In seno a “cosa nostra” nel 1993 maturò un’idea il cui obbiettivo era quello di costituire una nuova forza politica mafiosa, al cui interno gli uomini d’onore potessero direttamente, o quasi, far sentire la loro voce ed imporre i loro voleri. Bagarella nel gennaio 1994 ebbe a dire a Cannella “ci stiamo orientando verso un’altra direzione più concreta, di più facile realizzazione, noi abbiamo degli agganci, ci stiamo appoggiando a Forza Italia”
Uno dei politici ad entrare in contatto con gli ambienti politico-malavitosi è l’onorevole Miccichè che si interessò della vicenda su indicazione del Presidente Berlusconi.
Il fatto che nelle elezioni politiche del 1994 all’interno di Cosa Nostra si fosse deciso di votare per Forza Italia, non è circostanza che può essere messa in discussione, tale è la mole delle dichiarazioni rese da tutti i collaboratori di giustizia che hanno fatto riferimento al tema, in assoluta sintonia e senza eccezioni di sorta.
Bagarella afferma che cosa nostra decise di sostenere Forza Italia in quanto aveva una linea garantista, la linea di massimo garantismo in campo giuridico e giudiziario mantenuta da Forza Italia è infatti destinata ad aiutare gli affiliati a “cosa nostra”. Marcello Dell’Utri ha collaborato con uomini di “cosa nostra”, tramite accordi, promesse o quant’altro, contribuendo a far nascere e rafforzare il convincimento politico dei loro interlocutori mafiosi di sostenere il nuovo partito, del quale, Dell’Utri è stato eletto deputato e poi senatore.
Marcello Dell’Utri è sempre stato favorevole alla discesa di Silvio Berlusconi nell’agone politico perché avrebbe potuto curare gli interessi degli esponenti di “cosa nostra” i quali, nel frattempo, avevano perso i loro necessari referenti politici a causa dei cambiamenti epocali che erano avvenuti in quel periodo, così si sarebbe potuto agire sul 41 bis, sui sequestri dei beni e per per ammorbidire la legge in merito al trattamento dei mafiosi; in tal modo attuando una commistione tra mafia e politica su larga scala.
Il sostegno a Forza Italia da parte dei mafiosi era stato profuso in tutte le competizioni elettorali successive, sicuramente fino a quelle del 2001 (il dibattimento è datato 2002).
L'11 dicembre 2004 la V sezione penale del Tribunale di Palermo condanna in primo grado Marcello Dell'Utri a 9 anni di reclusione più 2 anni di libertà vigilata più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per concorso esterno in associazione mafiosa.
Si aggiungano a questi 2 anni comminati in primo grado a Milano, per tentata estorsione e 2 anni e 6 mesi definitivi, a Torino, per le false fatturazioni e frodi fiscali di Publitalia.
14/08/09
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