Questa mattina c'è silenzio, troppo silenzio, strano, non è un buon segno il giorno successivo ad un massacro.
Anche tra noi si parla il meno possibile di ciò che è accaduto.
Lo stato d'animo da ieri è comprensibilmente cambiato. Ci si stava quasi dimenticando di essere in zona di guerra quando è arrivata improvvisa la notizia della morte di 75 uomini, circa.
Nemmeno la conta dei cadaveri è precisa. Forse c'è qualche morto in più o in meno di quelli stimati, lo sapremo tra qualche giorno. Sul fronte bisogna aver pazienza per avere notizie precise.
I bollettini sono spesso contraddittori tra di loro, le varie fazioni danno cifre e descrivono i fatti in maniera differente.
E' cosa normale in guerra, sono diversi i punti di vista e le valutazioni, forse ora qualcuno starà anche festeggiando per la riuscita di una missione. Un successo, solo sulla carta dei rapporti però, perché qui nessuno sente di aver vinto. Nessuno sta meglio da ieri. Settantacinque famiglie stanno sicuramente piangendo, però.
Nel caos della guerra neppure l'identità degli artefici di questa situazione è chiara, i grandi capi si stanno rimpallando le responsabilità e accaparrando gli onori, come sempre.
Per non far torto a nessuno probabilmente il bollettino di guerra descriverà questo omicidio di massa come il frutto di una casualità. Ma noi che stiamo al fronte lo sappiamo che non esiste il fato, che la responsabilità è di chi ha preso la decisione, di chi ha impartito gli ordini, anche se adesso nessuno vuole ammetterlo. Gente ipocrita.
Sono sveglia e guardo il mare di Lampedusa, oggi è il 21 agosto 2009.
|||questo è il settantunesimo posting pubblicato in questo blog|||
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Oltre a ladri al potere, ora noi siamo anche assassini perchè leleggi fatte da chi ci rappresenta permettono questa vergogna. I miei vecchi mi hanno sempre insegnato, poveri ma onesti, come sono lontani quei tempi dall'Italia di oggi.
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