27/02/10
ITALIANI, STRANA GENTE
Il recenti sviluppi del caso Mills, con l'ennesima campagna di delegittimazione della magistratura con cui sta andando a braccetto, hanno riportato prepotentemente a galla uno dei vizi peggiori del popolo italiano; quello che oggi, usando un neologismo, definiamo “berlusconismo” ma che di fatto colpisce indifferentemente sia i sostenitori del cavaliere che i suoi detrattori e che è entrato a far parte del modo di essere di alcuni molto prima che Berlusconi decidesse di scendere in campo. Silvio Berlusconi ha l'indubbia responsabilità di aver fatto entrare definitivamente in politica il concetto del personalismo, espressione di un comportamento tipico della parte più mediocre del Paese, cosicché si è potuta sostituire l'oggettività con la soggettività, applicata in ogni campo.
La gente non ha più vergogna nel dire “evado le tasse perché tanto lo fanno tutti” o “parcheggio nel posto riservato ai disabili, tanto se non lo facessi io lo farebbero altri”, l'effetto immediato di un azione sembra essere diventato più importante del fine ultimo di benessere per un intera collettività.
Forse una metafora calcistica potrà far comprendere meglio il pensiero che vorrei esprimere.
Tempo fa l'allenatore serbo Boskov, al termine di una partita in cui un errore arbitrale aveva decretato la sconfitta della sua squadra, sorprese tutti i giornalisti che si accalcavano a domandargli un giudizio sulla faccenda, rispondendo “rigore è quando arbitro fischia”. Stop, non c'era altro da dire. Nel paese in cui il lunedì mattina tutti gli italiani si trasformano nei migliori allenatori del mondo queste frasi passano per barzellette e non vengono valutate per ciò che in realtà rappresentano: le regole fondamentali che sono state da tutti accettate e che tutti sono tenuti a rispettare.
Tornando al caso Mills la magistratura, emettendo la sentenza, non ha parteggiato per nessuno; ci sono delle leggi decise da altri e il compito di questa istituzione è quello di applicarle, sempre e comunque. Il tribunale che ha giudicato Mills e che ora in molti si affrettano a voler definire “amico del Berlusca” è il foro di Milano, lo stesso foro che Silvio Berlusconi definisce continuamente come popolato solo da ”magistrati comunisti”.
Ecco in cosa consiste il berlusconismo, nel giudicare una situazione solo in base al fatto se è a noi congeniale o meno.
E' già successo recentemente quando al mafioso Graviano venne tolta la pena accessoria dell'isolamento diurno e si volle sollevare il dubbio che i giudici con quella decisione avessero voluto favorire l'ex boss, fatto salvo doversi ricredere in un secondo tempo, ma questa volta a bassa voce, perché quella non era una scelta presa unilateralmente da un giudice ma semplicemente l'applicazione dell'art.72 del nostro codice penale che prevede che la durata massima di isolamento diurno sia di 3 anni.
Con questo non voglio affermare che alla comunità spetta solo il compito di fare da spettatore, anzi, il mio vuole essere un invito ad approfondire sempre la conoscenza delle cose. Il popolo ha il diritto, anzi il dovere, di partecipare alle decisioni dello Stato attraverso gli strumenti messi a disposizione. Per quanto riguarda, ad esempio, la legiferazione ci viene riconosciuto lo strumento del referendum popolare e dovremmo insorgere quando questo diritto viene calpestato come è stato fatto nel decidere il ritorno al nucleare o per la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti, esempi di come la politica abbia calpestato con indifferenza una decisione presa dal popolo sovrano.
Il vero problema della legalità in Italia non è rappresentato dalla prescrizione del reato di David Mills, la nostra peggior sciagura è che da qui a poco ci scorderemo che comunque è stato provato che Mills sia stato corrotto ... e da chi.
Forse per ridare la speranza di un futuro fatto di verità e giustizia basterebbe che noi italiani ci riabituassimo ad avere una memoria dei fatti un po' più lunga di quella dei pesci rossi.
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26/02/10
CORRUZIONE, CHI PAGA ?
A diciotto anni di distanza da tangentopoli la questione morale è tornata prepotentemente agli onori della cronaca come testimoniano il moltiplicarsi di notizie riguardanti gravi ipotesi di illecito come nelle recenti indagini della magistratura fiorentina su alcuni "grandi eventi" in cui è intervenuta la protezione civile o sui recenti e ripetuti arresti di politici lombardi.
La Corte dei Conti denuncia da tempo il ritorno del malcostume della corruzione come pratica ormai divenuta consuetudine.
Il “Corruption perception index”, l'indice internazionale di percezione della corruzione stilato dall'agenzia Transparency international, pone l'Italia al 63° posto in graduatoria su un totale di 180 paesi analizzati. Il paese più virtuoso è risultato essere la Nuova Zelanda e quello più contaminato la Somalia. In Europa peggio dell'Italia ha saputo fare solo la Grecia che si trova al 71° posto. Cile, Uruguay, Botswana e Capo Verde possono dare al nostro Paese lezioni di moralità.
La tabella con la classifica completa si può trovare QUI
Per quanto riguarda l'indice di propensione alla corruzione, cioè la graduatoria dei paesi più corruttori, analizzando le 22 principali nazioni industrializzate il quadro che si delinea è ancora peggiore. Viene evidenziato che solo le aziende di India, Messico, Cina e Russia sono propense a elargire tangenti più di noi mentre nessun altro paese europeo riesce a fare peggio dell'Italia.
Nel 2009 in Italia si sono registrate 221 denunce per fatti di corruzione (+229% rispetto al 2008), 219 denunce per concussione (+153% rispetto al 2008) e addirittura 1.714 per abuso di ufficio.
La Banca Mondiale stima che in Italia ogni anno quasi 50 miliardi di euro vengono pagati per le “mazzette” solo nell'ambito del settore pubblico.
Tutte le politiche volte alla trasparenza e all'integrità nelle amministrazioni fin qui adottate si sono dimostrate inutili e la comunità internazionale giudica insufficiente e contraddittorio l'operato del governo italiano in questa dura battaglia. L'Italia infatti non ha ancora ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite in materia e viene rilevato come i magistrati inquirenti siano stati limitati nelle loro attività mentre per contro ad alti funzionari è stata concessa l'immunità da azioni penali. L'Italia non ha ne un numero verde né un sito web dove le persone possano segnalare casi di corruzione.
Eppure il fenomeno della corruzione all'interno della pubblica amministrazione incide in maniera molto pesante sullo sviluppo economico. E' stato stimato che questo fenomeno, da noi quasi ignorato o declassato a reato di serie B, causi una speciale salatissima ed occulta tassa che si aggira intorno ai 1.000 euro l'anno che ogni singolo contribuente si trova a dover pagare in più per coprire i “pubblici ammanchi”.
I maggiori illeciti sono stati rilevati, in ordine, in Lombardia (la regione con il più elevato tasso di sviluppo economico-industriale), in Sicilia, in Lazio (la regione con la più alta concentrazione di enti e di strutture pubbliche) e in Puglia.
Secondo i dati del Comando generale della Guardia di Finanza i settori della pubblica amministrazione maggiormente colpiti sono quelli della sanità, delle assunzioni del personale, della concessione di finanziamenti, degli appalti pubblici, delle consulenze e lo smaltimento dei rifiuti.
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25/02/10
GALLI SULLA MONNEZZA
La storia di questi 16 anni di crisi dei rifiuti in Campania, che hanno causato l’avvelenamento radicale di terra, prodotti ed abitanti, è densa e piena di contraddizioni: dal piano Rastrelli al decreto Ronchi passando dalla FIBE-IMPREGILO al commissario straordinario Bassolino, da Prodi agli impianti di CDR fuori norma, dal prefetto di ferro Catenacci al superprefetto De Gennaro (quello del g8 di Genova), da BertolasoI a BertolasoII ed indagato, sino al Re-Berlusconi ed alla falsa fine dell’emergenza attraverso la moltiplicazione, manu militari, di megadiscariche ed inceneritori.
Uno scenario drammatico, che diventa incubo se lo osserviamo dai nostri paesi (l’area vesuviana di Terzigno, Boscotrecase e Boscoreale) interessati da un accanito inquinamento che ha inizio nei lontani anni ’70. Se oggi l’attenzione è rivolta alle due nuove discariche (di cui una funzionante dalla scorsa estate e l’altra, Cava Vitello, di dimensioni spropositate, pronta ad essere inaugurata) che fanno scomparire sotto una coltre di rifiuti l’idea di un Parco Nazionale del Vesuvio, nulla si dice della vecchia SARI, discarica esaurita nel 1995 e mai bonificata, vera bomba ecologica causa prima dell’innalzamento dei tassi di malformazioni, tumori e malattie cardiovascolari tra i paesi limitrofi.
E’ proprio la questione della bonifica che rende più chiaro ai nostri occhi l’imbroglio ecologico che si sta perpetrando ai danni delle popolazioni disinformate. Bisogna essere onesti intellettualmente: quando e come si potrà mai bonificare e risanare l’ambiente e la falda acquifera dopo aver colmato un buco a fossa con più di 70 metri di rifiuti di tutti i tipi?
Sino ad ora l’opera delle istituzioni, tecniche e politiche, non ha minimamente tranquillizzato i cittadini garantendo l’esecuzione di interventi adeguati, duraturi e risolutivi. La necessità della bonifica dei siti inquinati, e di quelli che lo saranno di qui a breve, è indubitabile ma è altrettanto vero che tutto quello che praticamente è stato fatto per restaurare l’ambiente ed eliminare i focolai d’inquinamento altro non ha rappresentato che l’ulteriore fonte di facili guadagni per l’insaziabile lobbie politico-camorristico-imprenditoriale (caso Jacorossi docet…).
Ecco perché non ci fidiamo dei balletti pre-elettorali di coloro i quali in tanti anni niente hanno fatto per indirizzare le politiche ambientali dei loro paesi su strade sostenibili e rispettose della salute degli abitanti. La loro contrarietà, adesso, all’apertura di nuove discariche è palesemente strumentale, prova ne è il fatto che non riescono a proporre serie alternative ad un modello di sviluppo che erge a sistema la creazione di inceneritori, rigassificatori, dissociatori molecolari e, perché no, centrali nucleari.
Costoro, la partitocrazia al potere, che oggi vorrebbero atteggiarsi a paladini del bene comune (mirando, in realtà, al consenso!) non sono altro che galli sulla monnezza. Prima hanno condannato questa terra ed i suoi abitanti ad una morte lenta ed inesorabile poi, sullo stesso suolo contaminato, stanno inscenando una danza macabra ritmata dall’ozioso ritornello vota tu che voto anch’io. Tutto questo incoscienti del dato che il loro destino è praticamente segnato: essere inchiodati alle loro irresponsabilità.
Come comitati e movimenti autonomi dell’area vesuviana continueremo a percorrere, come da 6 anni a questa parte, una strada altra proponendo una strategia di gestione dei rifiuti partecipata, radicalmente opposta all’attuale e per un piano compatibile con la salute collettiva senza megadiscariche ed inceneritori incentrato sul modello “Zero Rifiuti”.
23-02-2010
Comitato civico Comuni Vesuviani
Movimento difesa del territorio Area Vesuviana
24/02/10
REGIONALI 2010 – I CANDIDATI ASCOLTANO I CITTADINI?
Mi sembra doveroso fare un primo bilancio dell'esperimento di comunicazione con i candidati per le elezioni regionali a quattro giorni di distanza dall'invio della mail in cui si chiedeva l'opinione riguardo a temi di particolare interesse per i cittadini.
Tre giorni, d'altronde, era il limite che mi ero prefissata per poter definire una qualche risposta come rapida.
Per la Basilicata:
FLORENZO DOINO – PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI – dopo avermi chiesto di pazientare qualche giorno poiché erano molto presi con la raccolta firme mi ha risposto personalmente la sera stessa (era tardi ma il tempo evidentemente lo ha trovato) dando risposta alle domande. Complimenti., efficiente.
Per la Campania:
VINCENZO DE LUCA – PD - mail inviata alla segreteria di partito che velocemente mi ha comunicato che cercheranno di farmi contattare dall'ufficio stampa del candidato. Speriamo.
Per l'Emilia Romagna:
MICHELE TERRA - PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - rapido, completo, esaustivo. Complimenti.
VASCO ERRANI – PD – prima mi hanno rimbalzato chiedendo di scrivere all'ufficio comunicazioni. L'ufficio il cui compito dovrebbe essere di mantenere i contatti con l'esterno mia ha risposto: “il candidato presidente per mancanza di tempo non può riuscire a soddisfare tutte le richieste di interviste che continuano a giungere in questo periodo. Tra pochi giorni, sul sito elettorale di riferimento sarà pubblicato in ogni dettaglio il suo programma da cui trarre le risposte”.
Per il Lazio:
MARZIA MARZOLI - RETE DEI CITTADINI – cortese, rapida e chiara. Complimenti.
Per la Liguria:
CLAUDIO BURLANDO - PD UDC – rapida e competa la risposta, scritta un po troppo in politichese ma comunque esaustiva. Molto buono.
Per la Lombardia:
SAVINO PEZZOTTA - UDC – rapido, completo, esaustivo. Complimenti.
VITO CRIMI – MOVIMENTO 5 STELLE – immediata risposta di suo pugno in cui ha esposto il punto di vista in maniera generale promettendo di inviarmi in un secondo tempo una comunicazione più dettagliata. Aspettiamo.
VITTORIO AGNOLETTO - FEDERAZIONE DELLA SINISTRA – mail inviata alla segreteria di partito che ha risposto assicurando attenzione da parte del candidato nel giro di pochi giorni. Aspettiamo.
Per le Marche:
MASSIMO ROSSI - FEDERAZIONE DELLA SINISTRA, SINISTRA E LIBERTÀ – mi ha risposto il referente per la stampa assicurandomi una risposta entro breve che è arrivata puntuale il giorno seguente. Complimenti.
MIRKO CANALA - LEGA ITALIA, FRONTE VERDE ECOLOGISTA INDIPENDENTE, FIAMMA TRICOLORE - ha risposto personalmente in maniera chiara e precisa. Complimenti.
Per la Puglia:
MICHELE RIZZI - PARTITO ALTERNATIVA COMUNISTA – la mail è stata inviata alla segreteria di partito che ha subito avvisato che avrebbe trasmesso comunicazione al candidato. Aspettiamo.
Per l'Umbria:
CATIUSCIA MARINI - PD – risposta rapida, chiara ed esaustiva. Complimenti.
FIAMMETTA MODENA – PDL – molto gentilmente la segreteria mi ha chiesto di pazientare assicurandomi una risposta, risposta che è puntualmente arrivata il giorno seguente. Complimenti.
Per quanto riguarda la Calabria, il Piemonte e la Toscana tutto tace.
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23/02/10
NOLA, AVVOCATI IN SCIOPERO: I MAGISTRATI LAVORANO TROPPO
Italiani, campioni indiscussi nell'affermare un principio e subito dopo negarlo con tutte le proprie forze. Ci siamo talmente assuefatti a contraddizioni del genere da non farci neppure più caso sopratutto nel mondo della politica, dove la coerenza dovrebbe invece essere la solida base su cui poggia la fiducia che i cittadini affidano agli uomini delle istituzioni.
Questo strano costume di pretendere una cosa salvo poi manifestare veementemente per averla ottenuta, sta dilagando in tutte le categorie lavorative, senza risparmiare quella dei professionisti della giustizia.
Questa che vi racconto è la vicenda di come a Nola, in Campania, la classe degli avvocati sia scesa sul sentiero di guerra per protestare contro la magistratura dimostrando per giunta ben poca fantasia nel scegliere il bersaglio dato che ultimamente "l'insulto al magistrato" sembra vada particolarmente di moda. Secondo gli avvocati nolani i magistrati del locale tribunale si sono macchiati del tremendo crimine di lavorare troppo velocemente, non viene imputata loro superficialità ma solo eccessiva rapidità !
Qualcuno avvisi l'avvocato Ghedini che ha ancora in tasca il disegno di legge sul processo breve.
L'avvocatura penale di Nola ha indetto uno sciopero per manifestare contro i magistrati del Tribunale accusati di voler celebrare troppo prontamente i processi a imputati che vengono ritenuti maggiormente pericolosi, non concedendo pause, rimanendo a studiare gli atti giorno e notte pur di arrivare alla conclusione del processo in tempi ragionevoli.
Paradosso del paradosso, il tribunale di Nola risulta essere uno dei più sguarniti d'Italia dal punto di vista dell'organico nonostante proprio qui si celebrino importanti processi contro la camorra partenopea.
In qualsiasi Paese del mondo questi magistrati avrebbero ottenuto un encomio per l'eccezionale lavoro che stanno dimostrando di voler portare avanti nonostante le difficoltà pratiche; in Italia accade che si sciopera per protestare contro la loro eccessiva solerzia.
Forse la ragione di questo incomprensibile comportamento la si può trovare nel fatto che la camorra nolana è nota per essere sempre attivamente partecipe nelle campagne elettorali per le elezioni comunali e regionali, sostenendo i candidati dei quali intende poi servirsi, e che la Campania è una delle regioni che il mese prossimo dovranno rinnovare la giunta regionale.
Questa volta sono proprio curiosa di vedere che posizione prenderà l'on.Ghedini, sempre ammesso che trovi utile ai fini della chiarezza far cenno a questa insensata e gravissima vicenda.
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21/02/10
CONOSCIAMO I CANDIDATI GOVERNATORI
- la normativa da poco introdotta riguardo la privatizzazione di diversi servizi pubblici locali tra i quali l'acqua
- le priorità nella lotta al contrasto della criminalità
- principali interventi da mettere in atto in materia di sanità
- politiche sulla famiglia
Nucleare, come la pensano i candidati
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20/02/10
COME TI CAMBIO LA COSTITUZIONE “AD PERSONAM”
Mentre agli italiani gli si propina il 60° festival della canzone italiana impegnando tutti i neuroni disponibili nell'affannoso tentativo di decidere se la canzone del principino è SI o NO, nelle stanze del Palazzo si lavora affinché il televoto di San Remo rimanga l'unico surrogato di quella che una volta era la sovranità popolare italiana.
E' stata assegnata alla I° commissione affari costituzionali la discussione della proposta di legge costituzionale “Modifica di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti la forma di Governo, la composizione e le funzioni del Parlamento nonché i limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”. Il più eloquente esempio di come il cambiamento di pochi articoli della Costituzione ne possano completamente stravolgere il significato.
Queste quisquilie di modifiche prevederebbero:
Riforma del Senato
Il Senato della Repubblica diverrebbe il «Senato federale della Repubblica» mutandone la forma e la funzione. Il suo ruolo sarebbe quello di rappresentanza delle regioni, ente a cui viene demandato il compito di sceglierne i componenti, sottraendolo perciò ai cittadini, e da cui dipenderebbero direttamente.
Riorganizzazione della Camera dei deputati
I deputati diventerebbero 500 in totale, verrebbero eliminati i deputati eletti nella circoscrizione estero. La Camera sarebbe l'unico organo in grado di esercitare la funzione di indirizzo politico.
Revisione della funzione legislativa dello Stato
Si riconosce al capo alla Camera dei deputati l'inalienabile decisione ultima in merito al testo definitivo di una legge.
La forma di Governo
Il Presidente del Consiglio dei ministri diventerebbe l'unico depositario della fiducia, sarebbe solo lui a formare il Governo diventandone anche il supremo responsabile.
Se oggi per proporre una mozione di sfiducia verso il governo viene richiesta l'adesione di almeno un decimo del Parlamento, dopo questa riforma dovrà essere almeno un terzo dei deputati ad esprimersi sfiduciando il presidente del consiglio. La mozione così accettata dovrebbe poi ricevere la maggioranza assoluta dei voti della Camera per diventare esecutiva.
Le funzioni del Presidente della Repubblica
Basterebbe scrivere “nessuna” e si risparmierebbero tanti giri di parole.
Questa proposta dà l'impressione di essere il primo passo per riuscire a trasformare la nostra Repubblica in una monarchia, il tutto ordito senza che ai cittadini venga neppure chiesto di esprimere un parere nel merito.
IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DEPOSITATA ALLA CAMERA
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19/02/10
MILANO LA MAFIOSA
La 'ndrangheta per sua stessa natura non può essere descritta come un problema circoscritto alla sola regione calabra, la 'ndrangheta fa della capacità di infiltrazione di qualsiasi realtà la circondi la sua arma più micidiale e vincente.
E' anacronistico e fuori da ogni logica assistere a scene in cui esponenti delle istituzioni negano l'esistenza dell'attività 'ndranghetista nella propria regione. Mi riferisco nella fattispecie alle recenti dichiarazioni del prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, che lo scorso 21 gennaio davanti ai membri della commissione parlamentare antimafia ha affermato che a Milano e in Lombardia la mafia non esiste, o meglio risiede ma non opera. Secondo il prefetto in molti casi il dubbio viene generato da casi di omonimia (!!!) e a suo avviso nel contesto lombardo non esiste alcuna collusione tra mafie e società civile.
Molti dati oggettivi tendono a smentire categoricamente le parole dell'incauto prefetto.
Non più di una settimana prima del vertice il capo della polizia di Stato, Antonio Manganelli, ha dichiarato “la 'ndrangheta rappresenta la mafia più temibile e più insidiosa in Lombardia” aggiungendo che “se ci fosse una hit-parade della criminalità organizzata, quella calabrese, sia qualitativamente che quantitativamente, in Lombardia è quella che ci preoccupa di più”.
D'altronde sono almeno 10 i maxi-processi alla mafia che sono stati celebrati nell'aula bunker di via Uccelli di Nemi a Milano negli ultimi vent'anni e molte di più le operazioni di polizia che si sono svolte.
“wall street”, “count down”, “atto finale”, “parco sud”, “nord-sud”, “autoparco”, “duomo connection”, “gemini”, “murcia”, “isola”, “ciaramella”, “for a King”, “pavone”, “smart”,
tutte inchieste che coinvolgono direttamente il territorio lombardo.
Il parlamento ha previsto, con l'articolo 3 V° della legge 166/09, di istituire una speciale task force con il dichiarato scopo di arginare le infiltrazioni mafiose nel milanesissimo progetto dell'Expo 2015. Viene costituita una sezione specializzata per l'alta sorveglianza delle grandi opere che dovrebbe venir coadiuvata da un gruppo centrale interforze che opera solo nell'ambito dell'Expo 2015, l'inghippo sta nel fatto che questa complicata macchina nei progetti del Governo dovrebbe venir coordinata dal prefetto competente, cioè Gianvalerio Lombardi.
Come può un prefetto che nega la presenza della mafia a Milano coordinare una struttura che ha il solo scopo di combattere le infiltrazioni mafiose a Milano? Misteri meneghini!
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18/02/10
FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI
Quando il finanziamento ai partiti fu introdotto, con la legge Piccoli n.195 del 1974, l'intento dei legiferatori era quello di disincentivare eventuali collusioni o corruzioni dei politici dotando i partiti presenti in Parlamento di un piccolo capitale. Contestualmente venne promulgata una legge che vietava ai partiti di ricevere finanziamenti da altri enti pubblici e li obbligava a tenere un rigoroso registro di ogni aiuto economico di origine privata ricevuto che superava la modica cifra.
L'effetto immediato di questa norma fu quello di penalizzare le nuove formazioni politiche alimentando i farraginosi apparati burocratici interni.
Furono queste le basi su cui, mattone su mattone, si è poi costruita la casta.
Nel 1980 fa capolino in Parlamento una proposta che vorrebbe raddoppiare l'entità del finanziamento pubblico ma lo scoppio di un grosso scandalo di imprenditori che imbonivano politici con piogge di denaro impose uno stop al progetto. Uno stop solo momentaneo.
Nel 1981, con la legge n.659, i finanziamenti pubblici vengono raddoppiati, permane il divieto di ricevere finanziamenti da altri enti pubblici ma viene introdotta una modifica alle rigide regole di registrazione della contabilità dei finanziamenti sostituendo il severo registro con un più blando rendiconto su cui nessun ente ha potere di accertamento.
L' Italia deve assistere a tangentopoli perché con il referendum di iniziativa radicale dell'aprile 1993 il 90,8% degli italiani si esprima per sopprimere i finanziamenti pubblici ai partiti.
Fatta la legge, trovato l'inganno e dopo solo otto mesi da che il popolo sovrano si è espresso in materia viene trovato un sicuro escamotage, viene varata una legge in cui i soldi ai partiti non si chiamano più “finanziamenti” ma “contributi per le spese elettorali”. La legge viene applicata con un inusuale rapidità e diventa operativa già per le successive elezioni politiche che avvengono dopo tre mesi, viene previsto un contributo per le spese elettorali di ben 47 milioni di euro da erogarsi in un unica soluzione.
Facendo affidamento sulla ben nota memoria corta degli italiani nel 1997 con la legge 2 si evitano ipocrisie reintroducendo ufficialmente il finanziamento pubblico ai partiti, sovvenzioni su cui solo la Corte dei Conti può fare accertamenti basandosi però unicamente sui rendiconti presentati da ogni partito. La liquidità necessaria per coprire questa legge dovrebbe venir reperita mediante il versamento volontario dei cittadini del 4 per mille della propria dichiarazione dei redditi, fino a raggiungere un tetto massimo di complessivi 56 milioni 810mila euro.
La storia insegna che in politica i soldi non bastano mai e appena un anno dopo il tetto massimo viene ritoccato al rialzo portandolo a 82 milioni 633mila euro.
La chiara scelta dei cittadini viene clamorosamente tradita dai suoi rappresentanti.
Accade però che solo una minima parte di italiani aderisce all'invito di destinare volontariamente il 4 per mille per il finanziamento ai partiti, ribadendo così, se ce ne fosse stato bisogno, la convinzione della scelta referendaria.
Tocca nuovamente ai politici muoversi per autotutelarsi.
Con la legge 157 del 1999 viene definitivamente reintrodotto il finanziamento pubblico completo per i partiti che riescono ad ottenere durante le elezioni almeno il 4% delle preferenze, non viene previsto nessun sistema di controllo del rapporto entrate/uscite di un partito che diventa nei fatti una azienda a cui vanno erogati regolarmente contributi statali per 193.713.000 euro ogni anno, al confronto gli incentivi dati alla Fiat o all'Alitalia risultano quasi quisquilie.
Nel 2002, con la legge n.156, si decide che possono beneficiare dei finanziamenti tutti i partiti che ottengono almeno l'1% dei voti e la cifra da erogare passa dai quasi 194 milioni di euro a 468 milioni di euro.
La casta è diventata insaziabile e vuole ancora di più, nel 2006 insieme all'indulto si riesce a far passare un provvedimento per cui viene erogato il finanziamento previsto per il quinquennio di legislatura anche se lo schieramento politico non riesce a rimanere in carica per l'intero mandato, in pratica all'inizio di ogni singola legislatura vengono messi a disposizione dei partiti 2 miliardi e 340 milioni di euro.
Con il ribaltone politico del 2008, con conseguenti nuove elezioni a distanza di solo due anni dalle precedenti, accade che molti partiti percepiscono il finanziamento previsto per la legislatura che ha avuto inizio mandato nel 2006 a cui sommare quello previsto per la legislatura formatasi nel 2008.
Nel 2008, nel 2009, 2010 e ancora nel 2011 per alcuni partiti si vengono a sovrapporre i finanziamenti previsti per le due legislature arrivando a toccare la cifra da capogiro di un contributo di 3 miliardi 744 milioni di euro da spartirsi tra una decina di partiti.
Io vorrei conoscere il nome e il cognome di quella persona che ha firmato questa cambialona in bianco a favore dei partiti e che ora tocca a tutta la collettività pagare con le tasse nonostante quando ce lo hanno chiesto abbiamo risposto che non li vogliamo più sovvenzionare, cosa che è stata anche chiaramente ribadita quando ci è stato concesso di scegliere se versargli una quota su base volontaria. E se proprio si vuole considerare i partiti politici al pari di una azienda questo comportamento deve essere considerato come una violazione del contratto che lega i cittadini agli esponenti della politica e ci deve venir concesso di rescindere immediatamente il contratto diventato per noi vessatorio, oltre naturalmente farci restituire tutta la refurtiva.
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17/02/10
"Mi chiamo Maurizio..." è una testimonianza utile per combattere la mafia
di Loredana Orefice
Già dalle prime pagine del libro sento due parole chiavi: potere e senso di appartenenza.
Maurizio Avola è un giovane di 17 anni, ha una grande voglia di vivere, gli piacciono i bei vestiti, le moto, e sogna. Maurizio Avola come i suoi coetanei... sogna. Sogna di diventare qualcuno, sogna di avere di più: "ogni sera asciugavo i bicchieri e pensavo al potere. Non proprio ai soldi, ma al potere, quello che ti permette di vivere guardando tutti dall'alto."
Maurizio Avola come tutti i giovani ha un idolo, un modello. Il suo modello era Benedetto Santapaola. E così inizia il suo percorso - forse scontato quando vivi in un quartiere dove le scelte sono esigue - avere il potere diventando un membro della famiglia Santapaola.
Inizia ad ammazzare la gente, si sente vivo: ..."Affrontare una giornata da killer è un'eccitazione che pochi sperimentano. In tutta onestà, io amavo quella sensazione. Le persone che mi passavano di fianco per strada mi sembravano così piccole, e non lo sapevano, mentre io ero il padrone delle loro vite".
Poi l'incontro con il vertice: "era una sensazione fantastica: di lì a poco avrei avuto l'onore di guardare negli occhi, se il coraggio me ne avesse dato la forza, il capo della famiglia della Sicilia orientale. Il mio idolo, Benedetto Santapaola".
L'uomo a cui si consegnava, l'uomo a cui consegnava con fiducia la propria vita!
Anche il giudice in una sua deposizione dice: "Maurizio Avola ha vissuto credendo sempre in Santapaola".
A un certo punto però qualcosa s'incrina. Stava venendo meno proprio il suo senso di appartenenza alla grande organizzazione, alla grande famiglia mafiosa.
Lui sentiva tutto questo: "...non credevo più a niente, sentivo di poter essere tradito da chiunque".
La sua identità di "appartenente" a Cosa Nostra stava perdendo forma e lui ne era consapevole.
Allora la sua nuova scelta,la scelta di collaborare con la magistratura.
E, azzardo un po' a dire, fatta, secondo me, per sentirsi comunque legato a qualcosa, come se sentisse più forte il dolore del rifiuto da parte della famiglia mafiosa che la paura di perdere la vita e, quindi in qualche modo doveva uscirne... e si rifugia nell'altro suo legame, la "sua famiglia".
Con il suo nuovo percorso però, non si sentirà mai più pieno, non più vivo: "non c'è ghiaccio che anestetizzi la perdita della gloria... quando hai avuto tutto non puoi ricominciare da niente".
Ma soprattutto la sua nuova scelta lo fa sentire lacerato, lontano. Lui sente di non avere più un'identità: "... da quando ho fatto il gran passo di voltare le spalle a Cosa Nostra, ho perso la mia identità."
E questo lo paralizza...
Non è che io creda molto ai collaboratori di giustizia... diciamo che oggi faccio grande fatica a credere a qualcuno che usa il potere, anche solo di stare a una posizione più alta rispetto ad altri! Il libro mi piace, perchè certo è scritto bene, in modo dettagliato, molto preciso, ma le due parole-chiavi mi hanno guidata e fatto pensare che questo libro, proprio perché descrive molto bene la figura di un mafioso, possa essere un buon libro da far leggere ai ragazzi, ai giovani. Vi spiego perché.
Ogni ragazzo, può trovarsi in delle situazioni che provocano malessere sociale, soprattutto quando si vive in un posto che non ti offre tante scelte. Come a esempio, dove sono vissuta io, a pochi chilometri da Scampia, Casavatore, covo di droga e di armi...Tutti i presupposti per farti intraprendere dei percorsi fatali...
Il senso di appartenenza a un gruppo, l'emergere in questi posti è forte!...e sì come dice Maurizio ognuno ha il modo, c'è chi studia, chi compra e vende voti...chi uccide!
La nostra è una società allo sbaraglio... ma si possono trovare mezzi validi per opporsi, per tendere la mano a tanti giovani annoiati... e in quartieri, ribadisco, dove i percorsi sembrano scontati, è offrire alternative. Maurizio, Maurizio come tanti, sceglie come modello Benedetto Santapaola, perchè forse era il più convincente, e dal punto di vista materiale, e dal punto di vista della testimonianza!
Maurizio, sogna... e forse il suo sguardo non riusciva proprio ad andare oltre quel limite... di normalità dettata dalla cultura del suo paese. Ciò che lo rendeva grande, diverso e rispettato! Ciò che la reso vivo, focoso e intraprendente!
Maurizio vuole la fiducia...e la trova!...Di qualcuno riesce a fidarsi e desidera di essergli compiacente! ...forse non aveva alternative!
Ebbene, se le scuole oltre che informare, formassero... se in un territorio si stimolasse l'aggregazione e il confronto, la cooperazione, se già dalle famiglie venisse fuori un'educazione alla non prevaricazione, mi chiedo, non potrebbe essere già un'alternativa?
Gli esempi si devono dare con la vita e purtroppo i mafiosi, li sanno dare!..
Mi piace analizzare i contrasti, gli estremi. Se non conosci, non sai scegliere... se non conosci il male, penso non puoi capire il bene. E se non conosci il bene, non puoi coltivarlo...
Modelli alternativi, qualunque... l'importante è far fuoriuscire l'ingegno, la combattività: la capacità di dire no, a certi atteggiamenti radicati!
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16/02/10
A FONDI HA VINTO LA 'NDRANGHETA
Trasferito il prefetto di Latina che voleva lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Se ne va dicendo: “Mi guardo attorno e sono solo”. La campagna elettorale continua come se niente fosse successo.
Dal 1991, anno in cui è stata introdotta la prima legge che permetteva lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose, ad oggi sono stati 172 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, attualmente sono 16: Arzano (NA) sciolto il 5 marzo 2008, Siculiana (AG) sciolto il 16 giugno 2008, Amantea (CS) sciolto il 1 agosto 2008, Orta di Atella (CE) sciolto il 1 settembre 2008, Rosarno (RC) sciolto il 11 dicembre 2008, Sant’Onofrio (VV) sciolto il 8 gennaio 2009, Parghelia (VV) sciolto il 13 marzo 2009, Pago del Vallo di Lauro (AV) sciolto il 13 marzo 2009, Gioia Tauro (RC) sciolto il 14 aprile 2009,San Ferdinando (RC) sciolto il 14 aprile 2009, Villa Literno (CE) sciolto il 23 aprile 2009, Taurianova (RC) sciolto il 5 maggio 2009, Castello di Cisterna (NA) sciolto il 2 luglio 2009, Fabrizia (VV) sciolto il 24 luglio 2009, Vallelunga Pratameno (CL) sciolto il 17 agosto 2009, Furnari (ME) sciolto il 18 dicembre 2009.
E il Comune di Fondi?
Che fine ha fatto la giunta comunale infiltrata per mafia con più santi al governo che in paradiso? Ricapitoliamo la vicenda
CONTINUA...
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15/02/10
NORMA ANTI-INTERCETTAZIONI
E' in corso in Parlamento la discussione del disegno legge n°1611 presentato dal ministro della giustizia Alfano che titola “norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ”. Qualora questa legge entrasse in vigore gli sforzi delle forze dell'ordine per combattere un numero colossale di reati dovrebbero aumentare in maniera esponenziale nonostante tutti sappiamo che i fondi e i mezzi messi a loro disposizione vengono erogati sempre più con il contagocce.
Questo disegno di legge è veramente quanto di peggio di possa proporre in materia di giustizia, se il fine sotteso dal ministro era quello di risolvere il problema della fuga di notizie allora qualcuno dovrebbe avvisarlo che per fare ciò non è che sia indispensabile che nessuno, neppure nelle forze dell'ordine, possa più conoscere tali notizie.
La nuova norma renderebbe estremamente difficile e farraginoso poter avere l'autorizzazione per poter eseguire un intercettazione telefonica, ambientale, una videoripresa o anche solo per la richiesta dei tabulati telefonici e non consentirebbe neppure che i risultati prodotti possano venir utilizzati in procedimenti diversi da quelli in cui le intercettazioni sono state disposte inizialmente.
Un esempio: la recente indagine che ha portato all'arresto di Balducci in merito agli appalti del G8 alla Maddalena è partita da un'intercettazione telefonica disposta nell'ambito di tutt'altra inchiesta condotta dalla procura di Firenze su alcuni illeciti urbanistici. Se la legge fosse già entrata in vigore, ora le avide sanguisughe che la notte del sisma all'Aquila se la ridevano della grossa al pensiero di quanti affari avrebbero fatto sulla pelle dei terremotati continuerebbero a dormire sonni tranquilli, salvo svegliarsi di tanto in tanto in piena notte per godere delle disgrazie altrui.
Se nell'ambito di un intercettazione autorizzata per indagare, ad esempio, su un traffico di stupefacenti si venisse a conoscenza di omicidi, sequestri di persona o stupri, l'intercettazione non potrebbe essere utilizzata nelle nuove indagini e non costituirebbe neppure una valida motivazione per cominciare una nuova indagine sul nuovo crimine di cui si è venuti a conoscenza.
Forse l'on Alfano non è al corrente che per reati vili come l'usura in circa l'85 % dei casi le indagini prendono il via da intercettazioni, grazie a questa nuova norma le investigazioni partirebbero solo dopo un esplicita denuncia … gli usurai già si fregano le mani al pensiero, basterà essere un po più “convincenti” nell'intimidire la vittima e l'impunità sarà praticamente assicurata.
Perché possa venir rilasciata autorizzazione ad una intercettazione si dovrebbero poi dimostrare “evidenti indizi di colpevolezza e sia assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini oltre che sussistere specifiche e inderogabili esigenze relative ai fatti per i quali si procede, fondate su elementi espressamente e analiticamente indicati nel provvedimento di richiesta”. Verrebbe abbandonato la vecchia concezione del giudizio di indispensabilità del provvedimento e della sussistenza di sufficienti indizi di reato, per pretendere “evidenti indizi di colpevolezza” solo che l'evidenza di un indizio di colpevolezza è un altro modo per definire una prova e se ci dovesse già essere una prova certa della colpevolezza verrebbe a decadere il requisito dell'indispensabilità, siamo di fronte ad una contraddizione in termini.
La norma opera in modo che in ogni caso non si riesca mai ad avere l'autorizzazione per eseguire intercettazioni, la stessa Suprema Corte è giunta a questa conclusione (sentenza n. 41131/03).
Potrebbe poi succedere che il giudice che presiede un processo in Cassazione decida che l'autorizzazione che è stata data per le intercettazioni che hanno portato il giudizio fino a quel punto non sia fondata su indizi che lui reputa evidenti. In questo caso verrebbe annullata tutta l'attività di indagine e quindi processuale svolta fino a quel punto, tutto come se nulla fosse accaduto.
Non credo che questa norma risponda alle esigenze di verità del paese, viene dunque da chiedersi a che altre richieste obbedisca.
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14/02/10
13/02/2010: MANIFESTAZIONE ANTIDISCARICA A BOSCOREALE (NA)
* La soluzione migliore sarebbe una raccolta differenziata porta a porta spinta con tariffa puntuale e una riduzione di rifiuti a monte.. così si avrebbero pochissime discariche e qualche piccolo inceneritore in tutta Italia!
I POLITICI NON RAPPRESENTANO PIU' I CITTADINI. ANZI, LI TRATTANO COME TERRORISTI!!!
Vecchia intervista al professor De Medici, realizzata dalla troupe di insu^tv in occasione di un'assemblea pubblica nella sala consiliare di Terzigno, paese "prescelto" per l'apertura di un nuova discarica nel parco naturale del Vesuvio... De Medici è un geologo che ha collaborato nei primi mesi del 2007 come consulente del commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti. Ha lavorato alla ricerca di siti per lo stoccaggio dei rifiuti che fossero il piu' possibile compatibili con l'ambiente e rispettosi delle risorse del territorio.
Dopo averli individuati secondo parametri tecnici precisi, se li è visti "rifiutare" per ragioni che non gli sono state al momento ancora chiarite... Una strana "testardaggine", infatti, sembra spingere il Commissariato Straordinario a dislocare le discariche esclusivamente nelle vecchie cave. Eppure molte inchieste della magistratura ci dicono che le cave sono o sono state nella disponibilità della camorra... Quella di De Medici è senza dubbio una testimonianza fondamentale in questo "giallo" che si sta consumando sulla pelle dei cittadini.
13/02/10
MI HA SCRITTO IL PRESIDENTE NAPOLITANO
A seguito dei gravi fatti avvenuti a Rosarno all'inizio di quest'anno, sull'onda dell'emozione per lo sdegno provato assistendo a scene in cui uomini davano la caccia ad altri uomini, immagini che ben rappresentavano il degrado culturale e morale che da tempo ha investito la nostra penisola, insieme ad altre persone di buona volontà abbiamo aperto il gruppo “non sono bianco, non sono nero, voglio essere colorato” che oggi conta più di 11.700 membri.
Con il gruppo, veicolato anche da questo blog, ci siamo fatti promotori dell'invio di una pioggia di mail all'indirizzo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in cui gli si chiedeva di prendere posizione contro questi ignobili atti di razzismo.
Inaspettatamente il Presidente, per voce del portavoce ufficiale del Quirinale Pasquale Cascella, mi ha inviato una lettera che voglio condividere con voi in quanto frutto del lavoro di tutti.
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12/02/10
NUCLEARE, COME LA PENSANO I CANDIDATI
Sempre più nel nostro Paese decidere di votare una persona, o meglio, uno schieramento piuttosto che l'altro equivale a fare una scommessa al buio, converrebbe mettere fuori dalle urne la dantesca scritta “LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH'ENTRATE” almeno i cittadini non potrebbero più dire di non essere stati avvisati. Eppure ritengo che il diritto di voto sia sacro e per nulla rinuncerei ad esercitare uno dei pochi poteri democratici residuati dopo anni di eccessivo disinteresse verso quello che accadeva “nei palazzi”.
Uno dei pochi strumenti di cui possiamo dotarci per provare a esprimere una preferenza il più possibile consapevole è quello della conoscenza, magari condito anche da un po di memoria che non guasta mai. Ho passato qualche notte sul web per cercare dichiarazioni dei candidati governatori sul possibile ritorno alle centrali nucleari in Italia, di seguito i risultati.
BASILICATA
Florenzo Doino (Partito Comunista dei Lavoratori) NO AL NUCLEARE.
Magdi Allam (Io amo la Lucania, DC) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
Marco Toscano (Sui Generi) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
Nicola Pagliuca (Pdl) NO AL NUCLEARE.
Vito De Filippo (PD) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE.
CALABRIA
Agnazio Loiero (PD) NO AL NUCLEARE.
Filippo Callipo (Lista Bonino Pannella, IdV, circa 80 ass.ni civili) NO AL NUCLEARE.
Giuseppe Scopelliti (Pdl, Udc, AN) attuale sindaco di Reggio Calabria. SI AL NUCLEARE.
Pino Siclari (Partito Comunista dei Lavoratori) NO AL NUCLEARE
CAMPANIA
Roberto Fico (MoVimento 5 Stelle) NO AL NUCLEARE.
Stefano Caldoro (Pdl, Udc, Mpa) deputato PSI, SI AL NUCLEARE.
Vincenzo De Luca (PD, Verdi, Alleanza per l'Italia, IdV, Lista Bonino Pannella, Socialisti, Sinistra Ecologia Libertà) parlamentare PD, NO AL NUCLEARE.
Paolo Ferrero (Federazione della Sinistra) NO AL NUCLEARE.
Michele Antonio Giliberti (Forza Nuova) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
EMILIA ROMAGNA
Anna Maria Bernini (Pdl) SI AL NUCLEARE.
Gianluca Galletti (UdC) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
Giovanni Favia (MoVimento 5 Stelle) NO AL NUCLEARE.
Michele Terra (Partito Comunista dei Lavoratori) NO AL NUCLEARE.
Vasco Errani (PD) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE.
LAZIO
Emma Bonino (PD, Lista Bonino Pannella, IdV, Sinistra Ecologia Libertà, Federazione della Sinistra, PSI, PLI) parlamentare Radicale, NO AL NUCLEARE.
Marzia Marzoli (Rete dei Cittadini) NO AL NUCLEARE.
Renata Polverini (Pdl, la Destra, Alleanza di Centro, UdC, PRI) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSA CON CHIAREZZA.
Roberto Fiore (Forza Nuova) SI AL NUCLEARE ma non nella piana del Sele.
LIGURIA
Claudio Burlando (PD, UdC) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE.
Sandro Biasotti (Pdl) SI AL NUCLEARE.
Silvio Viale (Lista Bonino Pannella) NO AL NUCLEARE.
LOMBARDIA
Filippo Penati (DS, IdV, PSI, Verdi, Sinistra Ecologia Libertà) ex presidente provincia di Milano, NO AL NUCLEARE.
Roberto Formigoni (Pdl, Lega Nord, La Destra, Movimento per l'Italia, DC) presidente della regione uscente, SI AL NUCLEARE ma non in Lombardia.
Savino Pezzotta (UdC) SI AL NUCLEARE
Vito Crimi (MoVimento 5 Stelle) NO AL NUCLEARE.
Vittorio Agnoletto (Federazione della Sinistra) NO AL NUCLEARE.
Gian Mario Invernizzi (Forza Nuova) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
MARCHE
Emilio Marinelli (Pdl) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.Gian Mario Spacca (PD, UdC) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE.
Marco Perduca (Lista Bonino Pannella) senatore PD NO AL NUCLEARE.
Mirko Canala (Lega Italia, FronteVerde Ecologista Indipendente, Fiamma Tricolore) NO AL NUCLEARE.
Massimo Rossi (Federazione della Sinistra, Sinistra e Libertà) NO AL NUCLEARE.
PIEMONTE
Davide Bono (MoVimento 5 Stelle) NO AL NUCLEARE.
Mercedes Bresso (PD, Moderati per il Piemonte, Sinistra Ecologia e Libertà, UdC, Lista Bonino Pannella, Federazione della Sinistra) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE.
Renzo Rabellino (No Euro, Lega Padana Piemont, Partito Pensionati, Verdi) NO AL NUCLEARE.
Roberto Cota (Pdl, Lega Nord, Alleanza di Centro, DC) segretario nazionale Lega Nord, SI AL NUCLEARE.
PUGLIA
Adriana Poli Bortone (Io Sud, UdC, MpA, Rifondazione Democristiana, Partito Pensionati, Rinascita Popolare, Democristiani e Libertà, lista Per il Sud, Lega Meridionale) NO AL NUCLEARE.
Michele Rizzi (Alternativa Comunista) NO AL NUCLEARE
Nichi Vendola (PD, Sinistra Ecologia Libertà, PSI, Federazione della Sinistra, Lista Bonino Pannella ) presidente della regione uscente, NO AL NUCLEARE
Rocco Palese (Pdl, Udeur, DC, la Puglia prima di tutto) dopo un primo momento in cui ha dichiarato SI AL NUCLEARE ma non in Puglia, ora cambia posizione dicendo NO AL NUCLEARE.
TOSCANA
Alfonso De Virgiliis (Lista Bonino Pannella) NO AL NUCLEARE.
Enrico Rossi (centrosinistra) NO AL NUCLEARE.
Francesco Bosi (UdC) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSO CON CHIAREZZA.
Monica Faenzi (Pdl) SUL NUCLEARE NON SI E' ESPRESSA CON CHIAREZZA.
UMBRIA
Catiuscia Marini (PD) NO AL NUCLEARE.
Fiammetta Modena (Pdl) La candidata ha voluto esprimere personalmente e direttamente il parere nel merito: "Il Governo nazionale non individuerebbe mai un sito senza il consenso della popolazione di una regione. Tutte le scelte relative alla politica del nucleare saranno necessariamente condivise con la comunità"
M.Antonietta Coscioni (Lista Bonino Pannella) parlamentare PD, NO AL NUCLEARE.
Paola Binetti (UdC) NO AL NUCLEARE.
VENETO
Antonio De Poli (UdC, Alleanza per l'Italia) deputato UdC, NO AL NUCLEARE.
Borrelli David (MoVimento 5 Stelle) NO AL NUCLEARE.
Gianluca Panto (Partito Nasional Veneto) NO AL NUCLEARE.
Giuseppe Bortolussi (PD, IdV, Lista Bonino Pannella) NO AL NUCLEARE.
Luca Zaia (Pdl, Lega Nord, Alleanza di Centro, DC,Veneto per il Partito Popolare Europeo) attuale ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, SI AL NUCLEARE ma non in Veneto.
Silvano Polo (Partito dei Veneto, I Veneti, Partito Autonomista Bellunese, Movimento Stato Veneto, Movimento Comunista Unità Popolare Veneta, dissidenti della Liga) NO AL NUCLEARE.
N.B. La lista potrebbe subire variazioni anche sostanziali, l'elenco è stato compilato in base a dichiarazioni rilasciate pubblicamente ma in politica si sa che auto smentirsi è sport nazionale. Se avete correzioni da fare non date in escandescenza, limitatevi a comunicarlo e sarà mia premura correggere i dati
11/02/10
PEDOFILIA ON-LINE
Quando parliamo di pedofilia on-line ci riferiamo ad adulti che utilizzano la rete per incontrare altri pedofili e scambiarsi informazioni e/o materiale pedo-pornografico. Non c'è dubbio che si tratti di un crimine contro l’umanità anche se ufficialmente non è ancora stato riconosciuto come tale.
In Europa questo meschino mercato è in fase di grossa espansione, se nel 2003 il materiale pedofilo proveniente dall'Europa rappresentava il 17 % del totale, nel 2009 è passato ad essere l'87 % e il trend è in continua crescita.
La classifica dei paesi che fanno maggiore consumo di pedofilia on line è questa:
1.Germania
2.Stati Uniti
3.Russia
4.Regno Unito
5.Italia
6.Canada
7.Francia
8.Giappone
Il G8 al gran completo, la parte che si vuole definire “progredita” del mondo, assorbe circa i due terzi degli scambi mondiali di questo disgustoso commercio.
Sono oltre 40 mila i bambini vittime della pedofilia on line, il 42 % di essi hanno meno di sette anni e l’89 % ne ha meno di dodici. Si è riusciti a identificare e sottrarre a questo mondo di sevizie meno del 1 % dei bimbi. A Lione (Francia) esiste un quartier generale dell’Interpol in cui si sta discutendo come istituire la banca dati dei bambini che sono ritratti nei siti pedofili per tentare di riconoscerli e aiutarli. Per la normativa italiana sulla privacy questa banca dati da noi non può essere fatta; esiste il book dei ladri, dei rapinatori, degli stupratori, ma non esiste e non può essere creata la banca dati dei volti dei bambini abusati in rete e che è priorità di ognuno tentare di salvare.
In Italia la tematica della pedofilia on line viene difficilmente affrontata e spesse volte non è neppure chiaro di cosa si tratti realmente, non abbiamo ancora dimostrato la cultura e la sensibilità necessaria per affrontare degnamente questo atroce crimine; anche le istituzioni non si sono dimostrate sensibili a sufficienza, non è chiaro infatti il motivo per cui in Italia la lotta alla pedofilia on line debba essere demandata solo alla Polizia Postale che rappresenta meno del 10% delle forze disponibili.
Negli ultimi sei anni in Italia sono stati rilevati più di 700 siti pedo-pornografici e i consumatori italiani sono in progressiva crescita. Se nel 2003 i fruitori italiani di uno dei più miserabili mercati che esistano rappresentavano il 2,2 % del totale mondiale, oggi sono quasi triplicati arrivando a rappresentare il 6,2 % del complessivo.
Per contrastare questa tendenza si è fatto troppo poco e, secondo gli esperti, nella direzione sbagliata. Da noi si tende a confondere la pedofilia on-line con l'adescamento di minori tramite chat line, questo errore di fondo fa si che le azioni intraprese non scalfiscano il problema e distolgano l'attenzione dal crimine specifico. La così detta black list creata dalla Polizia Postale si è rivelata essere uno strumento assolutamente inefficace ed obsoleto se confrontato con i mezzi all'avanguardia che questo miliardario mercato dispone per la sua diffusione. Al 31 dicembre 2008 i provider italiani riuscivano a filtrare soltanto lo 0,88 % dei materiali pedofili presenti in rete.
Pensare di riuscire a bloccare totalmente i siti in rete è d'altronde un obiettivo non realizzabile, l'attenzione dovrebbe invece essere rivolta innanzitutto ai bambini, identificarli e sottrarli ai delinquenti il più velocemente possibile; poi a scoraggiare seriamente la domanda, per le leggi del mercato se non esistesse più domanda si annullerebbe anche l'offerta, bisognerebbe perseguire e punire gli utilizzatori di foto e filmati in maniera molto severa.
Purtroppo sappiamo che questo mercato è formalmente illegale ma di fatto libero e che con una carta di credito ci si può collegare ad un sito posto in una qualsiasi parte del mondo e ottenere tutti i video e le foto che si cercano.
DATI TRATTI DALLA RELAZIONE 2009 AL PARLAMENTO DEL TELEFONO ARCOBALENO
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10/02/10
DEMOCRAZIA SOSPESA IN PERIODO ELETTORALE
Tempo di raccolto per i dispotici, il regime ha avuto inizio ma la gente esita nel volersene rendere conto. E' questa la situazione più propizia per i potenti che, sfruttando questa diffusa indolenza che spesso è solo espressione del timore di guardare in faccia una realtà inaspettata, forza la mano alla democrazia introducendo provvedimenti liberticidi. Gli stessi espedienti a cui, tra poco tempo, si appelleranno per giustificare le loro prevaricazioni.
Ieri sera, la Commissione di Vigilanza Rai, a maggioranza ha deciso di sospendere per i 30 giorni che precedono il voto ogni programma di approfondimento giornalistico della RAI, si badi bene, non delle reti televisive tutte, solo del servizio pubblico, quello che anche se patendo mal di pancia è costretto a garantire un minimo di pluralità sul palcoscenico politico.
Cancellato Ballarò, Porta a Porta e Annozero il loro posto potrà venir preso da tribune elettorali rigidamente controllate per temi trattati e personaggi autorizzati a parlare.
Niente più libera informazione, niente dibattiti svincolati da logiche di partito, i politici se la potranno cantare da soli senza che qualcuno si possa permettere di opporgli un “ma” o un “se”.
La decisione sembra seguire la linea di governo sull'informazione “pilotata” introdotta dall'articolo n°11 del DL78 1 luglio 2009 in cui si impedisce a Istat e Banca d'Italia di informare i cittadini circa il trend economico del paese.
Queste moderne leggi per la reintroduzione dell'informazione di regime offendono non poco, non solo per la difficoltà con cui si potrà monitorare i comportamenti di quella che in teoria dovrebbe essere l'amministrazione più trasparente di tutte in quanto espressione del popolo, ma sopratutto perché qualcuno ha pensato fosse lecito sospendere la democrazia per mezzo di una legge.
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ACQUA, HASTA LA VICTORIA !
Volentieri ospito l'ultima lettera di Alex Zanotelli
Questo è l’anno dell’acqua, l’anno in cui noi italiani dobbiamo decidere se l’acqua sarà merce o diritto fondamentale umano.
Il 19 novembre 2009, il governo Berlusconi ha votato la legge Ronchi , che privatizza i rubinetti d’Italia. E’ la sconfitta della politica, è la vittoria dei potentati economico-finanziari. E’ la vittoria del mercato, la mercificazione della ‘creatura’ più sacra che abbiamo:’sorella acqua’.
Questo decreto sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese, che, per l’aumento delle tariffe, troveranno sempre più difficile pagare le bollette dell’acqua (avremo così cittadini di serie A e di serie B!). Ma soprattutto, la privatizzazione dell’acqua, sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete.
Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità (‘l’oro blu’), bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai e dei nevai) sia per l’incremento demografico.
L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile.
Purtroppo, il nostro governo, con la legge Ronchi, ha scelto un’altra strada, quella della mercificazione dell’acqua.
Ma sono convinto che la vittoria dei potentati economico-finanziari si trasformerà in un boomerang.
E’ già oggi notevole la reazione popolare contro questa decisione immorale. Questi anni di impegno e di sensibilizzazione sull’acqua, mi inducono ad affermare che abbiamo ottenuto in Italia una vittoria culturale ,che ora deve diventare politica.
Ecco perché il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica, lancia ora il Referendum abrogativo della Legge Ronchi, che dovrà raccogliere, fra aprile e luglio 2010, circa seicentomila firme.
Non sarà un referendum solo abrogativo, ma una vera e propria consultazione popolare su un tema molto chiaro:o la privatizzazione dell’acqua o il suo affidamento ad un soggetto di diritto pubblico.
Le date del referendum verranno annunciate in una grande manifestazione nazionale a Roma il 20 marzo, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’acqua del 22marzo.
Nel frattempo chiediamo a tutti di costituirsi in gruppi e comitati in difesa dell’acqua, che siano poi capaci di coordinarsi a livello provinciale e regionale.
E’ la difesa del bene più prezioso che abbiamo (aria e acqua sono i due elementi essenziali per la vita!). Chiediamo a tutti i gruppi e comitati di fare pressione prima di tutto sui propri Comuni affinché convochino consigli monotematici per dichiarare che l’acqua è un bene di non rilevanza economica. Questo apre la possibilità di affidare la gestione dell’acqua ad un soggetto di diritto pubblico.
Abbiamo bisogno che migliaia di Comuni si esprimano. Potrebbe essere questo un altro referendum popolare propositivo.
Solo un grande movimento popolare trasversale potrà regalarci una grande vittoria per il bene comune. Sull’acqua ci giochiamo tutto, anche la nostra democrazia.
Dobbiamo e possiamo vincere. Ce l’ha fatta Parigi (la patria delle grandi multinazionali dell’acqua ,Veolia, Ondeo ,Saur che stanno mettendo le mani sull’acqua italiana) a ritornare alla gestione pubblica. Ce la possiamo fare anche noi.
Mobilitiamoci! E’ l’anno dell’acqua!
Alex Zanotelli Napoli, 7 febbraio 2010
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09/02/10
08/02/10
RADIOGRAFIA DI VINCENZO DE LUCA,candidato PD-Verdi-IdV a governatore della Campania
Ovvero come fare di tutto per non dover governare una regione difficile da amministrare.
Dopo la benedizione ufficiale del Tonino nazionale arrivata ieri, Vincenzo De Luca sarà il candidato di PD, Verdi e IdV che correrà per la carica di governatore della Campania in opposizione al candidato della destra Stefano Caldoro.
Ma chi è De Luca?
De Luca diventa sindaco di Salerno per la prima volta nel 1993 subentrando al dimissionario predecessore, ma riesce a tenere in piedi la giunta solo un mese prima che venga sciolta. Alle successive elezioni viene eletto sindaco regolarmente e nel 1997 viene riconfermato alla guida della città.
Nel 2001, nella prospettiva di non potersi ricandidare per una terza volta a sindaco, preferisce dimettersi prima della scadenza naturale del mandato e presentarsi alla camera dei deputati dove viene eletto sotto la bandiera dell'Ulivo. Nello stesso anno si abbatte per la prima volta su di lui la scure della giustizia, viene condannato in primo grado per l'incendio del sito di trasferenza dei rifiuti di Ostaglio. Nel dicembre 2005 viene nuovamente iscritto nel registro degli indagati (procedimento penale n. 3277/02 RGNR) nell'ambito della maxi inchiesta sul Seapark dove si comincia a respirare anche aria di camorra. Per De Luca le imputazioni mosse parlano di concorso esterno in associazione per delinquere, concussione, abuso d'ufficio, minaccia a pubblico ufficiale, falsità in atti pubblici e truffa. Il sostituto procuratore che si occupa della vicenda chiede per ben tre volte l'arresto del politico, richiesta sempre respinta nonostante si riconosca che sussistano gravi indizi che collegano De Luca ad alcuni illeciti legati a varianti urbanistiche e alla allegra gestione di suoli industriali. La giunta della camera dei deputati per le autorizzazioni a procedere, la stessa che pochi mesi fa ha negato l'autorizzazione a procedere nei confronti di un altro politico campano, il pidiellino Cosentino, nega il permesso di poter utilizzare nei procedimenti alcune intercettazioni telefoniche che vedono coinvolto De Luca, in una nota si afferma «le parti concernenti le intercettazioni telefoniche indirette del parlamentare De Luca Vincenzo e di altri parlamentari vengono segretate con divieto assoluto di pubblicazione del contenuto delle conversazioni, e sostituite con copie riportanti omissis nelle parti corrispondenti». Con le mani così legate agli inquirenti non resta che archiviare tutta l'indagine, cosa che avviene nell'ottobre 2007.
Nel 2008 il politico viene nuovamente rinviato a giudizio nel procedimento per gli illeciti avvenuti durante la progettazione della delocalizzazione della MCM, la Manifatture Cotoniere Meridionali, che avrebbe dovuto lasciare il posto per poter realizzare un nuovo centro commerciale, l'accusa parla di concorso in truffa ai danni dello Stato.
Nelle ultime ore, per tentare di giustificare questa scellerata scelta, la sinistra ha invocato la necessità di non poter disperdere i voti … ma alla decenza c'è un limite e in Campania quel limite è stato travalicato, non si può chiedere di votare per un candidato inquisito (De Luca) o per un partito indagato (il centro-destra).
Non resta che augurarsi … che il cielo ce la mandi buona!
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06/02/10
MARTINO MORSELLO
La mafia si è evoluta molto da quando usava solo tritolo e kalashnikov per eliminare i suoi nemici, ha scoperto che le armi e le bombe fanno troppo rumore e attirano l’attenzione su fatti che è meglio che la maggioranza della gente ignori. La mafia e i suoi vetturini sono giunti alla conclusione che per le ordinarie violenze è sufficiente fare terra bruciata intorno a chi osa opporsi al suo cammino, meglio perseguitare e vessare le proprie vittime fino ad isolarle permettendogli poi di schiacciarle definitivamente nascosti dall’omertà e dall’indifferenza di chi li circonda.
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05/02/10
MORGAN: IL DIVERSO PESO DELLA MORALE
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Che davanti alla legge i politici e la gente comune non siano considerati sullo stesso piano è un fatto ormai acclarato, quello che non è altrettanto evidente è che questa situazione è stata voluta ed accettata in primis da noi gente comune.
Gli italiani sono portati da sempre a parteggiare per il più forte, lo abbiamo fatto nel corso delle guerre mondiali cambiando le alleanze a seconda di chi sembrava il vincitore di turno, lo facciamo quotidianamente glissando su pubblici vizi e deplorevoli abitudini di premier e onorevoli ma accanendoci ostinatamente sui discutibili comportamenti degli altri … qualsiasi sia “l'altro” e il diverso del momento.
Non voglio assolutamente affermare che si dovrebbero tollerare tutte le corruzioni morali o che al contrario bisognerebbe abolirle in maniera categorica dalla faccia della terra. Ognuno di noi si senta libero di giudicare secondo i propri principi e convincimenti, l'unica cosa che si chiede per amor di onestà è di avere un uniformità dei giudizi verso chiunque, belli o brutti, ricchi o poveri, in giacca e cravatta o con le toppe sul sedere.
Morgan: nome d'arte di Marco Castoldi è un cantante ed un presentatore della televisione. Molta musica, un amore con Asia Argento e la partecipazione al festival di San Remo.
Emilio Colombo: Dal 1946 al 1992 è stato costantemente presente in qualità di deputato alla camera nell'area DC, nella sua carriera ha ricoperto la carica di presidente del consiglio dei ministri oltre che essere stato ministro lui stesso un numero considerevole di volte. E' anche stato presidente dell'ente fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore.
Morgan: 37 anni, in una recente intervista al quotidiano Max ha ammesso, di sua spontanea volontà, di far uso di cocaina a scopo antidepressivo.
Emilio Colombo: 89 anni, nel 2003 nell'ambito delle indagini sull'operazione “Cleopatra” interrogato dal giudice dichiara di far uso di cocaina a scopo terapeutico.
Morgan: brutto, cattivo e cocainomane, il giorno seguente alle sue dichiarazioni viene allontanato dal festival di San Remo poiché potrebbe influenzare migliaia di ragazzini adolescenti.
Emilio Colombo: lo stesso anno in cui viene coinvolto nell'indagine sulla cocaina viene nominato senatore a vita, carica che ancora ricopre.
Ma … fatemi capire … il luogo di rappresentanza per eccellenza del Paese è il festival della canzone o è il parlamento italiano?
E' più grave ammettere di aver fatto una cagata colossale (parere personale) dalle pagine di un giornale o davanti ad un giudice nell'ambito di una delicata inchiesta che vedeva spacciatori entrare ed uscire dal ministero delle finanze a qualsiasi ora del giorno e della notte?
Non so, a me questa Italia sembra sempre più soffrire di un disturbo bipolare, un bravo psicanalista, no?
Che davanti alla legge i politici e la gente comune non siano considerati sullo stesso piano è un fatto ormai acclarato, quello che non è altrettanto evidente è che questa situazione è stata voluta ed accettata in primis da noi gente comune.
Gli italiani sono portati da sempre a parteggiare per il più forte, lo abbiamo fatto nel corso delle guerre mondiali cambiando le alleanze a seconda di chi sembrava il vincitore di turno, lo facciamo quotidianamente glissando su pubblici vizi e deplorevoli abitudini di premier e onorevoli ma accanendoci ostinatamente sui discutibili comportamenti degli altri … qualsiasi sia “l'altro” e il diverso del momento.
Non voglio assolutamente affermare che si dovrebbero tollerare tutte le corruzioni morali o che al contrario bisognerebbe abolirle in maniera categorica dalla faccia della terra. Ognuno di noi si senta libero di giudicare secondo i propri principi e convincimenti, l'unica cosa che si chiede per amor di onestà è di avere un uniformità dei giudizi verso chiunque, belli o brutti, ricchi o poveri, in giacca e cravatta o con le toppe sul sedere.
Morgan: nome d'arte di Marco Castoldi è un cantante ed un presentatore della televisione. Molta musica, un amore con Asia Argento e la partecipazione al festival di San Remo.
Emilio Colombo: Dal 1946 al 1992 è stato costantemente presente in qualità di deputato alla camera nell'area DC, nella sua carriera ha ricoperto la carica di presidente del consiglio dei ministri oltre che essere stato ministro lui stesso un numero considerevole di volte. E' anche stato presidente dell'ente fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore.
Morgan: 37 anni, in una recente intervista al quotidiano Max ha ammesso, di sua spontanea volontà, di far uso di cocaina a scopo antidepressivo.
Emilio Colombo: 89 anni, nel 2003 nell'ambito delle indagini sull'operazione “Cleopatra” interrogato dal giudice dichiara di far uso di cocaina a scopo terapeutico.
Morgan: brutto, cattivo e cocainomane, il giorno seguente alle sue dichiarazioni viene allontanato dal festival di San Remo poiché potrebbe influenzare migliaia di ragazzini adolescenti.
Emilio Colombo: lo stesso anno in cui viene coinvolto nell'indagine sulla cocaina viene nominato senatore a vita, carica che ancora ricopre.
Ma … fatemi capire … il luogo di rappresentanza per eccellenza del Paese è il festival della canzone o è il parlamento italiano?
E' più grave ammettere di aver fatto una cagata colossale (parere personale) dalle pagine di un giornale o davanti ad un giudice nell'ambito di una delicata inchiesta che vedeva spacciatori entrare ed uscire dal ministero delle finanze a qualsiasi ora del giorno e della notte?
Non so, a me questa Italia sembra sempre più soffrire di un disturbo bipolare, un bravo psicanalista, no?
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