da meridionalismo.it
Domani pochi giornali parleranno di quel che è accaduto, ne sono sicuro. Il perché è lampante: non viviamo più in un paese libero. Del resto persino la Freedom House classifica per libertà di stampa nel 2010 l’Italia al 72º posto, tra i paesi Partly Free, insieme a Benin, India e Hong Kong.
Ma facciamo un passo indietro. Questa mattina diversi movimenti meridionalisti (tra cui Insieme per la Rinascita e Altro Sud) assieme a Francesco Emilio Borrelli (Verdi) e Gino Sorbillo, si sono recati al di fuori del Castel dell’Ovo per compiere un volantinaggio pacifico contro le ultime offese razziste dell’On.Bossi; in più il gruppetto di manifestanti aveva da subito attirato l’attenzione dei passanti dal momento che distribuivano gratuitamente mozzarelle ai passanti. Il motivo della location scelta era ben preciso: stamane il Ministro Maroni incontrava una delegazione di industriali presso il suddetto castello. La manifestazione sin da subito si palesava come ad alto contenuto ironico vista l’accoglienza compiaciuta di tutti i passanti. Ma ben presto la quiete si è trasformata in tempesta. In un primo momento un cordone di poliziotti vietava l’ingresso ai “facinorosi”; di lì a poco Francesco Emilio Borrelli veniva invitato ad allontanarsi. Dopo il suo rifiuto le forze dell’ordine lo hanno accerchiato con l’intenzione di arrestarlo; addirittura un poliziotto prontamente giustificava il tentativo di arresto asserendo ”tu mi hai dato un gancio nello sterno”, il che non corrispondeva alla realtà. Fortunatamente l’arrivo di alcuni fotografi che stavano intanto immortalando la scena, ha evitato l’arresto.
Dopo nemmeno dieci minuti usciva dal Castello un giornalista de “Il Mattino” esterefatto: lo avevano identificato dopo che si era “permesso” di chiedere chiarimenti a Maroni in merito ad alcune imprecisazioni esternate dal Ministro in merito al numero di superlatitanti ancora in circolazione (ovvero 13 e non 3 come asserito da Maroni). Schifato dall’accaduto il suddetto giornalista lasciava la location per recarsi alla sede del suo giornale. Di lì a poco delle grida e un pianto attiravano l’attenzione di molti presenti; dopo cinque minuti si veniva a sapere che una giornalista di sky tg24 era stata letteralmente sollevata e scaraventata via dalle guardie del corpo del Ministro, dopo aver tentato di porgli alcune domande. In queste ore è ricoverata al Loreto Mare per accertamenti: si teme abbia avuto problemi alle costole.
Alla luce di tutto ciò Francesco Ciappa ed il sottoscritto Luca Antonio Pepe, esponenti del movimento meridionalista Insieme per la Rinascita, abbandonavamo prontamente la scena per non incorrere in ulteriori guai. Ma arrivati vicino l’auto ci accorgevamo che tre esponenti della Digos ci avevano inseguito. Dopo essersi identificati chiedevano con foga i nostri documenti per identificarci; e dopo essersi presi i nostri dati con scherno asserivano ”ragazzi dopo tutto la manifestazione era simpatica”: oltre il danno pure la beffa.
Vorrei chiudere questo resoconto citando l’art.21 della Costituzione: ” Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Di Luca Antonio Pepe
28/09/10
14/09/10
Chiudono la scuola di inglese e spariscono con i soldi del bottino
La World Wide School, la scuola che organizzava corsi privati di inglese, ha chiuso le sedi di Verona, Palermo, Milano, Genova, Napoli e studenti, insegnanti, lavoratori del call center, in agitazione su Facebook, si danno appuntamento per manifestare sabato 18 settembre. A Milano ci sarà un corteo, l’appuntamento è alle ore 10:00 in via Tonale, 26; altre manifestazioni sono previste lo stesso giorno anche a Genova, Verona e Palermo.
Da inizio 2010 è successo che le sedi della scuola hanno iniziato a ridurre l’organico dei lavoratori, così sono scomparsi i tutor, le assistenti di laboratorio, i lavoratori del call center e gli insegnanti che non venivano pagati da mesi, fino alla chiusura completa di luglio con un avviso alla porta delle varie sedi in cui si lasciava intendere che la chiusura fosse per ferie o solo momentanea come nel caso della sede di Napoli:
"Si comunica alla spett.le clientela che per problemi amministrativi (rinnovo dei contratti di lavoro per trasferimento proprietà) la scuola resterà chiusa fino al 31 agosto 2010.
Ci scusiamo per il disagio."
Il 31 agosto è passato e nessuna delle sedi ha riaperto.
Questo comportamento in malafede ha fatto pensare ad una truffa organizzata e, come di seguito verrà esposto, ci sono vari elementi per ritenere che sia una truffa.
Dalla visura della Camera di Commercio di Verona risulta che la World Wide srl è una società uni personale con soli 10 mila euro di capitale dichiarato, nata il 25 marzo 2009, e ad essa il 27 marzo 2009 è stata ceduta l’attività da parte della World Wide Italia srl, quest’ultima sulla via del fallimento. Infatti, il prossimo primo ottobre è fissata al tribunale di Verona l’udienza per la procedura fallimentare e ai primi di luglio non è stato accolto il concordato preventivo.
La World Wide Italia srl è anch’essa una società con capitale irrisorio di 10 mila euro, di proprietà al 95% di una società con sede in Lussemburgo e amministrata da una famiglia di Verona.
Si ipotizza che hanno pensato di dichiarare fallimento per non pagare più i loro creditori, trasferendo la proprietà ad un prestanome; infatti, essendo una srl risponderà solo del capitale irrisorio di 10 mila euro.
Inoltre, la scuola ha adottato l’escamotage di un finanziamento per gli iscritti, tramite la formula del credito al consumo, che la società Carifin Italia S.p.A. erogava alla scuola. Ciò appare come un meccanismo truffaldino ben organizzato perché gli iscritti devono continuare a pagare l’intero importo anche se la scuola è risultata inadempiente al contratto.
Ulteriore prova della malafede dei responsabili delle varie sedi della scuola è l’aver tenuto un comportamento truffaldino, segnalato alla Guardia di Finanza di Verona, nel continuare a fare pubblicità ingannevole con annunci di corsi gratuiti di 5 mesi pubblicati sul web, fino a luglio 2010, mentre le sedi della scuola chiudevano.
Gli iscritti delle varie sedi d’Italia si sono rivolti alle associazioni dei consumatori per chiedere l’annullamento del contratto con la finanziaria che aveva l’esclusività del finanziamento con la scuola, anche se il contratto prevede una clausola vessatoria che nega tale esclusività. Tuttavia le associazioni dei consumatori, in particolare la Federconsumatori di Milano, sono fiduciose che avranno ragione per via giudiziaria e annunciano anche esposti alle Procure della Repubblica.
I truffati in tutta Italia sono almeno 15 mila tra studenti e lavoratori per un volume di affari stimato intorno ai 10 milioni di euro l’anno.
Intanto cresce l’attenzione mediatica verso la vicenda World Wide sia sul web che sulla stampa: a fine agosto sono stati pubblicati articoli su La repubblica nell’edizione di Genova e su Il Mattino di Napoli; il Tgr Lombardia ha fatto un servizio andato in onda nell’edizione delle ore 14:00 del 12 settembre.
Anche lo stretto legame tra Carifin e World Wide, che appare un cliente privilegiato di Carifin tanto da concedere finanziamenti a tasso zero per gli iscritti della scuola, fa ipotizzare che ci sia un’organizzazione che ha agito in modo illecito. Infatti, la società Carifin, che fa parte del gruppo Delta, è in via di liquidazione e i problemi sono iniziati con quanto successo nel maggio 2009: un’inchiesta della Procura di Forlì ha portato all’arresto dei vertici della Cassa di Risparmio di San Marino, del direttore di Carifin e del vicepresidente del gruppo Delta; l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio del denaro sporco, frutto di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato italiano. Secondo i Pm forlivesi, oltre un miliardo di euro sarebbero finiti nella Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino e riciclati tramite le attività del gruppo Delta e delle sue controllate, tra cui la Carifin Italia S.p.A.
05/09/10
FLI: sintesi dell'intervento di Gianfranco Fini a Mirabello
"Il Pdl non c'è più". Dal palco della Festa Tricolore a Mirabello, Gianfranco Fini ha decretato la rottura definitiva con il partito che aveva cofondato con Silvio Berlusconi."Non potrà accadere che Futuro e libertà possa rientrare in ciò che non c'è più: o si ricostruisce, o il Pdl appartiene a una bella pagina che non si è concretizzata. Ora c'è il partito del predellino, un'estensione di Forza Italia" ha scandito il Presidente della Camera, che nel suo intervento ha voluto fare "chiarezza" in un momento "di difficoltà".Gli attacchi al Popolo della libertà sono stati forti. "C'è stata di fatto la mia estromissione dal partito che avevo contribuito a fondare, con un atto illiberale, autoritario, che non ha nulla a che spartire con il pluralismo che è una delle condizioni affinchè un partito sia considerato un partito liberale di massa" ha tuonato l'ex leader di An, definendo la decisione "un atto degno del peggiore stalinismo".Tuttavia, Fini ha promesso sostegno leale all'esecutivo ma "chiederemo, e non dovrà esserci negato, di discutere di come si traducono in realtà i titoli delle riforme". Nelle sue parole non è mancato un riferimento alla Giustizia: "Il garantismo è un principio sacro, ma non può essere una sorta di impunità permanente. E' disfattismo dire che la magistratura italiana è un caposaldo della nostra democrazia? Ci sono sì le mele marce nella magistratura, ma non si può contestare il presidio della legalità". "Io non sarò mai contrario al lodo Alfano o al legittimo impedimento. Berlusconi ha il diritto di governare senza che una parte della magistratura lo possa mettere fuorigioco. Ma quel simpatico dottor Stranamore che è l'onorevole Ghedini non deve trovare una soluzione purché sia. Dobbiamo lavorare non a una legge ad personam, ma per una legge, come in altri paesi d'Europa, per tutelare la figura del capo del governo. E quindi non la cancellazione dei processi, ma la sospensione" ha argomentato Fini. Dura anche la presa di posizione su Gheddafi, con una critica alla "genuflessione" del governo italiano verso il dittatore libico.Sul progetto di Fli, il Presidente della Camera ha ribadito: "Fli non è An in sedicesimo; chi lo pensa non ha capito nulla. Fli è lo spirito autentico del sogno Pdl: è pensare che la transizione possa finire". Un passaggio è stato dedicato anche alla campagna condotta da 'Il Giornale' e 'Libero', definita "una infamia" e "un'autentica lapidazione di tipo islamico contro la mia famiglia".Altro punto toccato nell'intervento di Mirabello è la legge elettorale. "Va cambiata" ha sottolineato Fini, facendo mea culpa per averla votata. Sono, poi, arrivate le proposte da parte di Fli: "Il nuovo welfare dovrà essere finalizzato a rendere possibile che i ragazzi italiani siano l'anello debole della nostra catena sociale: il patto generazionale è importante come quello tra il Nord e il Sud. Ci sono tanti ragazzi che senza la pensione del nonno avrebbero molte difficoltà" ha detto il Presidente della Camera, che ha sollecitato un "intervento sul quoziente familiare". Infine, una frecciata a Berlusconi: "Dico una cosa che so che non piacerà a Berlusconi, ma qualcuno mi ha detto 'aspetta, non avere fretta, sei più giovane'. Ma io credo che se vogliamo fare qualcosa per l'Italia e soprattutto per il popolo del centrodestra, la dobbiamo piantare con l'utilitarismo, con il calcolo del farmacista, con la logica dell'attendere domani".
tratto dal sito "farefuturofondazione.it"
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Fischiamoli tutti!
di Michele
I cittadini onesti non ne possono più, il paese continua a impoverirsi, avere un lavoro è diventato un lusso (non viene considerato un diritto costituzionalmente riconosciuto) e non si fa altro che parlare di come trovare uno scudo giudiziario per Berlusconi.
Si fa finta di discutere dei gravi problemi dei cittadini mentre la propaganda di regime oscura le proteste dei terremotati, dei precari, dei disoccupati, degli studenti, degli insegnanti, dei ricercatori, dei disabili ecc.; in tale contesto l'unico modo per farsi sentire è diventato la pacifica contestazione di piazza, una forma di contestazione civile e democratica nell’esercizio della libera espressione del pensiero critico.
La disinformazione di alcuni media asserviti oscura anche le motivazioni delle contestazioni quando non può fare a meno di citarle. E’ il caso del Tg1 a guida berlusconiana di Minzolini per il modo in cui ha informato, o meglio disinformato, sulle recenti contestazioni a Dell’Utri (edizione serale del 31 Agosto) e a Schifani (edizione serale del 4 settembre). Nel servizio sulla contestazione a Dell'Utri non si è spiegato il motivo delle contestazioni, ha parlato solo Dell'Utri e si è etichettata una civile protesta a difesa della legalità come “tifo organizzato” contro Dell'Utri. Allo stesso modo il Tg1 non ha dato spiegazione delle contestazioni a Schifani, ha tolto l’audio sui cori rivolti a Schifani e a Dell’Utri, ha tagliato le inquadrature su chi mostrava le agende rosse, simbolo di giustizia e verità in memoria di Paolo Borsellino.
Coloro che manifestano pacificamente non sono “incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto” e non hanno intenzione di “impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici” bensì si contesta la degenerazione culturale della politica. Il nocciolo della questione è che certa gente, in un paese civile, non può ricoprire le cariche istituzionali che ha e le ricopre allo scopo di avere l'impunità.
Purtroppo non esiste il confronto nelle sedi istituzionali preposte perché, ad esempio, oltre 300 mila firme del primo V-Day sono state regolarmente depositate in Parlamento ma vengono costantemente ignorate. C’è un distacco delle istituzioni dai problemi reali, è palese la non volontà di ascoltare.
Dunque, si è costretti a farsi sentire con contestazioni pacifiche le cui motivazioni vengono comunque ignorate da certa informazione servile, manifestazioni che qualcuno pensa di impedire, nonostante siano proteste civili e pacifiche, perché si vuole reprimere qualsiasi forma di dissenso popolare rappresentato dalla maggioranza della popolazione.
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