Per anni il senatùr ha sbandierato come una piaga tipica del sud quella della raccomandazione e del clientelismo. Adesso è sempre lui a dimostrare che questa piaga è molto più diffusa di quanto si pensi.
Umberto Bossi si è dimostrato il più convinto propugnatore della teoria del nepotismo.
Preferire un professionista ad un altro solo sulla base della relazione famigliare che lo lega piuttosto che per la capacità dimostrata è già un gesto gravissimo, ma cosa succede se il famigliare non è neppure un professionista, anzi, se l'unico titolo che può vantare è il cognome che porta?
Il nepotismo è uno dei pericoli più insidiosi per la democrazia, si concentrano troppi poteri nelle mani di una sola famiglia e la meritocrazia, risorsa indispensabile per il miglioramento, viene seppellita di fronte al peso di un legame di sangue.
Veniamo ai fatti:
è il novembre 2004 quando fanno il loro ingresso nel parlamento europeo i nuovi “assistenti accreditati” Franco e Riccardo.
Franco è un carrozziere, lavorava in un negozio di autoricambi a Fagnano Olona, in provincia di Varese, è finito a far da portaborse a Matteo Salvini. Dettaglio marginale è il fratello del senatùr. Franco Bossi, a onor del vero, oltre che avere competenze motoristiche qualche cosa forse dovrebbe capici visto che in precedenza il fratellino gli aveva imposto un severo tirocinio facendolo diventare, in ordine, c.t. della squadra di ciclismo della Padania, socio della "cooperativa 7 laghi" e membro del consiglio di amministrazione delle case popolari di Varese.
Riccardo ha solo 26 anni e dunque è logico che rimanga a lavorare con papà: è diventato assistente di Umberto Bossi, il papino. Uno stipendio da 12.750 euro al mese potrà aiutare questo figlio a farsi strada nella vita.
Nel 2009 finalmente anche un altro figlio può fare il suo ingresso nel mondo del lavoro: dopo 3 tentativi andati buchi si è riuscito a diplomare anche Renzo, un altro figlio della tribù Bossi. Per l'agoniato diploma non bastava regalare un semplice orologio, no, la fatica è stata troppa, papà ha dovuto sfoderare tutti i suoi “lei non sa chi sono io” per riuscire a strappare il pezzo di carta per il figlio. Va degnamente festeggiato, va nominato membro dell'”osservatorio Expo 2015 di Milano”, un incarico creato su misura per il rampollo. Lo stipendio, ovviamente, è adeguato alla carica di un team manager che si rispetti: 12.000 euro al mese.
Ma non sono gli unici casi di nepotismo leghista: il medico persona le di casa Bossi fu candidato alla Camera nel collegio di Milano 3; Marco Reguzzoni, genero di Francesco Speroni è diventato presidente della provincia di Varese e altri casi ancora.
Aspettiamo ora che crescano anche gli altri giovani eredi di casa Bossi; Roberto Libertà ed Eridanio.
«La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo»
«Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini»
«Non si barattano i valori-guida con una poltrona!»
«far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti»
Come sembrano lontani i tempi in cui i leghisti strepitavano a gran voce questi slogan.
Wikio |
ma non se ne salva nessuno
RispondiEliminafranki
no, l'unico modo di uscirne è un reset completo ... ma questi non si vogliono scollare dalla poltrona :(
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