16/05/10
ANTONINO AGOSTINO ED EMANUELE PIAZZA
La notte del 21 giugno1989 ignoti piazzarono un borsone, contenente 58 candelotti di tritolo, tra gli scogli antistanti alla villa all'Addaura dell'allora giudice istruttore di Palermo: Giovanni Falcone.
Non si capisce esattamente per che motivo, le cronache dell'epoca riferiscono di un detonatore difettoso, l'attentato fallì e la borsa inesplosa venne trovata e resa innocua dagli agenti di scorta.
Oggi timidamente si sta cercando di far più luce su un affare mai chiarito definitivamente.
Falcone fin da principio sospettò che dietro al fallito attentato non ci fosse solo la mano della mafia ma riconobbe la firma di quelle che lui definì “menti raffinatissime”, si mormorò anche che fosse coinvolto Bruno Contrada, allora funzionario del Sisde poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
A distanza di poco tempo dal fallito attentato, molti dei soggetti attori della vicenda morirono in circostanze misteriose. L'agente Antonino Agostino venne ucciso insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio il 5 agosto del 1989 da un commando di killer. Un altro agente, Emanuele Piazza, venne ucciso dalla mafia il 15 marzo 1990. Lo spacciatore Francesco Paolo Gaeta, che probabilmente per errore vide chi mise l'esplosivo alla villa dell'Addaura, venne ucciso a colpi di pistola il 2 settembre 1992. Il pentito mafioso Luigi Ilardo, che cominciò a confidare alle forze dell'ordine dei particolari della vicenda, venne assassinato il10 maggio1996, qualche giorno prima di poter verbalizzare le dichiarazioni.
A 21 anni di distanza nuovi elementi permettono di riaprire le ricerche per individuare i reali mandanti ed esecutori del fallito attentato e di riconoscere i veri eroi del salvataggio del giudice, gli agenti Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, coloro che probabilmente trovarono la borsa contenente l'esplosivo e diedero l'allarme permettendo di salvare Falcone.
Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari ha recentemente iscritto nel registro degli indagati 5 nuove persone, sono il killer della mafia Salvo Madonia, Gaetano Scotto (uno dei presunti mandanti ed esecutori anche della strage di via d'Amelio dove perì Paolo Borsellino e la sua scorta), Raffaele e Angelo Galatolo del clan Madonia e Angelo Fontana, il pentito che oggi si autoaccusa.
La posizione di un altro, Giuseppe Galatolo, è stata stralciata per la morte di questi.
Vengono finalmente formalizzati i sospetti di un coinvolgimento dei servizi segreti deviati presenti alla DIA di Caltanissetta assegnandogli il ruolo di talpa sugli spostamenti del magistrato.
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