12/12/09
40 ANNI FA LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
12 dicembre 1969, Milano, alle 16:37 un boato segna l'inizio della stagione delle stragi e della strategia della tensione, da quel giorno di 40 anni fa l'Italia non è più la stessa.
Una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana, in pieno centro, provocando la morte di diciassette persone ed il ferimento di altre ottantotto.
Quel giorno, nelle previsioni degli assassini, dovevano scorrere fiumi di sangue. Erano infatti due le bombe piazzate a Milano e tre a Roma e solo per decisione del fato i morti si contarono solo in piazza Fontana.
Un altra bomba fu ritrovata inesplosa in piazza della Scala, sempre a Milano, presso la sede della Banca Commerciale Italiana mentre tre bombe esplosero a Roma: 16.55 nel sottopassaggio tra via Veneto e via San Basilio presso la Banca Nazionale del Lavoro, 17:20 davanti all'Altare della Patria e 17:30 all'ingresso del museo del Risorgimento, in piazza Venezia, diciassette in totale i feriti.
Le indagini vennero orientate subito inspiegabilmente solo verso gruppi estremisti di sinistra, in particolare nei confronti degli anarchici del circolo anarchico 22 marzo. Furono arrestati 6 suoi membri: Pietro Valpreda, Mario Michele Merlino, Emilio Borghese, Emilio Bagnoli, Roberto Gargamelli, Enrico Di Cola, subirono tutti un lungo periodo di detenzione prima di venire assolti.
La notte successiva alla strage la polizia fermò altri 84 sospetti, tra cui l'anarchico Giuseppe Pinelli. Il 15 dicembre, dopo tre giorni fitti di interrogatori presso la questura di Milano, Pinelli precipitò dal quarto piano e due ore dopo morì. Le circostanze precise della sua morte non sono mai state chiarite lasciando ampi dubbi che si possa esser trattato di un omicidio “di stato” messo in pratica per usare il suicidio come prova della sua colpevolezza.
Alla strage di piazza Fontana sono seguiti sette processi per identificarne il mandante, sono stati messi sul banco degli imputati prima estremisti di sinistra e poi di destra. Di sicuro ci furono solo le condanne verso esponenti dei servizi segreti per i depistaggi messi in atto. Nei fogli riportanti l'interrogatorio che le Brigate Rosse fecero ad Aldo Moro durante la prigionia si trova scritto che Moro indicò come probabili responsabili della strage rami deviati del SID (il servizio segreto) in combutta con estremisti neri.
Le vittime della bomba
Giovanni Arnoldi
Giulio China
Eugenio Corsini
Pietro Dendena
Carlo Gaiani
Calogero Galatioto
Carlo Garavaglia
Paolo Gerli
Vittorio Mocchi
Luigi Meloni
Mario Pasi
Carlo Perego
Oreste Sangalli
Angelo Scaglia
Carlo Silvia
Attilio Valè
Gerolamo Papetti
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