12/08/09






Dell'Utri: il fido collaboratore (seconda parte)

Nel periodo successivo all’allontanamento di Mangano da Arcore anche Dell’Utri interrompe il suo rapporto di collaborazione con Silvio Berlusconi, ufficialmente per difficoltà economiche affrontate dal cavaliere.
Alla fine del 1977, infatti, Marcello Dell’Utri lasciò l’incarico di segretario personale di Silvio Berlusconi ed iniziò a collaborare con l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda, in quegli anni al vertice del terzo gruppo immobiliare italiano, a seguito di un esplicita richiesta da parte di Cinà Gaetano che, a detta di Rapisarda, rappresentava gruppi di mafiosi.
Fa seguito l'assunzione dei fratelli Dell'Utri da parte di Rapisarda ed un conseguente rapporto di fiducia tant'è che, sorti i primi problemi giudiziari, Rapisarda si reca dapprima in Venezuela, paese dove non era facile essere estradati in Italia e poi a Parigi, dove aveva avuto contatti con Dell’Utri; dallo stesso Rapisarda e dalla sua segretaria, Grut Ivette, Bressani si viene a sapere che l’appartamento, occupato dal Rapisarda a Parigi, era stato tratto in locazione da Marcello Dell’Utri.
Nel periodo 1977-79 Dell’Utri ha inoltre “curato” gli interessi di Ciancimino.
Il pentito Siino riferisce che in quello stesso periodo Stefano Bontate venne chiamato per intervenire quando alcuni “calabresi” in rapporti con Cafari Vito, massone calabrese molto vicino ad ambienti della ’drangheta, volevano rapire Silvio Berlusconi o uno dei suoi familiari. Bontate, parlando con Siino, ebbe a commentare il fatto che i Pullarà (autorevoli esponenti della sua stessa famiglia mafiosa i quali, dopo la uccisione di Bontate, ebbero a subentrargli nella stessa posizione di vertice, essendo vicini ai corleonesi di Salvatore Riina) stavano vessando Berlusconi con esose richieste di denaro, indirettamente confermando le difficoltà incontrate dall’imprenditore milanese nel periodo in cui Dell’Utri non era al suo fianco.
Siino riferisce anche di un ultimo incontro con Marcello Dell’Utri avvenuto nei primi mesi del 1979 in un periodo successivo alla fine del suo rapporto con Rapisarda in cui Vitale gli chiese di intervenire sul famoso banchiere siciliano Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca. A questa richiesta Marcello Dell’Utri avrebbe risposto negativamente perché il Cuccia avversava tutto ciò che era siciliano, intendendo riferirsi con questa espressione essenzialmente a tutto ciò che era “mafioso”. A questo punto il Vitale avrebbe detto – davanti a Dell’Utri - che allora a Cuccia bisognava farla pagare, e dopo qualche tempo aveva organizzato un danneggiamento alla porta della sua abitazione milanese.
Relativamente alla nascita della FININVEST ed alla creazione delle holdings di Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi sono stati indagati in ordine al reato di concorso in riciclaggio continuato con Bontate Stefano, Teresi Girolamo ed altri ignoti, commesso in Palermo, Milano ed altrove dal 1980-1981 in poi. L’input alle indagini era stato fornito da alcune dichiarazioni rese da Rapisarda Filippo Alberto, il 5 maggio 1987, al giudice istruttore del Tribunale di Milano, aventi ad oggetto il reinvestimento di notevoli flussi di denaro di origine illecita nelle società del gruppo facente capo a Silvio Berlusconi. In quella occasione, il Rapisarda aveva riferito di avere incontrato, nel 1978 a Milano, il Bontate ed il Teresi e di avere appreso da quest’ultimo che stava per entrare in società con Silvio Berlusconi in una azienda televisiva per la quale occorrevano 10 miliardi. Nel 1980-1981, Marcello dell’Utri aveva chiesto ed ottenuto dal Bontate e dal Teresi un finanziamento di 20 miliardi da utilizzare per l’acquisto di “pacchetti-film”. Nel corso delle indagini erano state, anche, acquisite le dichiarazioni, aventi ad oggetto avvenuti contatti tra Dell’Utri, Bontate e Teresi in relazione alla nascita delle televisioni del gruppo FININVEST.
Si ritiene che molte delle holdings del gruppo FININVEST (ed in specie, la HOLDING ITALIANA SESTA, SETTIMA, OTTAVA, NOVA, DECIMA, UNDICESIMA, DODICESIMA, TREDICESIMA, QUATTORDICESIMA, QUINDICESIMA, SEDICESIMA, DICIASSETTESIMA, DICIOTTESIMA) erano state interessate ad un complesso iter di trasferimenti di quote della TRINACRIA TV, dalla PAR.MA.FID. s.p.a. alle suindicate holdings, per poi essere acquisite dalla società RETE 10 s.r.l.
In sede dibattimentale Rapisarda ha riferito di essere stato testimone oculare di un particolare episodio quando, entrato nell’ufficio di Marcello Dell’Utri (all’epoca suo collaboratore), aveva notato la presenza di Stefano Bontate e Girolamo Teresi attorno ad un tavolo su cui erano posate due sacche piene di soldi, mentre lo stesso Dell’Utri era impegnato in una conversazione telefonica con Silvio Berlusconi. Dalle indagini sembra risultare che Marcello Dell’Utri aveva manifestato la sua disponibilità a reinvestire notevoli somme di denaro di origine illecita con riferimento alla Fininvest, in un periodo compreso tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80. I consulenti dei P.M. evidenziano la scarsa trasparenza o l’anomalia di molte delle operazioni effettuate dal gruppo Fininvest negli anni 1975-1984. Nel corso dell’udienza del 26 novembre 2002, tenutasi nella sede istituzionale di Palazzo Chigi in Roma, l’on.le Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, sentito nella qualità di indagato in procedimento collegato per il reato di riciclaggio si è avvalso della facoltà di non rendere interrogatorio. L’on.le Berlusconi ha esercitato legittimamente un diritto riconosciuto dal codice di rito ma, ad avviso del Tribunale, si è lasciato sfuggire l’imperdibile occasione di fare personalmente, pubblicamente e definitivamente chiarezza sulla delicata tematica in esame, incidente sulla correttezza e trasparenza del suo precedente operato di imprenditore che solo lui, meglio di qualunque consulente o testimone e con ben altra autorevolezza e capacità di convincimento, avrebbe potuto illustrare. Invece, ha scelto il silenzio.
Un altro tema di prova affrontato dalle parti ha avuto ad oggetto gli investimenti immobiliari in Sardegna di Pippo Calò, capo della “famiglia” di Porta Nuova, dell’imprenditore Silvio Berlusconi e di Flavio Carboni, faccendiere in contatto sia con ambienti dell’“alta finanza” sia con quelli malavitosi della “banda della Magliana” e degli usurai ai quali ricorreva per finanziarsi. Le indagini portano a confermare i rapporti intercorsi tra indiscusse personalità mafiose, Dell'Utri e Berlusconi per quanto riguarda costruzioni in Costa Smeralda in Sardegna e per il rifacimento del centro storico di Palermo.

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2 commenti:

  1. e siamo comunque governati ancora da questo galantuomo ?
    questo ci meritiamo .

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  2. Certo che ce lo meritiamo, e il fatto che è stato eletto "democraticamente" dimostra che in fondo questa è la natura degli italiani; anzi peggio, perchè non abbiamo le palle nè per essere al loro posto, nè per prenderli tutti a pedate.

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