mancavano mai di esprimere una solidarietà, sia pure solo verbale, con le lotte dei popoli di Paesi lontani, fossero gli operai polacchi di Solidarnosc o i sindacati del Cile in lotta contro la dittatura. Sembra un millennio fa. Oggi, se la Grecia brucia, l’auspicio condiviso è che qualcuno spenga l’incendio prima che bruci anche casa nostra. La campana suona sempre per gli altri, non suona mai anche per noi. Insieme alla solidarietà è sparita però anche ogni ricerca della verità e del senso degli eventi. Cosa altro vogliono i Greci, si dice, dopo il maxiprestito avuto? Ma questo è il punto. Forse i Greci vogliono semplicemente la cosa che dovremmo volere anche noi. Vogliono mostrare la loro dignità. La grande attrice Irene Papas ha spiegato sinteticamente il senso di questo: Credevamo che qualcuno avesse rubato qualcosa. In realtà si erano presi tutto. I Greci ricordano ai politici del mondo ( le Borse, o gli “speculatori”come si ama dire oggi, in modo sovietico, invece lo sanno da soli) che non basta imporre i sacrifici ai popoli, bisogna anche imporre ai governi le leggi che vincolino il loro operato per rendere difficili se non impossibili i futuri abusi del pubblico denaro. Ricordano ai signori di Bruxelles e ai governi nazionali che non ci può essere potere senza responsabilità o responsabilità senza potere. Ricordano che l’ Europa “a geometria variabile”- in cui ognuno usa ciò che più gli fa comodo delle regole comuni- non ha nulla a che vedere con gli Stati Uniti d’Europa di Schuman, Monnet e Spinelli. E’ solo una versione aggiornata del Sacro Romano Impero germanico nella sua fase declinante. Quello che nel quindicesimo secolo in Italia serviva soltanto a legittimare- dietro pagamento- il potere dei vari tirannelli regionali. Ma non a garantire la pace. La sovranità dell’ UE non è oggi ancora la sovranità di un Parlamento rappresentativo- che svolge una secondaria funzione di controllo e di codecisione- ma è la sovranità a più teste di organismi come i Consigli europei e i Consigli dei Ministri- che non sono mai chiamati a rispondere di fronte all’ elettorato europeo. In questo modo la sovranità governante dei singoli Stati, grandi o piccoli, dopo aver dissestato le proprie finanze, può imporre ai propri cittadini il peso dei sacrifici per rientrare dal debito, avvalendosi della legittimazione “europea”, mentre nessuna sovranità comune europea può imporre ai governi ,oltre ai sacrifici, anche le strategie innovative che sono necessarie per promuovere l’economia dinamica e la società della conoscenza che lo stesso Consiglio Europeo ( Lisbona 2000) aveva stabilito. I Greci, senza volerlo, senza rendersene conto, stanno combattendo questa anti- Europa dei finti europeisti. Sono i soli che oggi possono salvare il futuro possibile dell’ Europa politica, che non è la salvezza dell’euro,ma il superamento del deficit democratico. Per questo mi sento dalla parte del popolo greco. Come cittadino italiano ma soprattutto come cittadino europeo.






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20/05/10

Il governo Berlusconi saccheggia fondi FAS destinati al sud


di Michele

Oltre al taglio indiscriminato dei fondi alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche, il governo continua a saccheggiare i fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) vincolati a interventi per lo sviluppo e l´occupazione al Sud.
Il taglio avviene senza suscitare neppure grosse polemiche (controllo dei media televisivi permettendo) per una decisione a dir poco irresponsabile che toglie al sud, in gravi difficoltà sociali ed economiche, ridistribuendo verso le regioni del nord fondi che erano destinati alle regioni del sud.
Ben 31 miliardi di euro sono i fondi che il governo ha sottratto al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli da uno dei più importanti capitoli di spesa pubblica, il Fondo aree sottoutilizzate (Fas): 53,7 miliardi, da spendere entro il 2013, insieme al Fondo sociale europeo, ovvero i finanziamenti per recuperare il divario tra le aree ricche e quelle povere della Ue.
Il Fondo aree sottoutilizzate previsto nella legge Finanziaria del 2007, stanziato dal governo Prodi, ammontava a 63 miliardi di euro, di cui 53,7 destinati al Mezzogiorno. Inoltre, sempre nel 2007, il governo Prodi varò il Quadro strategico nazionale, un corposo documento che fa il punto su tutte le risorse attivabili nelle politiche di sviluppo regionali, dal 2007 al 2013, e indica gli obiettivi prioritari da raggiungere. Si trattava, complessivamente, di 122 miliardi di euro, di cui poco più di 100 miliardi sono riservati al Mezzogiorno. La novità del piano era quella di unire, in un unico progetto, risorse di diversa origine: 25,6 miliardi provenienti dai fondi strutturali europei (Fse) destinati alle aree depresse del Paese, 27,7 miliardi di “cofinanziamento” nazionale al Fse, e 63 miliardi sotto il capitolo Fondo aree sottoutilizzate.
I fondi, affermava il documento del governo, andranno spesi sulla base di 10 priorità, tra cui l’istruzione, l’innovazione, l’ambiente, le reti, l’attrattività dei sistemi urbani, l’apertura al commercio internazionale, la qualità della vita.
Insomma, c'erano tutte le condizioni per spendere in maniera proficua i fondi, con l’obiettivo di ridurre il divario fra Nord e il Sud del Paese. Ma nel 2008 arriva l’esecutivo Berlusconi, il ministro Tremonti e la Lega di governo. E tutto si ferma.
I dati provengono da una fonte insospettabile: il Cnel, consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, un’istituzione di origine costituzionale, composta da 120 consiglieri: economisti, rappresentanti delle imprese, del lavoro, delle associazioni.
Il Cnel, lo scorso 12 novembre ha chiuso un “paper riservato”, curato da Massimo Sabatini e Piervittorio Zeno, che fa il quadro della politica di «programmazione 2007-2013 dei Fondi europei e dei Fondi Fas». Il risultato è un impietoso elenco di occasioni perdute e di tagli indiscriminati.
Si inizia col decreto 112, la manovra triennale del governo, approvata nell’estate del 2008. Il provvedimento riduce la spesa dei ministeri di circa 27 miliardi. Di questi, circa un quarto proviene dalla missione Sviluppo e riequilibrio territoriale del ministero dello Sviluppo economico: 1,8 miliardi di tagli nel 2009, 2,2 miliardi nel 2010 e 3,9 miliardi del 2011. Soldi spesi per ripianare il debito pubblico. Nello stesso decreto vengono anche revocati i fondi precedenti al 2006, non ancora impegnati (circa 3 miliardi). Le risorse “liberate” vengono spese in altri capitoli: 450 milioni sono impegnati per l’emergenza rifiuti di Napoli, 934 milioni per la riqualificazione energetica degli immobili, 1,1 miliardi spariscono per il taglio dell’Ici, per ripianare i buchi di bilancio di Roma e Catania partono 640 milioni. Ancora, 281 milioni vengono spesi per rateizzare le imposte ai cittadini colpiti dal terremoto di Umbria e Abruzzo del 1997, 150 milioni vanno per «veicoli per il soccorso civile», 1,3 miliardi sono impiegati per finanziare il Servizio sanitario nazionale. La somma dei fondi revocati precedenti al 2006 è di 5,3 miliardi.
In totale, i tagli alla dotazione iniziale dei fondi Fas, ammontano, secondo il Cnel, a 13,2 miliardi.
Ma non è finita. Il governo continua a utilizzare le risorse Fas come si trattasse di un conto corrente. Per legge ordinaria, al di fuori della manovra di bilancio, i fondi vengono tagliati di altri 5,2 miliardi: 900 milioni vanno all’Adeguamento dei prezzi degli appalti pubblici, 390 per la privatizzazione di Tirrenia, Fs recupera 960 milioni per i suoi investimenti, mentre Trenitalia conquista un contratto di servizio con 1,4 miliardi. L’elenco è lungo, i1 miliardo va al Fondo di garanzia per i crediti delle Pmi, 100 milioni ad Alitalia, altrettanto alla previdenza agricola, 400 milioni ai Grandi eventi di Berlusconi (il G8 della Maddalena, mai realizzato, costa da solo oltre 300 milioni). Facendo i conti, 13 miliardi sottratti ai fondi Fas con la manovra triennale, altri 5 per legge, il totale fa 18 miliardi di euro. Dei 63 miliardi iniziali, dunque, ne restano 45, di cui 27 sono assegnati alle Regioni.
Il governo ha ancora in mano circa 18 miliardi che vengono divisi in tre fondi:
il fondo sociale per l’occupazione e la formazione del ministero del Lavoro, salute e politiche sociali; il fondo infrastrutture del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti; il fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il primo, assegnato al ministero del Lavoro, vale 4 miliardi, tutti destinati agli ammortizzatori in deroga. Le risorse utili a rilanciare l’economia del Sud, dunque, finiscono per finanziare il welfare messo in tensione dalla crisi. Non solo, dei 4 miliardi, 3 vanno alle regioni del nord, dove è maggiore la quantità di ore di cassa integrazione in seguito alla recessione. Solo 1 miliardo viene impegnato per il Sud.
Anche dal secondo fondo si raccoglie di tutto, fuorché interventi per colmare il gap infrastrutturale del Sud: 16,5 milioni vanno all’aeroporto Dal Molin, dove gli americani intendono costruire una nuova base militare, 200 milioni all’edilizia carceraria, che certo nulla ha a che vedere con lo sviluppo; 448,5 milioni sfumano poi col terremoto de L’Aquila: serviranno alla ricostruzione dell’università, all’esenzione dei pedaggi autostradali, a interventi per ferrovie e strade nelle zone colpite dal sisma. Dal fondo infrastrutture, dunque, sfumano altri 600 milioni circa.
Dal fondo strategico per l’economia reale molto viene speso per misure che nulla hanno a che vedere con la crescita delle zone depresse. Altri 400 milioni vanno al termovalorizzatore di Acerra, 70 vengono spesi per aumentare il turn over nelle università dal 20 al 50 per cento. E 4 miliardi sono «temporaneamente» assegnati all’Abruzzo.
Secondo il monitoraggio effettuato dall’onorevole Tino Iannuzzi, si sono aggiunti nuovi tagli per altri 460 milioni di euro: 330 milioni per il trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza di Trenitalia; altri 103 milioni per l’incremento del Fondo “Conti dormienti”; 15 milioni in favore di alcune Fiere; 12 milioni per il trasporto lacuale nei laghi Maggiore, Garda e Como.
Ulteriori tagli per il finanziamento degli interventi di Edilizia Carceraria (700 milioni), di Risanamento Ambientale (1.000 milioni), di Edilizia Scolastica (1.000 milioni), del Fondo Sociale per l’Occupazione (4.000 milioni), della Ricostruzione post terremoto in Abruzzo (4.955 milioni). E difatti i 4 miliardi di euro del Fondo Sociale per gli Ammortizzatori Sociali sono stati destinati per il 75% al Centro Nord e solo per il 25% al Sud. Anche il Piano Straordinario per l'edilizia scolastica, approvato dal Cipe (350 milioni di euro), assegna il 60% per 210 milioni al Centro Nord e solo il 40% per 140 milioni alle Regioni Meridionali.
Rimane, invece, ancora bloccata da mesi l’approvazione del CIPE del Programma di Interesse Strategico Nazionale (PAR) per la Campania, il cui finanziamento è già stato ridotto dal Governo di 209,1 milioni di euro, passando da una dotazione iniziale di 4.105,5 milioni a quella attuale di 3.836,4 milioni di euro.
Ecco nel dettaglio le principali voci di decurtazione al fondo FAS, secondo il monitoraggio effettuato dall’onorevole Iannuzzi:
Abolizione ICI – Salvaguardia potere acquisto: 1.150milioni di euro famiglie - Velivoli antincendio: 150 milioni - Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: 934,20 milioni - Disavanzo comune di Roma: 500 milioni - Disavanzo comune di Catania: 140 milioni - Riduzione risorse manovra triennale per la stabilizzazione della finanza pubblica (decreto-legge “Tremonti” n. 112/2008): 7.972,5 milioni - Incremento finanziamento del servizio sanitario nazionale: 1.309,8 milioni - Agevolazioni terremotati Umbria e Marche: 67 milioni - Valorizzazione e qualità sistema universitario: 532,93 milioni diritto allo studio - G8 in Sardegna: 100 milioni - Alluvioni in Piemonte e Valle d’Aosta: 50 milioni - Adeguamento prezzi del materiale di costruzione: 900 milioni - Finanziamento e privatizzazione: 390 milioni - Finanziamento fondo investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato Spa: 960 milioni - Contratti di servizio Trenitalia (triennio 2009-2011): 1.440 milioni - Contributo istituto sviluppo agroalimentare (ISA): 150 milioni - Incremento Conti Dormienti: 400 milioni - Progetto banda larga: 800 milioni - Contributo fondazione RI.MED: 220 milioni - Interventi settore agricolo: 100 milioni - Incremento fondo garanzia piccole e medie imprese: 1.000 milioni (nell’ambito di tale Fondo è stato previsto il finanziamento per le quote latte) - Trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza di Trenitalia: 330 milioni - Finanziamento FIERE: 15 milioni - Trasporto lacuale nei Laghi Maggiore, di Garda e di Como: 12 milioni - Incremento Fondi Conti Dormienti: 103 milioni.
TOTALE: 19.726,43 milioni di euro + Finanziamento Fondo Sociale per 4000 milioni + Occupazione e Formazione (ammortizzatori sociali ) + Ricostruzione ed Interventi per 4.995 milioni post-terremoto in Abruzzo + Interventi di Edilizia Scolastica per 1.000 milioni + Interventi di Edilizia Carceraria per 700 milioni + Interventi di Risanamento Ambientale per 1.000 milioni.
TOTALE COMPLESSIVO: 31.381 milioni di euro prelevati dai 63 miliardi assegnati inizialmente.

A questo punto, dei fondi Fas nazionali, non resta quasi niente. Ma anche i fondi regionali vengono intaccati. Solo un esempio: i tagli del governo alla scuola, hanno costretto le Regioni a intervenire, con una nuova forma di welfare destinato ai docenti, i cosiddetti Contratti di solidarietà. Solo la Campania ha impiegato per i propri docenti disoccupati ben 20 milioni. Pagati coi fondi strutturali.

Anche secondo la Corte dei Conti qualcosa non va: i Fas - secondo i giudici contabili - «hanno in sostanza assunto da tempo l’impropria funzione di fondi di riserva». E ancora: il Fondo per le aree sottoutilizzate, «cui - in particolare negli ultimi tempi per l’aggravarsi della crisi - si è fatto ricorso in modo massiccio» è stato utilizzato in ambiti «non direttamente connessi con la missione concernente il riequilibrio territoriale». State attenti, dice la corte dei conti, perché quei soldi l’Europa li ha concessi per risollevare l’economia del Sud non per coprire altre spese al Nord.

Si conferma, in definitiva, l’irresponsabilità e il nepotismo del governo Berlusconi, che toglie ai più poveri per dare ai più ricchi e per fare favori, regali agli amici, come la sottrazione dei FAS alle regioni del sud (alle quali spetta l’85% dei FAS) per pagare i debiti dei comuni guidati da sindaci amici (Roma e Catania).

LA SENTENZA PER I FATTI DELLA DIAZ, G8 DI GENOVA 2001



Il presidente della corte Salvatore Sinagra da lettura della sentenza di cassazione nei confronti di alcuni uomini delle forze dell'ordine, per i fatti avvenuti durante il G8 2001 a Genova


Il materiale audio è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution 2.5 Italy fonte





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19/05/10

L'EMERGENZA RIFIUTI DIVENTA UN FUMETTO




Da quando è iniziata l'emergenza rifiuti in Campania migliaia di cittadini si sono mobilitati per dire no al distruttivo e attuale sistema di smaltimento rifiuti che vuole l'utilizzo di discariche ed inceneritori.

A Chiaiano e nel vesuviano i cittadini continuano le manifestazioni di protesta realizzando incontri pubblici con le istituzioni per mostrare loro che un modo per smaltire i rifiuti nel rispetto dell'ambiente è possibile.

A Boscoreale, comune vesuviano dove c'è un enorme cava che l'attuale governo sta trasformando in megadiscarica, è stata invitata Carla Poli dei centri di riciclo la quale ha evidenziato i vantaggi dei suoi centri sia in termini di ecosostenibilità che di risollevamento dell'economia locale, in quanto un suo centro da molti posti di lavoro, e la volontà di parte dello stato di non voler cambiere rotta.

Dall'inizio di questa maledetta questione rifiuti campana sono stati scritti libri su libri. I ragazzi della telestreet partenopea insu^tv hanno addirittura realizzato un documentario dal titolo 'una montagna di balle'.
Ed ora è stato realizzato anche un fumetto dal titolo IL FANTASMA DELLA MUNNEZZA.




vi riporto qui le prime 10 tavole











































































































































guarda e scarica tutto il fumetto >> www.3dnews.it





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18/05/10

VIDEO: l'assemblea della redazione di Rainews24



Rainews24 c'è, ma non si vede....


IL PAPA, I GAY E LA STORIA


Ieri a Fatima, davanti a milioni di fedeli, il Papa ha detto che i problemi dell'umanità sono da ricondurre anche alla presenza dei gay.
Certo nella storia della chiesa questa opinione è già stata espressa, non certo da Gesù Cristo che sapeva che “ci sono eunuchi che lo sono sin dal ventre delle loro madri” (Matteo, 19, 12) e ne riconosceva dunque implicitamente la naturalità al pari di chiunque altro, ma da altri soloni venuti dopo di Lui.

Personalmente mi viene difficile immaginare la storia senza personalità come Alessandro il Grande, Antinoo, Cajkovskij, Caligola, Caravaggio, Alessandro Magno, Valentino, Andy Warhol, Cyrano de Bergerac, Edoardo II d'Inghilterra, Eleonora Duse, Eugenio di Savoia, Ferdinando I di Bulgaria, Filippo Turati, Franco Zeffirelli, Freddie Mercury, Galeazzo Maria Sforza, Giacomo Casanova, Giulio Cesare, Greta Garbo, Isadora Duncan, Jean-Paul Gaultier, l'imperatore Adriano, Leonardo da Vinci, Lord Byron, Luchino Visconti, Lucio Cornelio Silla, Marlene Dietrich, Marlon Brando, Martina Navratilova, Michelangelo Buonarroti, Montgomery Clift, Nicolò Machiavelli, Oscar Wilde, Pedro Almodóvar, Pier Paolo Pasolini, Pietro l'Aretino, re Ludwig II di Baviera, Saffo, Sibilla Aleramo, Thomas Mann, Truman Capote, Umberto II di Savoia, Virginia Woolf, William Shakespeare, Yves Saint Laurent … e centinaia di altre persone che hanno concorso ad arricchire il mondo non in maniera particolare ma esattamente nella stessa misura degli “altri”, se mai ci saranno degli “altri” compresi nel genere umano.

Per un elenco più completo anche se non integrale, vi rimando qui






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LE VERE RADICI DELLA CORRUZIONE e l’ articolo di Galli Della Loggia sul Corriere della Sera del 15 maggio 2010


di Umberto Baldocchi


Le analisi di Galli della Loggia ( Il Corriere della Sera, 15 maggio 2010, Le trame della corruzione) sulle radici di una corruzione sempre più difficile da estirpare sono interessanti, ma non del tutto convincenti. La inefficacia effettiva della sanzione giudiziaria e gli effetti micidiali che deresponsabilizza l’eletto, sempre cooptato dall’alto e mai selezionato dal popolo, sono in effetti due potentissimi incentivi a costruire cricche e oligarchie intoccabili. Ma questa è solo una delle due facce della medaglia: la mancanza dei deterrenti e delle sanzioni ex post. La via giudiziaria non è riuscita a debellare il fenomeno e la legge elettorale, il “Porcellum”, è stata nei fatti difesa da tutti, da maggioranza e opposizione. Le sanzioni ex post non bastano più. Forse non sono mai bastate. C’è infatti anche un’altra faccia della medaglia però, una faccia colpevolmente ignorata: la mancanza crescente di buone regole dell’apparato statale e amministrativo che tendano a rendere convenienti i comportamenti virtuosi. La corruzione delle repubbliche anche per Machiavelli nasceva dalle leggi cattive dello Stato, non dal malandato DNA morale della società. Che ne è stato dell’art. 97 della Costituzione sull’obbligo dell’imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione a fronte di una privatizzazione e di una deregulation in cui l’arbitrio dei manager pubblici è incontrollato e in cui ciò che prima era fatto sottobanco ora è posto al riparo di normative che affidano alla discrezione del singolo e al suo potere le scelte più delicate ? Non è per caso che attorno alle questioni degli appalti fiorisce l’intreccio tra corruzione e politica. Le cariche pubbliche di moltissime istituzioni sono poi occupate a vita che si tratti di governatori di regione, sindaci deputati, deputati sindaci, e via dicendo senza che vi sia alcuna normativa che preveda ineleggibilità e talvolta neppure semplici incompatibilità e senza che nessuno protesti contro queste concentrazioni e proroghe di poteri. Chi ha pensato a costituzionalizzare i partiti, quando ancora esistevano, realizzando il dettato dell’art.49 della Costituzione? E’ tutto questo che va cambiato prima di tutto. E’ da qui che può iniziare il nuovo “risorgimento civile” dell’Italia, che non può ormai esser più tanto lontano. E’ qui che la politica doveva intervenire per disincentivare la corruzione e i sistemi mafiosi se veramente voleva ridurre il peso certo anomalo in Italia dell’opera – meritoria ed inevitabile peraltro- della magistratura. Ora le classi dirigenti se ne stanno rendendo conto e forse non dormono più sonni tanto tranquilli. Anche perché le soluzioni alla crisi della democrazia si legano sempre più strettamente a quelle della crisi fiscale e cioè al futuro di tutto il paese. E’ la situazione classica in cui, di solito, le classi dirigenti si cambiano, ognuno si augura con metodo democratico e nel rispetto della Costituzione.





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16/05/10

COSA CAMBIAVA SE NON C'ERA BERLUSCONI?

di Michele

Si avverte tanta sfiducia nei confronti della politica, delle istituzioni, anche alla luce del dilagare di un clima di corruzione e clientelismo, ma non lo si scopre certo oggi, almeno c’è chi sa da tanto tempo e ha fatto finta di niente.
Il risultato di questa situazione è che, oltre alla sfiducia che aumenta, al menefreghismo e/o egoismo di tanti che si adeguano ad una situazione di crisi sociale e culturale oltre che economica e finanziaria, ci troviamo al governo, ai posti di comando delle istituzioni, personaggi di integrità etica-morale molto discutibile o meglio che non meritano di occupare quelle poltrone.
Il risultato è che poco meno di un italiano su tre, e in buona parte anche non informati bene, decidono il destino di un intero paese, lasciandolo nelle mani di una cricca di affaristi senza scrupoli.
Qualcuno ha pensato che non ci fosse alternativa migliore ai rappresentanti dell’attuale maggioranza parlamentare perché, come è uso comune dire, sono tutti della stessa pasta. E’ però un giudizio sommario troppo riduttivo che tende a generalizzare, favorendo il “giochetto” di chi colpevolmente e ingiustamente vuol fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, non è giusto mettere sullo stesso piano Berlusconi, che è il peggiore di tutti dal punto di vista etico e morale, e altri politici che, pur presentando del marcio tra le proprie fila, possono essere un esempio di moralità e rispetto delle regole democratiche in confronto a un piduista, corruttore, evasore quale è Berlusconi. Il “giochetto” consiste nel far passare il seguente messaggio: “turatevi il naso e votate Berlusconi” oppure si vuole invitare all'astensionismo.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: qual è la differenza tra Berlusconi e gli avversari?
La differenza è che con Berlusconi non c’è limite al peggio; per esempio:
1. Berlusconi sta attentando ai principi fondanti dello stato di diritto e della costituzione facendo leggi a proprio uso e consumo;
2. Berlusconi è la più significativa ed evidente espressione di un modello culturale degradato e degradante che ha condannato il paese ad un inaccettabile declino culturale; questo modello sub-culturale diseducativo ci mostra che fare i furbi conviene, che conta più l’apparenza che l’essere, che il merito conta sempre di meno, che è inutile essere onesti e trasparenti tanto prima o poi arrivano scudo fiscale e condoni vari;
3. questo governo fa quasi esclusivamente leggi a favore dei più potenti, ricchi e corrotti, leggi per curare gli interessi aziendali di Berlusconi, per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, senza preoccuparsi dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere;
4. questo governo sta facendo politiche razziste e xenofobe avendo approvato norme definite razziali da Famiglia Cristiana.

Se non c’era Berlusconi molto probabilmente cambiava che:
non sarebbero stati fatti tagli indiscriminati alla scuola, alla ricerca, agli enti locali, all’università, alle forze dell’ordine, alle fondazioni liriche;
non sarebbero state approvate norme razziali che equiparano il clandestino al delinquente;
non ci sarebbe stato il riciclaggio di stato, meglio noto col nome di scudo fiscale;
non ci sarebbe stata la legge che apre le porte alla privatizzazione delle società che gestiscono la fornitura dell’acqua;
non ci sarebbe stato il ritorno al nucleare e altre norme a danno dell’ambiente, come il piano casa;
non ci sarebbero stati tentativi di imbavagliare l’informazione libera, anche attraverso la proposta di legge per bloccare le intercettazioni e i vari decreti liberticidi sull’uso del web;
non ci sarebbe stato il ddl sul lavoro per l’istituzione dell'arbitrato che riduce le tutele dei lavoratori sempre più sottoposti al ricatto dei datori di lavoro;
non sarebbero state approvate norme ad personam, per evitare che Berlusconi sia processato, come il cosiddetto legittimo impedimento e lodo Alfano;
non avremo avuto continue minacce nei confronti dei magistrati che svolgono il loro lavoro con zelo, e minacce all’autonomia e indipendenza della magistratura;
non ci sarebbe stato il tentativo golpista di cambiare leggi a proprio uso e consumo, calpestando i principi fondamentali della costituzione, come il decreto salva liste;
non sarebbero stati sospesi i programmi di approfondimento politico in campagna elettorale, operando una grave violazione del diritto dei cittadini ad essere informati ed anche del dovere del servizio pubblico radiotelevisivo di dare un’informazione plurale e corretta;
non ci sarebbero state leggi che favoriscono i colletti bianchi della casta come la riduzione del potere di indagine e del campo di intervento della Corte dei conti;
non ci sarebbe stato il rinvio della class action che come poi è stata approvata risulta innocua e non retroattiva;
non sarebbe stata svenduta Alitalia a loschi personaggi e messi a passivo delle casse dello stato i debiti di Alitalia;
non si sarebbe creata una lobby affaristica e criminale, come il sistema protezione civile, nell’assegnazione di appalti e gestione dei fondi pubblici per la realizzazione dei grandi eventi;
non sarebbero state fatte promesse false e /o non mantenute ai terremotati abruzzesi, dato che le precedenti emergenze terremoto in Umbria e Marche sono state gestite in modo molto più vantaggioso per i terremotati dal governo di centrosinistra;
non ci sarebbe stata la norma che consente tramite aste pubbliche alle organizzazioni criminali di ricomprare i beni confiscati alla mafia avvalendosi di banali prestanome;
non sarebbero stati sottratti ben 31 miliardi di euro al mezzogiorno negli ultimi due anni, prelevandoli dal Fondo aree sottoutilizzate (Fas);
non sarebbero stati congelati gli 800 milioni di euro per la diffusione della banda larga;
non sarebbero state abrogate norme di contrasto all'evasione fiscale varate dal governo precedente;
non sarebbero stati aboliti i tetti agli stipendi dei manager pubblici varati dal precedente governo;
non sarebbero state abrogate le norme più restrittive varate dal precedente governo sull'utilizzo dei voli di stato;
non sarebbero state rinviate alcune norme sulla sicurezza del lavoro presenti nel T.U.;
non sarebbe stata cancellata la legge n.188 del 17 ottobre 2007 fatta dal governo Prodi che contrastava la sottoscrizione delle “dimissioni in bianco”;
non si sarebbe creata la società Difesa S.p.A. ovvero una società per azioni alimentata con soldi pubblici che fa affari privati;
sarebbe stato sciolto il comune di Fondi per infiltrazioni mafiose, su indicazione del prefetto, ignorata dal governo Berlusconi;
non sarebbero stati regalati 5 miliardi di dollari ad un dittatore come Gheddafi, malvisto dalla maggior parte dei governanti dell’occidente;
non sarebbe stato autorizzato lo sversamento di rifiuti tal quale in discariche a cielo aperto come quella in località Ferrandelle in provincia di Caserta, e l’autorizzazione a bruciare rifiuti non trattati negli inceneritori, mettendo a rischio la salute dei cittadini;
non sarebbero state approvate norme per colpire la concorrenza televisiva della Rai e di Sky, in particolare quelle sulla gestione degli spazi pubblicitari contenute nel decreto Romani e il raddoppio dell’Iva agli abbonati Sky;
non sarebbero stati stanziati 470 milioni per il ponte sullo stretto di Messina, che appare sempre più un’opera inutile visto che mancano gli adeguati collegamenti stradali sulla terraferma.

ANTONINO AGOSTINO ED EMANUELE PIAZZA


La notte del 21 giugno1989 ignoti piazzarono un borsone, contenente 58 candelotti di tritolo, tra gli scogli antistanti alla villa all'Addaura dell'allora giudice istruttore di Palermo: Giovanni Falcone.
Non si capisce esattamente per che motivo, le cronache dell'epoca riferiscono di un detonatore difettoso, l'attentato fallì e la borsa inesplosa venne trovata e resa innocua dagli agenti di scorta.
Oggi timidamente si sta cercando di far più luce su un affare mai chiarito definitivamente.

Falcone fin da principio sospettò che dietro al fallito attentato non ci fosse solo la mano della mafia ma riconobbe la firma di quelle che lui definì “menti raffinatissime”, si mormorò anche che fosse coinvolto Bruno Contrada, allora funzionario del Sisde poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
A distanza di poco tempo dal fallito attentato, molti dei soggetti attori della vicenda morirono in circostanze misteriose. L'agente Antonino Agostino venne ucciso insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio il 5 agosto del 1989 da un commando di killer. Un altro agente, Emanuele Piazza, venne ucciso dalla mafia il 15 marzo 1990. Lo spacciatore Francesco Paolo Gaeta, che probabilmente per errore vide chi mise l'esplosivo alla villa dell'Addaura, venne ucciso a colpi di pistola il 2 settembre 1992. Il pentito mafioso Luigi Ilardo, che cominciò a confidare alle forze dell'ordine dei particolari della vicenda, venne assassinato il10 maggio1996, qualche giorno prima di poter verbalizzare le dichiarazioni.

A 21 anni di distanza nuovi elementi permettono di riaprire le ricerche per individuare i reali mandanti ed esecutori del fallito attentato e di riconoscere i veri eroi del salvataggio del giudice, gli agenti Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, coloro che probabilmente trovarono la borsa contenente l'esplosivo e diedero l'allarme permettendo di salvare Falcone.

Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari ha recentemente iscritto nel registro degli indagati 5 nuove persone, sono il killer della mafia Salvo Madonia, Gaetano Scotto (uno dei presunti mandanti ed esecutori anche della strage di via d'Amelio dove perì Paolo Borsellino e la sua scorta), Raffaele e Angelo Galatolo del clan Madonia e Angelo Fontana, il pentito che oggi si autoaccusa.
La posizione di un altro, Giuseppe Galatolo, è stata stralciata per la morte di questi.
Vengono finalmente formalizzati i sospetti di un coinvolgimento dei servizi segreti deviati presenti alla DIA di Caltanissetta assegnandogli il ruolo di talpa sugli spostamenti del magistrato.






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15/05/10

BALNEABILITÀ DELLE COSTE CAMPANE


Dati sito ARPAC, 2010







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14/05/10

DI GIROLAMO: la 'ndrangheta è in Senato


La ‘ndrangheta non spara con la facilità della mafia siciliana e non ama fare esibizione della propria forza come la camorra, la ‘ndrangheta sta diventando la grande potenza della silenziosa influenza clientelare e corruttiva del Paese. L’esistenza di un consolidato rapporto tra le organizzazioni mafiose e il mondo dell’economia e della politica è un fatto evidente a chiunque, Il tessuto sociale odierno risulta intensamente impregnato di questo oltraggioso compromesso che ha saputo varcare non solo i confini calabresi ma anche quelli italiani, rendendosi capace di trasferire la capacità di influenza del consenso elettorale addirittura all’estero.





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12/05/10

LA VERA FACCIA DELLA CRISI ECONOMICA


Di Anna Porta
Esiste una realtà che in Italia viene taciuta, la vera faccia della crisi economica che stiamo vivendo.
Famiglie intere che sino a ieri riuscivano a vivere decorosamente si ritrovano di punto in bianco a fare i conti con i pochi soldi che riescono a far entrare nei loro portafogli.
Persone che mai avrebbero conosciuto quello stato così vicino alla povertà da non potersi permettere neanche di pensare ad un futuro prossimo, tali sono i problemi che le angosciano nel presente.
Un’unica, sola colpa: aver creduto nella società del benessere, quella che ti promette mari e monti, ma che alla fine ti presenta il conto.
E’ così, dall’oggi al domani, ci si ritrova a fare i conti, sempre più con angoscia, sempre più con disperazione, perché la matematica non è un’opinione: 2+2 fa 4, ma 2-4 fa – 2.
I conti non tornano, le banche non aiutano a farli quadrare, anzi, affossano ancora di più, conscie del famoso detto di Bertolt Brecht: “Cos'è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?”
In mezzo a tutto questo, esiste una realtà non troppo conosciuta, non troppo pubblicizzata: quella dei Centri Antiusura.
Probabilmente molte persone non conoscono questa realtà perché pensano che a questi centri si rivolgano le persone in mano agli usurai, quelle veramente disperate, allo stremo delle forze.
Probabilmente non si vuole conoscere questa realtà per uno strano senso del pudore, quello che spinge a dirsi che non succederà mai di rivolgersi a questi centri perché in quei luoghi non si può mentire, bisogna rivoltare la propria vita, dimenticandosi l’orgoglio, la dignità.
Invece in quei luoghi si possono trovare persone che non giudicano, che ascoltano, che pongono dei quesiti precisi ma vogliono avere risposte precise, altrimenti non possono risolvere i problemi.
Piccoli angeli, tutti volontari, che sono lì a tranquillizzare, a calmare, a consolare tutti coloro che sono in situazioni che sembrano irrecuperabili e che tolgono il sonno, la serenità, la voglia di stare in mezzo agli altri, perché in quei momenti bui e disperati ci si sente dei “parìa”, degli ultimi, dei rifiuti della società.
A tutti questi piccoli angeli e a tutti coloro che, laici o no, stanno salvando la nostra piccola Italia dal vero fallimento, dovrebbe andare il nostro sentito e pubblico ringraziamento.






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11/05/10

OTTO PER MILLE, destinazione d'uso


E' tornato il momento, per chi ha ancora la fortuna di avere un lavoro, di compilare la dichiarazione dei redditi e con questa di decidere a chi eventualmente destinare il sudatissimo 8 per mille delle tasse che si va a pagare.
Una curiosità non conosciuta da tutti è il fatto che dal totale di tutti gli 8 per mille versati vengono sottratti immediatamente alla fonte 80 milioni di euro che, per effetto della legge finanziaria del 2004, finiscono nelle casse dello Stato per sostenere spese ordinarie. Nel 2004 questi fondi andarono a finanziare la missione militare italiana in Iraq, ad esempio.
La decisione espressa dai cittadini nel determinare i beneficiari può venire anche disattesa dopo la regolare assegnazione delle quote, è avvenuto nel 2009 quando lo Stato decise autonomamente di deviare la cifra che i cittadini avevano destinato a lui sulla Chiesa Cattolica.

Come contribuenti, esprimendo una scelta, possiamo decidere se destinare il gettito a
Stato
Chiesa cattolica
Chiesa cristiana avventista del settimo giorno
Assemblee di Dio in Italia
Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi
Chiesa Evangelica Luterana in Italia
Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Negli ultimi anni chi risulta il maggior beneficiario del 8 per mille è sicuramente la Chiesa Cattolica con la destinazione di circa 87 % della cifra, segue lo Stato con circa il 10 % e le restanti opzioni si spartiscono il rimanente 3 %

Anche l'otto per mille dell'IRPEF di chi non firma viene destinato a uno degli enti sopra elencati seguendo una ripartizione calcolata in base a chi invece ha espresso una scelta. E' quella che si chiama inefficacia dell'astensione e nel 2008 ha interessato il 60,38% delle dichiarazioni dei redditi presentate.

Facendo due conti pare evidente che ai sette enti che si spartiscono il bottino vengono assegnati anche i soldi di chi liberamente ha scelto di non assegnarglieli e, essendo questi ultimi in percentuale molto maggiore rispetto a chi espreme una scelta, sono proprio le tasse di chi non voleva che finiscono per formare la fetta più grossa del finanziamento assegnato.






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09/05/10

No al nucleare! Il futuro è nelle rinnovabili.


Nei prossimi giorni, settimane, mesi potremmo essere bombardati da pubblicità pro-nucleare.
E’ infatti in arrivo uno spot televisivo per convincere gli italiani che il nucleare è sicuro. L’idea di mandare in onda degli spot televisivi di “informazione” è stata esternata proprio da Berlusconi. Informazione tra virgolette, per ammissione dello stesso Berlusconi che ha annunciato una serie di interviste ai cittadini francesi che vivono felicemente a fianco di una centrale nucleare. Una sola campana, quindi, da mandare in tv.
Ma è vero che il nucleare è sicuro, conveniente e che l’Italia non ne può fare a meno?
Innanzitutto non esiste un nucleare sicuro e pulito, nemmeno le centrali di quarta generazione lo sono.
Le centrali di terza generazione, che il governo Berlusconi vuole costruire, dovrebbero durare più di quelle di seconda generazione, senza aver risolto il problema delle scorie né della sicurezza intrinseca - spegnimento automatico se c'è un incidente grave.
La tecnologia di terza generazione dovrebbe fare da ponte verso una quarta generazione che si promette sarà con poche scorie e meno pericolosa. Ma i reattori di quarta generazione non esistono! Sono previsti dopo il 2030.
Comunemente si afferma che non possiamo fare a meno del nucleare, tuttavia, secondo una notizia di qualche mese fa e riportata da numerose testate, nel nostro pianeta l’energia prodotta con le tecnologie eoliche ha superato quella prodotta con il nucleare. Come si può notare le cose possono cambiare, in qualche caso stanno cambiando.
Dunque, sono molte le verità scientifiche che vengono deliberatamente nascoste. Per esempio non è vero che l’Italia ha bisogno dell’energia nucleare, non è vero che il nucleare di nuova generazione è sicuro e non inquina, non è vero che il nucleare è conveniente economicamente, non è vero che il nucleare può risolvere il problema dell’emissione di CO2.
Invece è dimostrato che le nuove centrali sono comunque pericolose, in caso di incidente recano gravi danni all’ambiente e alla salute degli essere viventi, è vero che le centrali costano molto, è vero che l’unico modo per rispettare il cosiddetto “accordo 20-20-20” è l’impiego delle fonti di energia rinnovabili.
Entro il 2020 tutti i paesi europei si sono impegnati nel cosiddetto accordo 20 - 20 – 20, pattuito nel 2007 in sede di Consiglio Europeo, che consiste nel ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici.
Le recenti decisioni di costruire centrali nucleari in Italia, sembrano essere dettate da scelte economiche sbagliate, più che da reali esigenze di risparmio, facendoci allontanare dai traguardi della riduzione del 20% di emissioni di gas serra e causando un aumento delle spese che ricadranno sui cittadini di oggi e domani.
La scelta del ritorno al nucleare è anche incostituzionale, in quanto non tiene conto delle contrarietà al nucleare votata dai cittadini, espressione della sovranità popolare, nel referendum del 1987.

Di seguito riporto un lavoro di ricerca personale suddiviso nei paragrafi evidenziati dal titolo in grassetto.

Altre falsità dette per far credere che l’utilizzo del nucleare porti benefici.

C’è chi sostiene che, “dopo le notevoli speranze destate in passato, le fonti di energia rinnovabile hanno mostrato in realtà, soprattutto la fonte solare, limiti abbastanza evidenti a causa dei grandi spazi necessari per la captazione, della pendolarità diurna-notturna e stagionale, e delle condizioni ambientali e meteorologiche (caratteristiche climatiche del territorio, tempo nuvoloso o sereno, intensità del vento, ecc.). Pertanto tali fonti possono dare contributi di carattere essenzialmente integrativo, ed in particolare nelle nazioni o territori con condizioni favorevoli alla loro utilizzazione. Non sembra comunque prevedibile, almeno per il prossimo futuro, che esse siano in grado di fornire sostanziali apporti ai crescenti fabbisogni di energia delle nazioni ad elevato sviluppo industriale”.
Invece, gli ultimi studi hanno dimostrato che per la sopravvivenza del nostro pianeta è necessario effettuare tutti gli sforzi possibili nella ricerca di fonti alternative rinnovabili, mentre il nucleare risulta essere una forma di energia costosa che non ci permetterà di ridurre i consumi e costi (vedi paragrafo “Non è vero che non si può fare a meno del nucleare”).
C’è chi sostiene che “una centrale nucleare non emette CO2: le centrali nucleari non producono anidride carbonica ed ossidi di azoto e di zolfo, principali cause del buco nell'ozono e dell'effetto serra”. Ma è falso come più avanti sarà esposto dettagliatamente.
C’è chi sostiene che “una saggia politica energetica, e cioè la massima differenziazione delle fonti e la riduzione della dipendenza dall’estero, molto difficilmente sarà possibile per l’Italia se si insisterà sulla rinuncia al nucleare, che ha consentito invece a numerosi Paesi di ridurre al minimo o addirittura a zero la loro dipendenza”. Anche questo è falso perché l’uranio grezzo è una risorsa scarsa in natura come il petrolio (vedi paragrafo “La tecnologia nucleare è costosa”).
Si dice che “la rinuncia al nucleare da parte di una nazione vale poco, nella remotissima ipotesi di un incidente, quando le nazioni confinanti contano numerosi impianti nucleari”. Falso!
Avere il nucleare vicino casa non è assolutamente lo stesso che a centinaia di chilometri, infatti risulta che la radioattività misurata nei pressi di una centrale nucleare è almeno 4 volte superiore al valore normalmente registrato.

Non è vero che il nucleare non produce emissioni di CO2.

Dicono che il nucleare ci risolverà il problema delle emissioni di CO2, fa niente se ancora non sappiamo dove mettere le scorie e se l’uranio è una risorsa limitata come il petrolio, troveremo una soluzione. Ma si può dimostrare che non è così.
In effetti il funzionamento della centrale in sé non produce emissioni, ma per funzionare la centrale ha bisogno di combustibile nucleare, ed è lì il problema. Le fasi di estrazione, frantumazione, macinazione, fabbricazione del combustibile, arricchimento e gestione delle scorie, necessitano di parecchio combustibile fossile e quindi emettono CO2.
Il tutto dipende dalla concentrazione di ossido di uranio contenuto nel materiale grezzo da lavorare per ottenere il combustibile nucleare da usare in centrale. Il materiale grezzo è di due tipi, ad alta concentrazione di ossido di uranio e a bassa concentrazione. Per ottenere un chilo di prodotto finale (chiamato “yellow-cake”), nel primo caso ci vuole una tonnellata di minerale grezzo, nel secondo caso ce ne vogliono dieci. Ovviamente in natura è più disponibile quello a bassa concentrazione, e quindi la lavorazione è più lunga, e in ultima analisi emette più CO2. Alcuni ricercatori hanno calcolato che “il consumo di energia fossile per questi processi di fabbricazione è così grande che la CO2 emessa è paragonabile a quella emessa da un equivalente ciclo combinato alimentato a gas naturale”.
Il ciclo completo - estrazione ed arricchimento dell’uranio, smaltimento scorie, costruzione e smantellamento centrale - emette gas serra quanto il ciclo a combustibile fossile.
Per avere una riduzione di gas serra bisognerebbe costruire una centrale nucleare ogni 10 giorni - 35 all'anno - per i prossimi 60 anni! Così, con 2.000 nuove centrali nucleari, si fornirebbe il 20% dell'energia totale. C'è qualcuno, sano di mente, che pensa si potrebbe procedere a questo ritmo?
Nessuno dei top manager dell'energia crede che le centrali esaurite nei prossimi anni saranno rimpiazzate per più della metà. Il trend mondiale del nucleare è verso il basso: solo per mantenere il numero e la potenza delle 435 centrali attuali - ne sono già state chiuse 117 - ce ne vorrebbero 70 nuove entro il 2015. Una ogni mese e mezzo! E altre 192 entro il 2025: una ogni 18 giorni! Tutto per continuare a produrre non il 20%, solo il 6,5% dell'energia totale.
2.000 scienziati dell'IPCC - ONU - lo hanno certificato nel 2007: Il nucleare non potrà fermare la febbre del pianeta.

Non è vero che non si può fare a meno del nucleare.

Ad esempio, secondo il Department for Energy and Climate Change dalle 5000 alle 7000 turbine eoliche a largo delle coste UK potrebbero, entro il prossimo decennio, fornire l’energia elettrica necessaria a tutte le famiglie britanniche.
Al 2020 ogni casa britannica potrebbe essere alimentata con l’energia proveniente dall’eolico off-shore. L’incredibile affermazione non è altro che la conclusione di un lungo studio condotto dal Dipartimento dell’Energia e dei Cambiamenti Climatici UK e basata sulle attuali potenzialità di installazione della tecnologia in questione, considerando gli aspetti geologici e legati alla fauna ed avio fauna marina. Secondo il rapporto, infatti, la realizzazione di 5000 – 7000 nuove turbine al largo della costa britannica, entro una decina d’anni, dovrebbe generare 25 GW di potenza, l’equivalente, spiega il Dipartimento, di 25 grandi impianti a carbone. Una quota notevole soprattutto se presi in considerazione anche gli 8 GW già in progettazione o realizzazione per un totale di 33 GW di capacità.
Anche il governo francese ha annunciato il via libera all’istallazione degli impianti off-shore, capaci di produrre oltre 3.000 MWh di energia. Il ministro dell’Ambiente francese Jean-Louis Borloo ha annunciato che a breve verranno istallati nel suo paese dieci nuovi impianti eolici off-shore. Nonostante il forte impegno del governo transalpino sul fronte della produzione di energia nucleare, alcuni passi decisivi sulla strada delle rinnovabili sono stati finalmente compiuti, come, del resto testimonia questo annuncio.
La Francia, infatti, entro i prossimi dieci anni, ha intenzione di produrre 6.000 MWh grazie agli impianti eolici off-shore incrementando la generazione di energia da tutte le fonti rinnovabili visto che, solo nello scorso anno, sul territorio francese sono stati ottenuti circa 4.492 megawatt di potenza grazie agli impianti eolici.
Inoltre, il governo francese ha confermato di voler "dare priorità" al solare. È quanto ha affermato Chantal Jouanno, segretario di Stato all'ecologia, aggiungendo che "l'impegno della ricerca nel campo delle energie rinnovabili è sul punto di eguagliare quello in favore del nucleare". Nei giorni scorsi il segretario ha visitato dei siti ritenuti preziosi per lo sviluppo dell'energia solare come la torre di Odeillo, costruita nel 1960 e la centrale solare Themis de Targassonne nei pressi di Font-Romeu, entrambe vicine al confine spagnolo.
Un ulteriore esempio dello sforzo profuso a favore delle rinnovabili viene dalla Germania, che ha in programma impianti solari che entro i prossimi dieci anni produrranno almeno il 15% del fabbisogno energetico europeo, trasformando il deserto in una ricca e inesauribile fonte energetica senza emissioni di gas serra e senza scorie di produzione da smaltire.
Infatti, è stato siglato a Monaco di Baviera l'accordo che dà ufficialmente il via al progetto 'Desertec' per lo sfruttamento dell'energia solare in Medio Oriente e Nord Africa. L’impianto solare (dal costo stimato di 400 miliardi di euro) che dovrebbe sorgere in una vasta area di deserto marocchino è appoggiato dal governo tedesco e da alcune importanti aziende del paese come la Siemens, la Deutsche Bank e altre.
Secondo gli esperti Desertec potrebbe essere operativo dal 2019. Le stime mostrano anche che entro il 2050 il contributo energetico potrebbe aggirarsi fra il 20 e il 25% del fabbisogno dell’intera Europa. La tecnologia usata da Desertec sarà quella del solare termico: l’acqua riscaldata dai pannelli metterà in moto delle turbine che produrranno a loro volta energia elettrica. Il processo attualmente è più efficiente di quello fotovoltaico – che invece produce energia elettrica direttamente dal pannello. Il progetto prevede anche la costruzione di una rete elettrica che trasporti l’energia dal deserto magrebino fino all’Europa.
L’Europa dipende per il suo fabbisogno energetico per circa il 50% dalle forniture di energia da paesi terzi, con un costo di circa 240 miliardi di euro all’anno. Il risparmio energetico è il primo passo per alleviare in modo rapido ed efficace la dipendenza europea dalle importazioni.
Ad acuire di più la situazione europea c’è il dato allarmante che, se non si agisce subito, nel 2030 il 70% della domanda energetica sarà coperta dall’importazione, facendo aumentare in modo insopportabile la dipendenza dall’estero ed i costi energetici che gravano sul vecchio continente.
Per questo c’è bisogno di intervenire tempestivamente, mettendo in campo una politica energetica a livello europeo che, per poter funzionare, deve agire in modo rapido ed efficace sulla domanda, ovvero cercando di limitare i consumi e di aumentarne l’efficienza.

La tecnologia nucleare è costosa.

Sulla terra sono 440 le centrali nucleari che producono solo il 6% dell’energia totale ed i suoi costi di manutenzione e smaltimento sono altissimi. I recenti casi francesi di incidenti nucleari sono i campanelli di allarme di una tecnologia che può sfuggire di mano.
Con le bollette elettriche, a distanza di 20 anni dalla fine del nucleare in Italia, ancora paghiamo i costi di smantellamento, c’è una voce nel conto, controllate pure. Il nostro governo ci porta sempre come esempio la Francia, ma non la racconta giusta. Il paese d’oltralpe ha 58 centrali nucleari con cui produce il 78% dell’energia elettrica che in totale corrispondente al 16% del fabbisogno energetico totale di quel paese.
Il nucleare è una tecnologia complessa e costosa, ereditata dalla guerra fredda, che risponde molto limitatamente alla fame di energia che è alla base dei forti aumenti del petrolio e del gas. Ci dicono che non è costosa, ma viene occultato che la maggior parte della spesa per il nucleare in Francia non è messa nel bilancio energetico ma in quello militare. I costi di bilancio della politica nucleare francese sono occultati nei costi di bilancio militari! In pratica la Francia ha fatto nei decenni scorsi, e sta facendo, ciò che l’UE ha condannato in Iran.
Il Governo Berlusconi punta sul nucleare per soddisfare gli interessi delle grandi lobby industriali - e dirottare in quella direzione ingenti finanziamenti pubblici - e non certo quelli dei cittadini che avrebbero molto da guadagnare da politiche volte a incentivare il risparmio energetico e la diffusione delle energie rinnovabili: tecnologie moderne e prive di rischi per l’ambiente e per le persone.
I reattori delle centrali nucleari per funzionare hanno bisogno di uranio arricchito, una sostanza estremamente rara il cui prezzo è aumentato ben sette volte negli ultimi anni, le riserve stanno per finire. Per soddisfare la richiesta di energia totale, si dovrebbero costruire in Italia 60 centrali nucleari di quarta generazione le cui opere non potrebbero terminare prima del 2030, e per quella data nessuno sa se ci sarà ancora uranio impoverito ne quanto costerà.
L'Italia non ha uranio, dovrebbe importarlo da Russia, Niger, Namibia, Kazakistan, Australia, Canada. L’uranio grezzo è una risorsa scarsa in natura come il petrolio, ed è molto limitata la percentuale di materiale ad alta concentrazione. Non se ne parla molto, ma per questi motivi anche il prezzo del “yellowcake” (l’uranio lavorato che poi finisce nei reattori) sta aumentando notevolmente. Nel 2000 costava 20 dollari a libbra, nel 2007 ne costa 120.
Secondo l’Agenzia per l'energia Atomica, l'uranio dovrebbe scarseggiare dal 2030, invece già dal 1991 ha raggiunto il picco: se ne consuma più di quanto si estrae. Sono le scorte militari che forniscono metà del combustibile. La produzione di uranio è già insufficiente, perciò il suo prezzo si è moltiplicato per 10: dal 2001 al 2007 è salito da 7 a 75 dollari la libbra.
Le stime Usa per i nuovi impianti danno il nucleare a 6,3 cent/ kWh contro 5,5 del gas e 5,6 del carbone. Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush - 1,8 cent/kWh, oltre il doppio del differenziale di 0,8 cent -, nessuno ci investe più dal 1976.
La Finlandia sta costruendo una centrale di quarta generazione e, per quanto riguarda l’Europa, c’è solo un altro reattore (di tipo EPR) in costruzione in Francia. L’azienda privata ci sta perchè lo Stato finlandese paga - fa pagare ai contribuenti - lo smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale, che costa quasi come la costruzione. I responsabili della centrale hanno avvertito che il valore dell’energia che riusciranno a produrre con quella loro centrale non riuscirà a coprire neanche la metà dei costi di fabbricazione ed impianto. Lo stato garantisce inoltre l'acquisto di tutta l'energia prodotta per 60 anni: un affare senza rischi per il privato! Ma l’entrata in funzione della centrale, ordinata nel 1996, è slittata dal 2009 al 2011: 15 anni. L’autorità di sicurezza nucleare finlandese ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione. Così il suo costo finale, da 2,5 miliardi di euro è aumentato a 4 miliardi: più di 4 volte di una centrale a metano della stessa potenza, 1600 MW.
Per inseguire il miraggio delle centrali nucleari il governo si è dimenticato di rispettare gli impegni presi con l'Europa per il contenimento delle emissioni di gas serra e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Le centrali, infatti, se pure si faranno (il pure riguarda il fatto che le centrali tipo EPR attualmente in costruzione stanno subendo gravissimi ritardi per inattese difficoltà realizzative, inerenti anche la sicurezza), se pure si faranno, dunque, non entreranno in funzione prima del 2020, mentre il contenimento delle emissioni deve essere effettuato entro il 2012. Per questa data l'Italia non sarà pronta e non raggiungeremo gli obiettivi europei.
Da qui le sanzioni monetarie, cioè vere e proprie multe. Questo costerà agli italiani la bella cifra di un miliardo di euro l'anno, mentre se avessimo avviato subito il programma per le energie rinnovabili e per il risparmio energetico saremmo rientrati nei vincoli della direttiva 20-20-20 che vuole appunto, entro il 2020, il risparmio del 20% di emissioni e l'aumento del 20% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e quindi avremmo avuto più energia verde e meno multe da pagare. Negli anni che vanno dal 2012 al 2020 l'Italia potrebbe pagare per l'infrazione comunitaria più di 9 miliardi di euro di sanzioni.

Il nucleare è un affare solo per le grandi lobby.

La costruzione di centrali nucleari fa aumentare il PIL e crea sviluppo, a vantaggio di pochi, ma non progresso, che è collettivo.
Non vale la pena aumentare il PIL ora e buttare il pianeta dopo, mentre con la ricetta europea che punta su efficienza energetica e fonti rinnovabili, si potrebbe dimezzare la bolletta energetica entro il 2020.
Secondo Greenpeace l’accordo firmato tra Italia e Francia sul nucleare è a tutto vantaggio di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l’industria nucleare francese, ma non offre all’Italia nessuna garanzia di maggiore indipendenza energetica – tecnologia e combustibile arrivano dall’estero – ed è anzi contro gli obiettivi europei di breve termine.
Il Governo italiano continua infatti a parlare di nucleare, mentre ha appena firmato accordi europei vincolanti per giungere a una quota del 35 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2020. Il nucleare sottrarrà risorse allo sviluppo delle rinnovabili, oggi ferme al 16%, e il risultato potrebbe essere una nuova procedura d’infrazione davanti alla corte Europea.
Il Presidente Sarkozy, in assenza di nuovi ordinativi, ha annunciato che la Francia, cioè lo stato, chiederà a AREVA – società quasi interamente pubblica – di costruire un secondo reattore EPR in Francia. Una implicita dimostrazione che nucleare e mercato non sono compatibili: a ordinare reattori dovrebbe essere un’azienda non lo stato.

Il nucleare è pericoloso.

Il nucleare non ha risolto nessuno dei problemi, da quello delle scorie alla sicurezza intrinseca alla proliferazione nucleare.
Di seguito vi è un breve resoconto degli incidenti più gravi avvenuti nelle centrali nucleari.
Nel 1979 ad Harrisburg (Usa) si è sfiorata la “fusione del nocciolo”, che c’è stata a Chernobyl (Ucraina) il 26 aprile 1986, con decine di migliaia di tumori e leucemie nei 20 anni successivi e più di 1000 morti per tumore tra i soldati intervenuti; ha contaminato l'acqua di 30 milioni di ucraini; irradiato 9 milioni di persone. Oggi, nelle regioni confinanti, 2/3 degli adulti e metà dei bambini sono ammalati alla tiroide, c’è il raddoppio delle malformazioni.
Nel 2002 nell’Ohio (Usa) si è sfiorato lo stesso disastro; nel 2004 a Sellafield (GB) c’è stata una fuga di 160 kg di velenosissimo plutonio rivelata solo dopo 8 mesi.
Dal 1995 al 2005 c’è stata una serie di incidenti gravi (con 7 morti e centinaia di contaminati gravi) nelle centrali del Giappone: tra cui uno gravissimo a TokaiMura nel 1999 (2 lavoratori morti, 3 gravemente contaminati e 119 esposti a forti dosi di radiazioni) e il più grande impianto nucleare al mondo chiuso il 16 luglio 2007 per i danni da terremoto.
Elenco incidenti in centrali nucleari nel 2009: http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article3003
Ci sono milioni di tonnellate di scorie (di cui ben 250.000 altamente radioattive) senza smaltimento definitivo. Gli Usa hanno speso 8 miliardi di dollari in 20 anni senza trovare una soluzione.
In Italia, nel 2005, il governo ha dato 674 milioni di euro alla Sogin che, dopo il ridicolo tentativo di Scanzano Jonico (sismico, come gran parte d’Italia), non sa dove mettere le “ecoballe” radioattive: il plutonio resta altamente radioattivo per 200.000 anni! L'uranio 238 per milioni di anni.
Desta fortissima preoccupazione l’esistenza in rete di documenti riservati attribuiti a fonti interne ad EDF dai quali, se fossero veri, risulterebbe che le centrali di tipo EPR di futura costruzione in Italia presentano un rischio di esplosione intrinseco alla loro progettazione in grado di determinare la fusione del nocciolo del reattore.
Ciò sarebbe determinato, secondo le documentazioni tecniche riservate presenti in rete, dal fatto che per realizzare gli obiettivi di produzione di energia elettrica a costi economicamente competitivi sarebbe necessario pilotare la centrale in modalità vicinissime al punto critico di equilibrio.
Una fonte interna ad EDF avrebbe divulgato documenti confidenziali secondo i quali si potrebbe dimostrare che la concezione dei reattori tipo EPR, in costruzione in Francia e previsti in Italia, implicherebbe un rischio molto serio di “un incidente nucleare maggiore” con conseguenze incontrollabili e disastrose.
Secondo questa fonte, la centrale EPR sarebbe estremamente pericolosa in quanto, a detta degli esperti estensori dei documenti, alcuni modi di pilotaggio del reattore EPR (il cosiddetto RIP cioè ritorno istantaneo in potenza) potrebbero provocare l’esplosione del reattore a causa di un evento di espulsione delle barre usate per moderare o spengere la reazione nucleare. Questi modi di pilotaggio non sarebbero previsioni astratte ma modi correnti di funzionamento della centrale necessari per realizzare l’obiettivo di redditività economica della centrale stessa , redditività che è strettamente legata al fatto che la potenza del reattore possa essere adattata alla domanda elettrica.

Conclusioni.

Il nucleare
-viola il mandato del referendum del 1987;
-è un rischio enorme in un paese ad alto rischio sismico e idrogeologico come l'Italia;
-non è economico se si considerano i costi di smaltimento;
-genera scorie che rimangono radioattive per millenni;
-come il petrolio, anche l'uranio è sempre più scarso e costoso.
Solo le energie da fonti rinnovabili possono reggere l'aumento di richieste da parte di una popolazione in aumento e di paesi che si stanno sviluppando.
In un epoca in cui i paesi più avanzati puntano sullo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, la decisione di investire ingenti risorse sul nucleare è pericolosa, inquinante, ma soprattutto costosa e contrario agli interessi degli imprenditori italiani. I benefici economici della costruzione di una centrale nucleare vanno a tutto vantaggio di pochissime grandi imprese, soprattutto straniere. Le tecnologie e le risorse per la costruzione di generatori eolici, solari, fotovoltaici e termo-solari sono invece molto più accessibili a un vasto gruppo di piccole e medie aziende italiane.