11/12/09





LA DEPOSIZIONE DEI CAPO MAFIA AL PROCESSO DELL'UTRI



Si sono svolte oggi le attese deposizioni dei fratelli Graviano e del boss Cosimo Lo Nigro nell'ambito del processo d'appello a Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato in primo grado a nove anni di carcere.
Giuseppe e Filippo Graviano sono gli spietati boss del quartiere Brancaccio di Palermo degli anni novanta che, secondo i pentiti Antonino Giuffrè e Gaspare Spatuzza, intrattenevano stretti rapporti d'affari, e non solo, con Marcello Dell'Utri, Gianni Ienna e Silvio Berlusconi.
I boss sono potuti intervenire al dibattimento di Palermo tramite una videoconferenza che li ha collegati dal carcere dove scontano la pena detentiva in regime di 41 bis, presente in aula invece l'imputato Marcello Dell'Utri. L'udienza, presieduta dal giudice Claudio Dall'Acqua, ha avuto inizio alle ore 10.30

Inizia l'audizione di Filippo Graviano che acconsente di rispondere ai giudici. Afferma di conoscere Gaspare Spatuzza e di averlo incontrato ripetutamente anche da detenuto, nega però di aver mai parlato con lui di un eventuale collaborazione con la giustizia se non fosse arrivato “un chiaro messaggio” negando così l'ipotesi di aver mai avuto l'intenzione di rivalersi per presunti torti subiti o per promesse non mantenute da personaggi del mondo istituzionale. Graviano però cade in fallo quando afferma di non aver frequentato Giuseppe D'Agostino e Salvatore Spataro, per il primo afferma averlo visto solo il giorno del suo arresto e il secondo dice che tra loro era intercorsa solo una vaga conoscenza durante l'infanzia. Nei verbali redatti dai carabinieri il 27 gennaio 1994 riguardanti l'arresto dei fratelli Graviano però si dichiara che la cattura avvenne durante una cena presso il ristorante “Gigi il Cacciatore” di Milano in cui partecipavano Filippo Graviano, Giuseppe Graviano, Giuseppe D'Agostino e Salvatore Spataro. In ultimo Filippo Graviano risponde ad una domanda posta dal presidente della corte negando di conoscere Marcello Dell'Utri.

Giuseppe Graviano, al contrario del fratello, decide di non rispondere ai giudici: "Signor presidente - dice - per il momento non sono in grado di essere sottoposto ad interrogatorio per il mio stato di salute". L'avvocato della difesa dell'uomo insiste per voler leggere una missiva del boss in cui denuncia l'insofferenza al regime di detenzione dettato dal 41 bis ma si dichiara disponibile a rispondere alle domande se si prestasse attenzione a queste sue necessità. Il presidente Dall'Acqua nega l'autorizzazione alla lettura della lettera posticipando ad un secondo momento le valutazioni circa le richieste avanzate da Graviano.

Viene il turno del boss Cosimo Lo Nigro che accetta di deporre. Alla domanda del pg Antonino Gatto se sia mai stato a Campofelice di Roccella risponde: "Mai stato" smentendo anch'egli il pentito Spatuzza che invece all'udienza tenutasi a Torino il 4 dicembre aveva affermato che alla fine del 1993 lui Lo Nigro e Giuseppe Graviano si sarebbero incontrati a Campofelice di Roccella per pianificare l'attentato allo stadio Olimpico di Roma.

Nelle pause del dibattimento Dell'Utri, visibilmente provato, ha respinto con forza le accuse e ha anticipato che se non venisse assolto in questo processo di appello ricorrerà alla Cassazione. Il senatore, riferendosi a Filippo Graviano, si è detto meravigliato della dignità e moralità di quello che definisce “un pentimento vero” al contrario di Gaspare Spatuzza che, ricordiamo, durante la precedente udienza del dibattimento lo aveva indicato come referente politico, insieme a Silvio Berlusconi, di cosa nostra.
Un bel cambiamento per chi, non più di una settimana fa, dichiarava che le parole di un pentito non sono attendibili, ma in fondo i Graviano non hanno mai detto di essersi pentiti.
Curioso notare come quasi tutti i giornali riportino le notizie relative alla smentita di Spatuzza e tralascino di dire che le dichiarazioni di Filippo Graviano vengano smontate anche dai rapporti ufficiali delle forze dell'ordine.


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2 commenti:

  1. Già solo dar voce ad un mafioso significa essere in malafede conclamata. Figuriamoci a tre!!

    In cella di isolamento fino alla fine della pena e nessuno sconto; avrà modo di parlare con Dio alla fine di tutto. O con i suoi incubi-scheletri (41 + l'acido), se mai dovesse ritornargli un briciolo di coscienza.

    E i giudici a lavorare, che siamo il Paese peggiore al mondo nell'ambito della giustizia a 360 gradi

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  2. "Curioso notare come quasi tutti i giornali riportino le notizie relative alla smentita di Spatuzza e tralascino di dire che le dichiarazioni di Filippo Graviano vengano smontate anche dai rapporti ufficiali delle forze dell'ordine."

    infatti!!

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