di Ferdinando Imposimato
La riforma prioritaria è l'assegno di disoccupazione previsto dall'art 38 Cost: “ assicurare ai lavoratori i mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria”. Esiste in tutti i paesi civili del mondo; non in Italia. La seconda priorità è la legge che tolga al premier il controllo di tutte le TV pubbliche e private. La terza è l'approvazione di una legge elettorale in cui sia restituito ai cittadini il voto di preferenza.
Il Paese non sente il bisogno delle altre riforme di cui parla il Corriere della Sera: per la maggioranza la riforma prioritaria è il legittimo impedimento. Per noi è una legge su misura per il premier per rallentare i processi a suo carico e consentire nel frattempo l'approvazione di un lodo Alfano bis. Bocciamo come antidemocratiche e antisolidali le altre riforme. E lo diciamo a quelli che possono essere indotti in errore dalla disinformazione. Secondo Aristotele “quelli che si danno pensiero della Costituzione devono procurare motivi di timore in modo che i cittadini stiano in guardia e non allentino la vigilanza intorno alla Costituzione” (Aristotele Politica. Laterza Bari 2000, 175). Per noi il senato federale (SF) e il premierato, che intaccano l'equilibrio tra i poteri e i diritti inviolabili dell'uomo. Nel silenzio della stampa, dobbiamo presagire che le riforme minacciate siano quelle annunciate dal Corsera del 22 giugno 2009, all'indomani dei ballottaggi. Obiettivi principali sono il senato federale (SF) e il rafforzamento dei poteri del premier. Su queste riforme sembrano d'accordo PDL PD e Lega. Il PD non può appoggiare queste riforme, ricordando la infausta riforma del titolo V della Costituzione del 2001, voluta dalle commissioni bicamerali di Ciriaco De Mita e Massimo D'Alema, ed attuata dal Governo di Giuliano Amato nel 2001, per ragioni elettoralistiche: la volontà di creare, attraverso le Regioni con una pletora di eletti regionali, nuovi centri di potere e di controllo delle risorse pubbliche dei fondi europei e nazionali.
La nostra Costituzione, varata da spiriti eletti come Aldo Moro, Piero Calamandrei , Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti, é finita, così, nelle mani di ignoranti e avventurieri, e rischia di subire un colpo mortale con la annunciata riforma federale che accentua la disgregazione derivata dalla riforma del titolo V: Noi ci opponiamo con tutte le nostre forze. Con il Presidente Ciampi dobbiamo riconoscere che la nascita delle Regioni fu una delusione perchè non diede vita al rinnovamento delle amministrazioni locali, ma a una “proliferazione burocratica, dispendiosa e dannosa per lo sviluppo di ogni regione”. Ed una crescita della corruzione e del crimine organizzato, che si sono impossessati di gran parte delle risorse destinate alle regioni del Sud.
Il Senato Federale (SF) sarebbe un istituto ibrido, al SF in certi campi sarebbero dati poteri di scelta più ampi di quelli della Camera. Oltre il potere di eleggere 4 membri della Corte Costituzionale, mentre alla Camera ne resterebbero solo 3 ( art 135 della Cost), (mentre oggi ne spettano cinque al Parlamento in seduta comune), in tal modo, con l'aumento dei giudici di nomina politica, la Corte Costituzionale non sarebbe il giudice imparziale delle leggi, ma diventerebbe un organo controllato dalla maggioranza al Governo.
Con il SF, al Senato spetterebbe un groviglio di competenze, tra cui un potere di veto sugli stessi principi fondamentali concernenti le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, (rapporti internazionali, tutela e sicurezza sul lavoro, istruzione, ricerca scientifica e tecnologica, tutela della salute, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, etc art 117 comma 3 Cost). Ciò nonostante l'attribuzione di Camera politica che si darebbe alla sola Camera dei deputati. Un guazzabuglio che porta alla paralisi del Parlamento ed alla disgregazione del Paese.
Occorrerebbe ripristinare il Titolo V artt 114-117 della Costituzione, aumentando le competenze esclusive dello Stato, in materia di tutela di salute, sicurezza e scuola che con la riforma del 2001 sono state affidate alla competenza concorrente delle Regioni: ricordiamo al Presidente Giorgio Napolitano ciò che disse il 25 novembre 2004 , al convegno promosso dagli ex parlamentari a proposito della riforma federale; egli, dopo avere definito "inaccettabile il dilatare in modo abnorme i poteri del primo ministro, secondo uno schema che non trova l'eguale in altri modelli costituzionali europei e lo sfuggire a ogni vincolo di pesi e contrappesi, di equilibri istituzionali e di regole da condividere ", concluse che bisognerebbe rivedere il titolo V in alcune parti “orripilante”." Oggi non c'è motivo per cambiare idea.
No alle riforme ad personam; si alla Costituzione del 1948.
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