23/01/10





CONDANNATI GLI AGUZZINI DELLA CASERMA RANIERO DI NAPOLI



Ieri presso la quinta sezione penale, collegio C, del Tribunale di Napoli, il presidente Clara Donzelli ha dato lettura della sentenza con cui si condannano per sequestro di persona, l’unico reato non ancora prescritto, alcuni ufficiali delle forze dell'ordine per le violenze avvenute alla Caserma Raniero a seguito del fermo di alcuni manifestanti in occasione del Global Forum del marzo 2001.

Nove anni ci sono voluti per determinare che anche nel nostro Paese non è lecito essere prelevati senza titolo da ospedali o dalle proprie case, venir trattenuti in una caserma senza che venga contestato alcun reato e senza che la magistratura ne venga informata, essere costretti a sopportare trattamenti disumani, violentati, picchiati, derisi ed insultati da chi si crede immune alla legge civile solo perché indossa una divisa.

85 persone tra donne e uomini, costituitisi parte civile nel processo, potranno quindi aver giustizia e assistere alla condanna della parte incivile del nostro Paese. Purtroppo in molti hanno potuto farla franca grazie alla prescrizione e tutto il processo potrà venir annullato se passerà la norma, retroattiva, sul processo breve. Si spera però che questa sentenza funzioni da monito per chi crede di poter essere al di sopra della legge.

Non per sensazionalismo ma solo per dare una misura delle violenze che sono state fatte all'interno della caserma Raniero vorrei elencarne alcune sapendo fin d'ora che questo elenco non è esaustivo e non può dare il senso dell'orrore che 85 giovani hanno dovuto subire.
Sono stati costretti a rimanere per ore in ginocchio, a denudarsi, subire perquisizioni umilianti, hanno sistematicamente ricevuto insulti, botte e calci in faccia, agli sventurati che avevano un piercing questo è stato strappato causando lacerazioni. Alcune volte si è passati dalla minaccia di violenza sessuale all'azione.

Non è il racconto di deportati d'altri tempi, questa è la cronaca contemporanea di quello che è successo a persone che si sono macchiate del reato di manifestare.


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