Il fatto che l'Italia resti ancora priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale permette non solo il fatto che la “tortura” legalmente è un reato senza specifica definizione, ma anche ché gli atti di tortura e i maltrattamenti di cui sono accusati i pubblici ufficiali vengano perseguiti come reati ordinari come l'abuso d'ufficio e le lesioni personali, puniti con pene non adeguatamente severe e soggetti a prescrizione.
I pubblici ministeri del processo a Genova su quanto accaduto nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001, presentando le proprie richieste al giudice nella requisitoria, hanno riferito di una "oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito": questa condotta a loro avviso ha violato il divieto di tortura e maltrattamenti previsto dalla Convenzione europea dei diritti umani. I pubblici ministeri hanno segnalato la difficoltà, in mancanza di un reato di tortura nell'ordinamento penale, di ricondurre i fatti che costituirebbero tortura nelle fattispecie ordinarie e l'assoluta necessità di colmare questa lacuna.
Come se non bastasse L'Italia non ha ancora condannato la pratica delle rendition, cioè del trasferimento illegale verso paesi in cui si è consapevoli che i prigionieri subiranno ulteriori violazioni dei diritti umani, compresa la tortura e altri maltrattamenti. L'Italia continua a non collaborare con le inchieste internazionali che la vedono coinvolta per questo reato.
Tre sono i casi di rendition che chiamano direttamente in causa l'Italia:
- Abu Omar, rapito a Milano nel 2003 per cui l'Italia è diventata colpevole in modo solidale con gli USA e l'Egitto per il suo coinvolgimento nella sparizione forzata, la detenzione illegale, il trasferimento in Egitto, le torture e di ogni altra violazione dei diritti umani che è stata inflitta ad Abu Omar.
- Maher Arar, condotto nel 2002 in Siria da un volo Cia che fece scalo a Ciampino
- Abou El Kassim Britel, cittadino italiano fatto scomparire in Pakistan nel 2002 e tuttora imprigionato in Marocco
Tra il 2001 e il 2005 gli aerei legati alla Cia che hanno fatto scalo in Italia sono almeno 46.
Nel 2007 l’Italia, per discolparsi dall'accusa di rendition di Nassim Saadi che il “decreto Pisanu” aveva provocato con i facili procedimenti di espulsione che prevede, ha tentato di scusarsi davanti alla Corte Europea dicendo di avere ricevuto le “assicurazioni diplomatiche” che non sarebbe stata applicata la tortura e che comunque il rischio per la persona di essere sottoposta a tortura e altri abusi era controbilanciato dal rischio che l'uomo rappresentava per la sicurezza del suo paese.
La Corte europea ha rigettato queste motivazioni annullando il provvedimento di espulsione di Nassim Saadi rimproverando aspramente l'Italia e riaffermando l'assoluto divieto di tortura e di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, senza nessuna eccezione, principio che veniva messo gravemente in dubbio dalla tesi sostenuta dall'Italia.
Secondo la Corte Europea l’Italia dovrebbe modificare le norme del c.d. decreto Pisanu sulle espulsioni allineandole con gli standard internazionali sui diritti umani. Grazie al decreto Pisanu infatti diverse persone, alcune delle quali regolarmente residenti in Italia, sono state espulse senza garanzie verso paesi in cui vi era il concreto rischio di vedere negati i diritti umani e ove tuttora si trovano.
Una di loro è Cherif Foued Ben Fitouri, rimpatriato in Tunisia il 4 gennaio 2007. Dopo l'arrivo in Tunisia, Ben Fitouri, che ha moglie italiana e tre bambine, è stato trattenuto in detenzione segreta per oltre 12 giorni dove è stato sottoposto a torture maltrattamenti, in seguito incarcerato e sottoposto a processo.
Nonostante le richieste l'Italia non ha fatto alcunché a riguardo.
Wikio |
grazie per aver citato il caso di mio marito Abou Elkassim Britel, vittima oltre che di rendition, di detenzione segreta, tortura, processo iniquo...
RispondiEliminae l'Italia, paese del quale è cittadino incensurato, è complice.
Kassim non fu arrestato in Pakistan, lì subì una sparizione forzata che durò per ben 11 mesi.
Ancor oggi, nonostante le evidenze sulla sua innocenza, nonostante la risoluzione del Parlamento europeo sui voli Cia il caso di mio marito resta poco conosciuto: di questi tempi chi si indigna e si preoccupa per un'ingiustizia così pesante, così prolungata che colpisce un musulmano e la sua famiglia? non fa notizia!
ben altri problemi ha il nostro Paese... ma questa pericolosa deriva sui diritti fondamentali, questa tacita approvazione di pratiche aberranti non è certo un segno di civiltà.
cordialmente khadija
ho corretto l'informazione relativa allo sparimento avvenuto in Pakistan.
RispondiEliminaMi sento di ringraziarla per il senso di educazione e civiltà che le sue parole esprimono nonostante la difficile situazione che sta vivendo.