In realtà sono anni che ci rifletto, mesi che mi indigno, giorni interminabili passati a lottare, urlare, denunciare, convincere, manifestare, informare, piangere, scherzarci su per sdrammatizzare per poi ripiombare nella disperazione dalla quale ho imparato ad uscire in fretta per non dover ancor di più soffrire.
Ma sono ore che cerco di trovare la risposta giusta, le parole più consone, il modo migliore di... di fare cosa? Ecco, è questo il punto. In realtà io non so che fare, da dove cominciare, che risultati sperare di ottenere.
Informo, è quello che mi riesce meglio fare. Apprendo tutto ciò che riesco, lo analizzo, lo metabolizzo e lo diffondo. Ma è una lotta estenuante, fatta alla ricerca di un aiuto da parte di chi ancora non sa, contro chi sa ma tace, denunciando chi ha il potere di agire e lo fa, agisce! Ma contro di te.
E così capita che mi ritrovo a leggere un articolo di un giornalista, Daniele Martinelli, il cui lavoro apprezzo, che per quanto ne so è l'unico che al momento si sta interessando mediaticamente al processo contro Bassolino, FIBE, Impregilo e tutte le altre personalità, istituzionali e non, coinvolte nello scandalo rifiuti.
Rifiuti, monnezza... perché è di questo che arriviamo a parlare sempre. Quale altra entità potrebbe meglio rappresentare il marciume che attanaglia la nostra società, le nostre istituzioni, inclusa la principale, quella che a dire della nostra costituzione detiene realmente il potere - il popolo?
Daniele era a Napoli, come spesso accade in questi ultimi mesi, e questa volta vi si è fermato un po' di più, alloggiato in un albergo nei pressi della stazione centrale. Gira, osserva, vive quel luogo che io stesso, tra me e me, ho più volte paragonato ad un bazaar orientale, od ad un mercato nordafricano, o quando ero particolarmente incazzato ad una bolgia infernale. V'è di tutto, nei dintorni della stazione, crocevia di affaristi, pendolari, semplici cittadini, lavoratori neri che a nero lavorano nelle terre casertane, prostitute, spacciatori, "paccottari"... strano che Daniele non si sia imbattuto anche nei simpatici prestigiatori che con le "tre carte" (o con la viariante delle campanelle) inscenano improbabili teatrini con i loro compari nell'attesa che il pollo di turno, con l'illusione della vincita facile, si faccia spennare.
E' vero, c'è puzza di piscio nelle miriadi di vicoli nei dintorni della stazione. Ed in piazza, extracomunitari bivaccano e quando si fa notte accendono falò. E lì, ad appena 20 metri di distanza, di fronte alla pensilina della fermata dell'autobus sotto la quale son rimasti ad attendere l'ultimo autobus della giornata od il primo della nottata qualche operaio, un paio di barboni ed il sottoscritto che a Napoli gira quasi esclusivamente e nonostante tutto con i mezzi pubblici, c'è una prostituta che attende il suo primo cliente.
Il tutto sotto gli occhi ed orecchie assopiti della polizia che ha una caserma proprio lì, in piazza Garibaldi. E quando è giorno e la piazza brulica di auto e pedoni che come in uno strano ballo si insinuano gli uni tra gli altri, il parcheggiatore abusivo davanti al Mc Donald's - probabilmente lo stesso dove a Daniele è stata offerta una pistola - quasi si sbaglia ed invita a posteggiare anche la pattuglia dei vigili urbani.
Tutto questo è reale, esiste e per chi è abituato a vivere non in Asia, non in Nord Africa, ma nell'Italia di Bolzano, o di Firenze, o di Vattelapesca, tutto ciò può apparire surreale, alieno, spaventoso. Ed io trovo legittima la paura dell'ignoto, ed anche se superficiale l'accetto. L'accetto se ci si limita a descrivere ciò che si vede, accetto che Daniele mi descriva per filo e per segno gli odori che ha annusato, il volume alto degli stereo a palla degli appartamenti nei dintorni della stazione (ma anche di quelli del Rione Sanità e dei Quartieri Spagnoli, aggiungo io), accetto che Daniele descriva che le strade nei dintorni della stazione siano insudiciate da cartacce, buste di plastica che si lasciano pigramente trasportare dal vento, polvere ed afa che si mischiano e ti si appiccicano sulla pelle. Lo accetto, perché è reale.
E lo apprezzo, anche! Perché signori miei, questa è la mia città, e mi fa piacere che se ne parli! Quale altra città in Italia è così spesso elevata agli onori delle cronache? Di quale altra città si conoscono quasi financo il numero dei sanpietrini malridotti di via Forìa? Quale altra città è così spesso sulla bocca di tutti? Nessuna, neanche la capitale! Napoli è probabilmente una delle città d'Italia più conosciute nel mondo ed in assoluto quella di cui i giornali e TV straniere hanno parlato di più negli ultimi anni.
Ma Daniele sbaglia.
Sbaglia, quando per dar maggior forza al suo scritto ed al titolo che lo accompagna correda l'articolo di una foto d'archivio, scattata durante il periodo delle proteste più accese relative all'emergenza rifiuti.
Sbaglia, quando ha la presunzione di dedurre il generale dal particolare, in una realtà in cui ognuno è libero ed è lasciato libero di agire secondo i suoi usi più peculiari senza che nessuno gli ponga freno. Daniele nota chi "sfotte" la donna col decolleté, ma non nota che ve ne sono almeno altri 100 che non lo fanno e che mai si sognerebbero di farlo. E' per questo che Daniele sbaglia quando definisce quella particolare persona "il napoletano". Ah! Come se esistesse affatto una cosa del genere! Mi vien da sorridere al pensiero. Napoli non è una e non è trina, Napoli è mille cose in una cosa sola, volerla racchiudere nel pugno è impossibile, volerne analizzare il dettaglio rende solo più difficile comprenderne l'insieme.
Sbaglia, Daniele, quando promette di mostrare tutto ciò in un video... e quando invece pubblica un video che se visto a volume zero appare come una brutta copia delle denunce che i napoletani (ed i campani) stessi fanno da anni, rivolgendosi ad istituzioni silenti, assenti e conniventi, ma che una volta alzato il volume appare più come uno sfogo di qualcuno a cui i napoletani - e non tanto Napoli in quanto tale - non vanno a genio. E si prende spunto da un incendio boschivo a Nocera, a 45 km da Napoli ed in provinca di Salerno per dire "guardate, nessuno ai balconi, è tutto chiuso" come se fosse normale aprire porte e finestre ed affacciarsi ai balconi quando ci si trova con la casa immersa nel fumo di un incendio. In pieno agosto, poi, quando magari la gente in casa neanche c'è proprio.
Sia chiaro, è deplorevole gran parte di ciò che si vede in quel video: rifiuti per le strade della provincia, rifiuti tra le auto parcheggiate nel piano inferiore dell'obbrobrio di cemento armato, prefabbricati e vetro quale è il "Centro Direzionale", rifiuti sugli assi viari, rifiuti, rifiuti, rifiuti ovunque. E va bene, benissimo denunciarlo. Ma i primi a farlo sono proprio i napoletani, ed è per questo che non si può accettare che Daniele dica "dove sono i napoletani incazzati abitanti di quelle aree inquinate oggetto di veri e propri attentati alla salute pubblica?"O sono invece questi, i mille colori di Napoli?
Sono qui, Daniele! Sono qui, su internet e tra le strade! C'erano quando in 10000 hanno manifestato per le strade di tutta la città di Napoli il 19 maggio 2007 per ottenere una cosa semplice semplice come la raccolta differenziata, le bonifiche dei territori ed un piano di gestione rifiuti virtuoso; c'erano e ci sono quando filmano e denunciano alle autorità roghi di rifiuti tossici per vedersi poi minacciati dalle stesse autorità per aver osato esortarle all'azione; c'erano quando il 23 febbraio 2008 si sono riuniti in 30000 in Piazza Dante a Napoli dove si è celebrato il "Giorno del rifiuto"; sono qui, questi napoletani, a lottare nelle istituzioni e con mezzi democratici per ottenere ciò che per legge gli spetta di diritto, collaborando con imprenditori virtuosi, industriandosi per trovare soluzioni e venendo puntualmente affossati, snobbati, additati come sovversivi da chi il problema l'ha causato; questi napoletani incazzati ci sono, e sono talmente bravi che son capaci di girare un film sulla questione rifiuti che da cima a fondo spiega dove sta il problema a chi ha occhi per vedere ed orecchie per ascoltare.
Napoletani, napoletani fin nel midollo, che però troppo spesso sfuggono alle cronache. Sì, lo sappiamo che esistete anche voi, gli dicono, ed intanto quando si tratta di riportare i fatti di Napoli non compaiono mai.
E così, pur ammettendo che Napoli ha problemi, problemi enormi, pur essendo io stesso a volerne parlare ed a farne parlare, non posso biasimare i napoletani che si sentono sfigurati non tanto dalle descrizioni della loro città - che è quella che è - quanto piuttosto dalla descrizione delle loro personalità. Tutti omologati, questi napoletani, tutti ugualmente sudici, pistolettari, mangiatori di pizza e suonatori di mandolino, che insozzano le loro città, incapaci di fare la raccolta differenziata, che non sanno scegliersi un'amministrazione capace di svolgere il lavoro in maniera appropriata, incapaci di dare vita ad una classe imprenditoriale degna di questo nome.
Vediamo allora chi detiene veramente il potere munnezzaro, a Napoli ed in Campania:
La FIBE, società costituita da Impregilo, Fisia Italimpianti e due altre società straniere, al cui capo ci sono Romiti, il gruppo Benetton, e Caltagirone (tutti decisamente non napoletani) responsabili della costruzione della più colossale e magnificente discarica a cielo aperto che sia mai stata creata, una novella piana di Giza dove le piramidi hanno blocchi di monnezza invece che il granito e dove il deserto sta venendo a poco a poco creato tutt'intorno, dove prima crescevano rigogliosi i frutti della terra più fertile d'Italia e dove ora le fragole crescono puzzolenti e le pesche rinsecchite a causa dell'inquinamento provocato (vedi Biùtiful Cauntri).Napoletani, napoletani fin nel midollo, che però troppo spesso sfuggono alle cronache. Sì, lo sappiamo che esistete anche voi, gli dicono, ed intanto quando si tratta di riportare i fatti di Napoli non compaiono mai.
E così, pur ammettendo che Napoli ha problemi, problemi enormi, pur essendo io stesso a volerne parlare ed a farne parlare, non posso biasimare i napoletani che si sentono sfigurati non tanto dalle descrizioni della loro città - che è quella che è - quanto piuttosto dalla descrizione delle loro personalità. Tutti omologati, questi napoletani, tutti ugualmente sudici, pistolettari, mangiatori di pizza e suonatori di mandolino, che insozzano le loro città, incapaci di fare la raccolta differenziata, che non sanno scegliersi un'amministrazione capace di svolgere il lavoro in maniera appropriata, incapaci di dare vita ad una classe imprenditoriale degna di questo nome.
Vediamo allora chi detiene veramente il potere munnezzaro, a Napoli ed in Campania:
- Walter Ganapini, assessore all'ambiente della regione Campania da un anno e sei mesi. Di Reggio Emilia. Ex presidente di Greenpeace, appena al potere organizza incontri con i comitati e le associazioni ambientaliste: vuole risolvere il problema rifiuti alla giusta maniera, dice. Col tempo si scoprirà poi che era tutta una farsa per ottenere il placet dell'agguerrita e competente classe civile campana in modo da poter smaltire rifiuti nei cementifici di Caltagirone S.p.A., una holding quotata nella borsa di Milano il cui presidente è Francesco Gaetano Caltagirone, di Roma. Ganapini è tutt'ora sotto i riflettori per una vicenda uscita da poco allo scoperto e che vede egli stesso chiamare in causa i servizi segreti (napoletanissimi, ovviamente) come protagonisti degli sfaceli relativi alla crisi rifiuti.
- Daniele Fortini, di Firenze, amministratore delegato dell'Azienda Servizi Igiene Ambientale (ASIA) di Napoli - la società che si occupa della raccolta e smaltimento rifiuti in città. Fortini nella sua carriera annovera la presidenza di Federambiente, un consorzio che si tinge la faccia di verde ma che annovera al suo interno la maggioranza dei gestori di inceneritori italiani e per questo si è guadagnata l'appellativo di associazione degli inceneritoristi. La responsabilità di far partire o meno la raccolta differenziata a Napoli è tutta sua.
- Il generale Franco Giannini, di Pietrasanta in provincia di Lucca, braccio destro di Giovanni De Gennaro, calabrese, prima e di Guido Bertolaso, di Roma, poi, tutti e tre attualmente indagati e/o sotto processo a vari livelli, Giannini e Bertolaso proprio per problemi relativi allo smaltimento dei rifiuti. Tutti e tre sono a conoscenza ed hanno la disponibilità di impianti di compostaggio imballati ed impianti di CDR che a poco costo possono essere trasformati in impianti di TMB, risolutivi del problema rifiuti ora e per sempre (vedi "L'emergenza che non c'era" di Manuela Lasagna per RaiNews24).
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E ci rimugino da ore.
In realtà sono anni che ci rifletto, mesi che mi indigno, giorni interminabili passati a lottare, urlare, denunciare, convincere, manifestare, informare, piangere, scherzarci su per sdrammatizzare per poi ripiombare nella disperazione dalla quale ho imparato ad uscire in fretta per non dover ancor di più soffrire.
Ma sono ore che cerco di trovare la risposta giusta, le parole più consone, il modo migliore di... di comunicare! Farvi accorgere che in tutto questo tempo non avete capito un cazzo di chi siamo, noi Napoletani! Parlate di noi, studiateci, sfotteteci, insultateci pure, ma imparate anche ad ascoltarci!
Prima di aprire la bocca o dare sfogo alle dita per chiedere "dove sono i napoletani incazzati" vi siete mai posti il problema del se questi Napoletani incazzati esistono senza che voi lo sappiate? Vi domanderete, ora che lo sapete, perché prima non lo sapevate? E girerete la faccia dall'altra parte, o comincerete a trattarci da italiani pari vostri ed aiutarci ad affrontare i problemi che non sono causati sempre e solamente da noi stessi?
Le strade sporche sono uno sfacelo, i sacchetti sulle piazzole di servizio mi fanno schifo, le montagnelle di rifiuti speciali sono riprovevoli, ma non lo sono solo a Napoli, lo sono anche a Torino, eppure non avrei mai l'ardire di desumere da ciò che i torinesi son tutti od in gran parte cialtroni privi di senso civico.
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Il problema, se vogliamo limitarci a considerare i rifiuti, è ben più vasto e noi napoletani e campani in genere lo abbiamo capito da tanto tempo, ben prima di tutto il resto d'Italia. Giocoforza, se non altro.
Da napoletano, ringrazio Daniele Martinelli per continuare a parlare di Napoli, dei suoi problemi, del processo contro Bassolino e gli chiedo di non smettere mai di farlo... ma da napoletano, mi incazzo perché non riesco a capire, non capisco dove stia l'errore, di chi o cosa è la colpa se colpa vi è affatto del perché esista questa incomunicabilità, questa incomprensione di fondo che crea una barriera invisibile, una sorta di frontiera invalicabile che non consente di far incontrare chi Napoli la vive con chi invece la vede solamente.
Fabio Alemagna per Informare Per Resistere
PS:
Cerco di prevenire alcune possibili obiezioni alle quali non mi è riuscito di trovare un posto nel già prolisso testo da me faticosamente partorito.
- Sì, responsabile è anche Bassolino e la classe politica che ci siamo scelti noi campani. Voglio far presente, però, che non v'erano alternative. E faccio anche presente, però, che Bassolino è stato commissario all'emergenza rifiuti sotto il governo Berlusconi il quale ha assistito impassibile allo svolgersi degli eventi.
- No, non scuso affatto che ci siano napoletani che non paghino il parcheggio o che qualche commerciante possa pensare di avere l'usufrutto personale di un posto macchina che in realtà è pubblico.
- Se non fosse chiaro, l'intento di questo scritto non è di giustificare i mali di Napoli, ma è piuttosto una richiesta d'aiuto da parte di un napoletano che i mali di napoli li conosce benissimo e che fatica a trovare non napoletani che ne vogliano ascoltare le ragioni e siano disposti ad aiutare Napoli e l'Italia intera a risollevarsi da quella melma di cui Napoli non fa altro che essere l'amplificatore, ma che attanaglia l'intero nostro comune Paese.
PPS:
Ringrazio Ernesto Brando per aver stilato l'elenco dei "munnezzari di potere", da me rielaborato
||questo è il settantacinquesimo posting pubblicato in questo blog||
Wikio |
più si scava e più lo schifo viene a galla :-(
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