Le informazioni circa la pericolosità o meno dell'annunciata influenza suina si fanno sempre più contrastanti e questo, inevitabilmente, genera nella gente un maggior senso di smarrimento. Parlare di pandemia quando le morti accertate in seguito all'infezione sono numericamente inferiori ai morti dovuti alle conseguenze di un unghia incarnita sembra un esagerazione ma vorrei mettere a fuoco quali sono i reali motivi che mi spingono ad essere sempre più scettica nei riguardi della necessità della vaccinazione, ancor più se si intende allargata ad ogni cittadino senza fare distinzione nei riguardi di rischi o esposizione individuale.
Si sta ventilando la possibilità che venga vaccinata, non è ancora chiaro se in maniera coattiva o meno, indifferentemente tutta la cittadinanza, ovunque essa abiti e qualsiasi sia la reale possibilità di contagio.
Ad oggi il vaccino non è stato testato sugli esseri umani e non sono dunque garantiti gli effetti benefici o malevoli di questo che, non dimentichiamolo, è comunque un potente farmaco, doveroso aggiungere anche che non è neppure previsto l'esecuzione di tali test, almeno nel prossimo futuro. Questa anomalia farmaceutica e giuridica è stata permessa grazie al rilascio di un sospetto nulla osta da parte dell'Agenzia europea per i medicinali, prima volta nella storia della farmacologia moderna.
Un altro interrogativo si pone venendo a conoscenza del fatto che nel vaccino che sarà in distribuzione da noi si trova un principio attivo che svolge funzione di potenziamento della capacità infettività del virus dell'influenza, principio chimico fortemente sospettato di essere neurotossico se non addirittura concausa di casi di autismo infantile. Un paradosso insomma, sopratutto se messo in relazione alla spinta che si sta dando per incentivare la somministrazione a categorie ritenute “più sensibili” come gli infanti, le gravide e gli anziani.
L'ultima notizia che aumenta considerevolmente il livello di insicurezza del farmaco è rappresentata dal fatto che il governo statunitense ha emesso una disposizione secondo la quale le case farmaceutiche produttrici, la Big Pharma (la lobby farmaceutica americana), non potranno essere considerate responsabili di eventuali danni ed effetti collaterali, ivi incluso anche il decesso del paziente, dovuto all'inoculamento del vaccino.
Vorrei inoltre ricordare che a tutt'oggi non è stato ancora prodotto nessun medicamento per contrastare l'insorgenza dell'influenza suina che funzioni altrettanto bene come la vitamina D.
Insomma, anche a voler essere del tutto oggettivi, nulla di quanto detto fino ad oggi giustifica la sfrenata corsa alla vaccinazione che le campagne pubblicitarie stanno mettendo in atto.
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08/08/09
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Big Pharma non è una società farmaceutica, ma un nome collettivo per indicare tutte le aziende farmaceutiche con grossi proventi economici...
RispondiEliminaprecisino ;P ; per Big-Pharma solitamente si intende la lobby farmaceutica, spesse volte è sottointeso si tratti di quella americana
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